In questo periodo di pandemie mediatiche e virali, noi frontalieri siamo esposti a situazioni che fanno riflettere. La Finlandia, infatti, ci tiene ancora ufficialmente in quarantena perenne, colpevoli di avere un lavoro nel quartiere occidentale di Tornio, chiamato fino al 1819 Haaparanta, in quanto la riva del fiume era costellata di pioppi. Tale quartiere ha oggi il nome di Haparanda, fa comune ed appartiene alla Svezia. Si trova quindi oltre il confine della razionalità. Poco importa se a Haparanda i contagi da CoViD-19 sono un decimo di quelli di Tornio: noi siamo untori, e meritiamo la punizione.
La Svezia è stata a lungo dibattuta nel corso della pandemia. Il confine che ci separa dall’altro lato della città ci è stato chiuso, mandandoci dei tipi dall’accento careliano con le uniformi del Rajavartio e i capelli rasati a zero: per loro al di là del confine c’è ancora il nemico, il diverso, l’invasore. Che ne sanno, poveretti, del fatto che i paesi sulle due rive del Tornio hanno gli stessi, meravigliosi nomi derivati in parte dal Meänkieli, il finlandese di questa parte di Svezia dimenticata anche dal Covid-19? Vojakkala, Kukkolankoski, Liakka, Karunki, Matkakoski, Vuentokoski, Matarenki sono tutti ridenti borghi, molti dotati di splendide chiese, che si trovano su entrambi i lati del nostro meraviglioso fiume. Che, come detto mille volte, qui fa più da trait-d’union che da divisorio: un po’ perché è ghiacciato quattro o cinque mesi all’anno, e quindi attraversabile a piedi o in motoslitta; e un po’ perché la cultura è quasi la stessa su ambo le rive: né Svezia né Finlandia, qui siamo in Tornionlaakso.
Lo abbiamo odiato, il Covid, perché ci ha separato dal lavoro, dalla famiglia, dagli affetti. Il confine più aperto del mondo è apparso a tratti quasi insormontabile (anche se, per dire la verità, io sono sempre riuscito ad attraversarlo). Essere a Haaparanta, cosa per noi normalissima e quasi noiosa, aveva un che di clandestino, di Ceuta e Melilla, di aver raggiunto un mondo diverso. Tutti noi conosciamo famiglie che sono state separate, bambini finlandesi che hanno dovuto smettere di andare nelle scuole svedesi (che non hanno mai chiuso, bontà loro), persone che non hanno potuto più raggiungere il luogo di lavoro o gestire la loro azienda con la piena mobilità a cui eravamo da sempre abituati e su cui abbiamo basato la nostra vita per generazioni.
Adesso sta riaprendo tutto (a proposito: vogliamo muoverci a dare una data certa di riapertura anche ai turisti, ministro Ohisalo?). E ripensando a questi ultimi tre difficilissimi mesi, mi sono convinto che noi frontalieri dovremmo ringraziarlo, questo virus a forma di arancia con i chiodi di garofano. Perché ci ha fatto scoprire la razionalità, quella che si trova subito al di là del famoso confine.
Vedete, perché di là non c’è solo la Svezia del testardo epidemiologo capo Anders Tegnell e dell’incolore primo ministro Stefan Löfven, che si ostinano a non chiudere un bel nulla e a lasciare che questo virus si propaghi e faccia il suo corso. Di là c’è uno stato che, senza fare granché, ha dato a tutto il mondo prima una grande lezione di democrazia, di cui abbiamo già parlato e poi una continua, strutturata e a tratti anche noiosa lezione di razionalità.
La multa al pensionato
Si è parlato parecchio di multe fatte in Italia ai vari runner e alle persone che passeggiavano con il cane. Se pensate che sia roba solo italiana vi sbagliate di grosso: a Tornio è toccato a un pensionato vedersi sanzionato di €370 per aver passato il confine di pochi metri. Nella zona in cui si era recato (Uitonranta) il confine corre vicinissimo al centro città, e sul fiume ghiacciato non è presente nessun cartello che indica la Svezia. Ignoranza legit non excusat, siamo tutti d’accordo, ma in questo caso un occhio si poteva e si doveva chiudere.
Tutto questo ovviamente accade mentre il numero dei contagi a Haparanda è inferiore a quello di Tornio.
Confini chiusi e ferrovie internazionali (quasi) veloci
Una settimana dopo la sua visita a sorpresa a Tornio, in cui nel ruolo di Ministro dell’Interno ha infamato noi frontalieri dicendo che non è buona cosa attraversare il confine, Maria Ohisalo, stavolta in qualità non di Ministro dell’Interno ma di portavoce del partito dei Verdi, ha annunciato che il governo, finalmente, smuoverà il cantiere più fermo della storia della Finlandia, quello che dovrebbe elettrificare la ferrovia che collega Kemi a Haparanda via Tornio, nel tratto da Laurila verso ovest. Questo lavoro implicherà la distruzione e ricostruzione di alcuni ponti, tra cui quello storico sul Tornio, e quando sarà finito consentirà di andare da Oulu a Stoccolma via treno con un solo cambio, percorrendo 1300 km lungo il Golfo di Botnia. Rimane il piccolo problema del limite di velocità, che in Finlandia sarà di 140 km/h contro i 250 svedesi della ferrovia già finita. E quello un po’ più sostanzioso del Väylävirasto, l’agenzia governativa dei trasporti, che ha classificato la fattibilità del progetto dal punto di vista economico con un confortante zero.
Del resto non si può avere tutto, nella terra delle mille contraddizioni. Al di là del confine, dove regna la razionalità, non si perdono in valutazioni economiche, e hanno deciso di partire nel 2021 con un collegamento superveloce da Haparanda a Luleå, che molti prevedono darà il colpo di grazia finale al già comatoso aeroporto di Kemi-Tornio, che Norra e Finnair hanno appena deciso di abbandonare almeno fino a fine anno. L’indignazione espressa sui social dalla torniese Kulmuni (fresca di dimissioni) si è infranta pesantemente contro il muro della realtà, e l’aeroporto è attualmente chiuso fino a data da destinarsi.
Danesi in coda
Ma vorrei dare un messaggio di speranza a chi sta in Finlandia: non è solo il nostro confine che separa l’isteria dalla razionalità. A sud fanno forse anche di peggio. Infatti la Danimarca potrebbe essere riuscita nell’invidiabile impresa di far sembrare le politiche di confine finlandesi stabili e sensate. La prima ministra Frederiksen, al manifestarsi della pandemia, ha infatti chiuso i confini a tutti i non residenti, in barba a tutti gli accordi europei. Ma anche lì c’era il problema dei frontalieri, la maggioranza dei quali, al contrario che qui, abitano in Svezia e vanno al lavoro in Danimarca. Il confine quindi è stato chiuso, ma non ai frontalieri che non potessero lavorare da remoto, e neanche ai danesi, che hanno continuato ad andare in Svezia a fare la spesa, perché costa meno. (Qui le istruzioni sugli spostamenti in e out)
Ma il bello ha ancora da venire. Il 25 maggio, a seguito delle politiche di riapertura, il confine è stato riaperto a tutti i cittadini e i residenti di Germania, Svezia, Islanda, Norvegia e Finlandia, che abbiano un buon motivo per entrare. Per buon motivo si intende un lavoro, una seconda casa, parenti fino al secondo grado e amanti. A quel punto però bisogna capire cosa si intende per amante: ci vengono in aiuto le FAQ della Polizia danese: il solo leggerle induce a tirarsi qualche schiaffo per capire se siamo vittime di allucinazioni. I solerti ufficiali definiscono amante (sweetheart) una persona con cui si è avuta una relazione duratura, con frequentazioni personali, normalmente di durata di almeno sei mesi (sic!). Le relazioni basate solo su messaggi scritti e telefonate non costituiscono un valido motivo per entrare in Danimarca. Tempi duri per voi che raccattate “tromboamici” su Tinder: la buona vecchia Svezia in questo periodo è l’unico terreno in cui potete far sfogare i vostri picchi ormonali.
Per provare la relazione la polizia potrebbe chiedervi di far vedere messaggi di testo, email, foto, e comunque il nome e l’indirizzo del vostro sweetheart. Non si capisce se mostrare loro foto pornografiche costituirà una buona ragione per mostrare il disco verde.
Al momento il confine è ancora chiuso ai turisti svedesi, ma ovviamente non a quelli danesi, che possono andare in Svezia senza problemi per le loro vacanze, tanto il virus, come hanno detto i famosi virologi Bupalco e Lorioni, contagia solo gli svedesi. È dello scorso fine settimana il record di coda di rientro sul ponte dell’Øresund (7 km a tratti), a riprova del fatto che la stupidità umana non può essere eliminata costruendo un ponte, per quanto bello e funzionale.
Tutto questo ovviamente accade mentre il numero dei contagi a Malmö è di gran lunga inferiore a quello di Copenaghen.
Sono proprio pazzi questi svedesi! Meglio stare alla larga dal confine della razionalità, si rischierebbe di essere presi sul serio.
E sul confine ovest che si dice? Forse sarà la pragmatica e ricca Norvegia a darci qualche barlume di raziocinio? Niente da fare. Aveva cominciato bene Camilla Stoltenberg, epidemiologo capo (e sorella del più famoso Jens Stoltenberg, ex primo ministro e ora segretario generale NATO). La dottoressa, che guida il Folkehelinstituttet, l’agenzia statale per la salute pubblica, ha pubblicato un annuncio stampa mica da ridere, che diceva sostanzialmente che le chiusure adottate da quasi tutti i paesi, compresa la Norvegia, erano servite a ben poco dal punto di vista del controllo dell’epidemia.
Una bomba scientifica, che grazie alla Svezia appare oggi ad alcuni abbastanza inconfutabile, ma che ben pochi avevano osato innescare. La Stoltenberg era passata alle cronache locali già in marzo, quando aveva fatto notare che la decisione di chiudere era stata presa dai politici contro il suo parere Ma la vera sorpresa è stata un’intervista concessa dal primo ministro Erna Solberg in cui ammette di aver preso decisioni precipitose in un eccesso di prudenza, confessando, nel giorno dell’annuncio riapertura graduale della Norvegia, che tornando indietro avrebbe scelto il modello svedese.
Evviva, un paese che, seppur in ritardo e con alcune grosse incongruenze, ammette che forse non era il caso di chiudere il mondo seppellendo secoli di conquiste sui diritti umani per una malattia respiratoria che a parere di alcuni, me per primo, è a bassa mortalità! Ora si comporteranno di conseguenza, no? Neanche per sogno: un paio di giorni dopo la stessa Solberg annuncia la riapertura dei confini, ma solo verso la Danimarca: in Svezia il virus è troppo diffuso per consentire la libera circolazione. E ammonisce i sudditi di Sua Maestà Harald V: se lo fate non dormite a Copenaghen o Fredriksberg.
Ci avevamo sperato parecchio, care Solberg, Frederiksen, Kulmuni, Ohisalo. Ma siamo tornati con i piedi per terra: non ci resta altro che passare il confine se vogliamo trovare un po’ di razionalità. Sempre che ce lo permettiate, beninteso.
Sulla questione dei diritti fondamentali e sui punti di vista a confronto su confini oggi meno immateriali ri riflette molto sui media finlandesi: l’ultimo si può leggerlo qui.
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