Isä
Come per “mamma” (vedi äiti) anche il papà finlandese, isä, si tiene alla larga dalla paterna occlusiva bilabiale P che delega alla generazione precedente (oltre a essere il “gran papà”, isoisä, il nonno è colloquialmente pappa) suggerendo il senso di una crasi tra le due figure genitoriali, una sorta di solido “äitisä” o “isäiti” che neanche una riforma del welfare potrebbe dividere.
Nonostante la patria sia ancora terra paterna (isänmaa) e isä a suo modo “un grande” (iso) per diritto etimologico prima ancora che genealogico, i papà finlandesi con le loro nove settimane di congedo di paternità, le ore passate al consultorio pediatrico mentre mamma è in viaggio d’affari a Francoforte e il parcheggio selvaggio di passeggini fuori dalle palestre di kickboxing sono felicemente e consapevolmente tra i più mammi d’Europa. Considerato che un isä ogni dieci ha almeno quattro figli si capisce perché, alla pausa caffè, per rompere il ghiaccio con un nuovo collega di lavoro la parola chiave sia “Pampers”.
Nessuno può negare che qualche traccia dell’antica società patriarcale sia sopravvissuta tra le pieghe dell’emancipazione familiare ma l’importante è che l’evoluzione dei costumi sia ispirata da principi di sobrietà: in Finlandia una parola come “papi” può eventualmente ricordare un austero pastore luterano (pappi) che, se capita, è a sua volta un isä o un isoisä ma giammai un attempato, licenzioso ex primo ministro. (m.g.)