In questo periodo di pandemie mediatiche e virali, qui al confine tra le due Lapponie (svedese e finlandese) stiamo assistendo alla logica conseguenza di mesi di errori. Il confine tra Svezia e Finlandia, creato da due re ubriachi (dice qualcuno) durante la pace di Hamina del 1819, ed aperto nel 1957 a seguito del trattato firmato dal presidente Kekkonen, è tornato ad essere parzialmente chiuso a causa del Covid-19. O meglio, a causa della scarsa lungimiranza dei politici finlandesi, che quando pensano alla Svezia pensano a Stoccolma e Malmö, e non alla tranquilla cittadina di Haaparanta, situata 1050 km più a nord. Quì ci sono stati 7 contagi, contro i 57 di Tornio, e nessun caso grave. Capirete che dopo quattro mesi di separazione forzata tra quelli che sono due lati della stessa città, e di quarantena che tuttora viene consigliata a chi si reca in Svezia, a qualcuno possono saltare i nervi.
Bene, è appena successo.
È di stamattina la notizia di un attentato dinamitardo in una zona residenziale di Tornio, a Pudas. A mezzanotte e cinquanta è esplosa una bomba che qualcuno aveva piazzato sotto un’auto a noleggio, utilizzata dalle guardie di frontiera come apprendiamo dai media.
Mentre la polizia porta avanti le sue chilometriche indagini, la butto là: qualche psicolabile ha perso la testa a causa del confine chiuso e delle restrizioni recenti, e si è sfogato così. Meno male che non è andata peggio.
Esprimo qui tutta la solidarietà mia e della Rondine alle guardie di frontiera (i Rajavartiolaiset), che in maggioranza sono bravi guaglioni. Buttati lì da luoghi tipo Salla e Raja-Joseeppi da un giorno all’altro, a gestire un confine che ai più risulta assolutamente incomprensibile, vanno scusati se ogni tanto, abituati ai russi, hanno esagerato. Spero che i responsabili vengano identificati velocemente e assicurati alla giustizia.
Ma ormai la discussione politica non può più essere evitata. Il 99% di chi passa il confine in Val di Tornio si reca in zone altrettanto sicure di un paese, la Svezia, che ormai ha un livello di nuovi contagi piuttosto basso, nonostante abbia deciso di non restringere le libertà individuali.
Quindi, care Ministre di Finlandia, diciamolo chiaro: abbiamo scherzato, ma ora basta. Apriamo subito questo confine e ridiamo alla vita di questo luogo, che una volta era dimenticato dai più, una parvenza di normalità. Non ne possiamo più di dover mostrare il passaporto per andare a trovare amici e parenti, che a loro volta non possono venire a trovare noi. Non ne possiamo più di vedere i genitori dei compagni di scuola dei nostri figli che proibiscono ai loro figli di giocare con i nostri solo perché andiamo a lavorare in Svezia. Non ne possiamo più di tornare a casa di corsa perché ci siamo dimenticati il documento per andare al lavoro. Non ne possiamo più di venire in Finlandia con una targa svedese e di essere subito guardati di traverso, quasi fossimo untori.
E, con tutta l’empatia del caso, non ne possiamo più di vedere le auto e gli elicotteri dei Rajavartiolaiset che girano per la zona, quasi fossimo al checkpoint Charlie de noantri. Questi ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro in condizioni per loro non certo facili. Adesso devono essere rispediti a casa, senza se e senza ma.
Ne va della loro e della nostra salute, mentale e fisica.
(Per le immagini pubblicate, siamo pronti a far fronte alle richieste dei diritti.)