I controlli di confine interni in area Schengen sono illegali? I dubbi del frontaliero

Una libera riflessione sui rischi di restrizioni che non tutti accettano

In questo periodo di pandemie mediatiche e virali, una delle misure che hanno fatto più discutere (e sicuramente quella che più di tutte ha contribuito ad affossare completamente tutto il settore turistico e dei trasporti internazionali) è stata la reintroduzione dei controlli ai confini interni, cioè quelli tra paesi che hanno sottoscritto l’accordo di Schengen. Questo accordo disciplina la gestione dei confini a livello europeo, e dice in particolare che:

“i paesi sottoscrittori hanno la facoltà di determinare reintroduzione dei controlli ai confini interni nel caso in cui ci sia una minaccia seria alla salute pubblica o alla sicurezza interna. La reintroduzione dei controlli sui confini interni deve rimanere un’eccezione e deve rispettare il principio di proporzionalità. L’ambito e la durata di tali restrizioni sono limitati e dovrebbero essere ristretti al minimo indispensabile per rispondere alla minaccia in questione.”

(The Schengen Borders Code provides Member States with the capability of temporarily reintroducing border control at the internal borders in the event that a serious threat to public policy or internal security has been established. The reintroduction of border control at the internal borders must remain an exception and must respect the principle of proportionality. The scope and duration of such a temporary reintroduction of border control at the internal borders is limited in time and should be restricted to the bare minimum needed to respond to the threat in question. Reintroducing border control at the internal border should only ever be used as a measure of last resort.)

Tra i paesi nordici, tutti fuorché la Svezia hanno reintrodotto i controlli interni. In realtà anche la Svezia ha ottenuto dalla UE la possibilità di attivarli, per non meglio specificate minacce terroristiche, ma in pratica non lo ha mai fatto. Studiando bene il sito della Commissione Europea conviene andare a vedere i Current Temporarily Reintroduced Border Controls

Leggendone il testo, scopriamo che le reintroduzioni dei controlli interni di confine autorizzate dalla Commissione per il Covid sono valide solo per Danimarca e Finlandia (quest’ultima, fino all’8 settembre). Gli altri paesi, compresa la Norvegia, non hanno al momento una autorizzazione a tenere in piedi i controlli di confine interno, se non per motivi generici legati all’aumento della minaccia terroristica.

Questi dati mi fanno sospettare che la pandemia, nello stato in cui si trova oggi, non crei una minaccia alla salute pubblica o alla sicurezza interna, e che il controllo di confine interno dovrebbe essere abolito immediatamente da parte di tutti i paesi, consentendo al turismo e ai viaggi di lavoro di riprendere normalmente. Che i viaggi non costituiscono un pericolo lo dimostra, a mio parere, la Svezia, che ha tenuto i confini interni sempre aperti e non ha avuto conseguenze particolari in termini di sicurezza nazionale. Anche se lo stesso non può dirsi dal punto di vista del numero dei contagi.

Naturalmente la terminologia è vaga, quindi i fautori del lockdown a tutti i costi  avranno sicuramente da obiettare sul significato di “minaccia seria” o “proporzionalità”. Io sostengo che imporre quarantena a chi è sano e proviene da un paese dove ci sono stati quaranta contagi per ogni cinque milioni di abitanti nelle ultime due settimane non è proporzionato alla minaccia apportata, di entità trascurabile. Da parte mia spero che la Commissione Europea cambi parere in merito alle misure restrittive agli ingressi senza un valido motivo.

(Foto del titolo da newtimes.com. Per le immagini riprodotte, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)