Memorie d’agosto: lo “spirito di Helsinki” compie 45 anni

A partire dal 17 novembre 1969, in pieno clima di guerra fredda tra il blocco occidentale e quello allora guidato dall’Unione Sovietica, a Helsinki ebbe luogo la prima fase del negoziato SALT I, ovvero il negoziato sulla limitazione delle armi strategiche, che ebbe due fasi, la prima delle quale fu appunto ospitata nella capitale finlandese e produsse il Trattato sui Missili Antibalistici.

Tuttavia Helsinki diventò famosa in tutto il mondo mondo nel periodo tra il 1972 ed il 1975 quando le varie fasi della Conferenza sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa, CSCE, portarono alla firma del cosiddetto Atto Finale di Helsinki, il 1° agosto 1975, evento che pose le basi per un avvio della distensione tra i bue blocchi contrapposti, e che vide la partecipazione di 33 Stati oltre ad USA ed URSS. Il documento finale di Helsinki, sottoscritto nel Palazzo Finlandia di Alvar Aalto, può essere considerato come uno degli strumenti più significativi del dialogo internazionale.

In quell’occasione tutti i 35 paesi firmatari arrivarono ad un accordo su un fatto fondamentale, ovvero che la pace non è sicura quando le armi tacciono; piuttosto la pace è il risultato della cooperazione degli individui da una parte e delle società stesse dall’altra. I famosi “dieci principi” che aprono il documento finale di Helsinki costituiscono la base sulla quale i popoli d’Europa, che sono stati per anni vittime di guerre e divisioni, esprimevano il desiderio di consolidare e preservare la pace, in modo tale da permettere alle generazioni future di vivere in armonia e in sicurezza.

Fu, questo, definito lo ‘spirito di Helsinki, e molti considerano quell’evento il seme che cancellò il comunismo nell’URSS, favorendo la nascita della moderna Russia. Ma se le ideologie nascono e muoiono, la necessità di promuovere il dialogo diretto fra coloro che posseggono armi che possono distruggere il nostro pianeta non viene mai meno, e dunque il ruolo di una città come Helsinki ridiventa attuale nel favorire lo scambio di idee e di proposte. Il carismatico Presidente finlandese Urho Kekkonen, fu l’artefice infaticabile della riunione finale di Helsinki nel 1975.

Moro e Kekkonen a colloquio. Fa da interprete l’indimenticato italianista Giorgio Colussi.

Ero, in quell’anno, giovane laureando in Diritto Internazionale con una tesi di laurea connessa alla CSCE e mi trovavo a Helsinki con una borsa di studio. Ebbi la fortuna di essere accreditato e di poter assistere a quell’evento di grande portata per il destino dell’Europa, ma anche dell’umanità. Ed ebbi quindi l’occasione di vedere il presidente del Consiglio italiano Aldo Moro firmare l’Atto Finale.

Della delegazione faceva parte anche un grande testimone e tessitore per l’Italia di quella Conferenza, l’ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris, personalità di grande cultura e di profonda esperienza diplomatica. E firmando Moro nell’agosto 1975 l’Atto Finale della Conferenza di Helsinki, sia come presidente del Consiglio italiano sia come presidente di turno dell’allora Comunità europea, gli fu da qualcuno contestato che era illusorio sottoscrivere un documento così innovativo mentre da parte del presidente sovietico Leonid Breznev si affermava il permanere della “sovranità limitata” degli Stati amici dell’Urss.

(Photo by TASS via Getty Images)

Moro replicò profetico: “Il signor Breznev passerà e il seme che tutti insieme abbiamo gettato darà i suoi frutti”.

A 45 ani da quel torrido, per Helsinki, primo agosto (ben 30  gradi!), alcuni organismi internazionali e alcuni governi hanno ricordato quell’evento i cui protagonisti principali, capi di Stato o di governo, non sono più tra noi, a eccezione del presidente francese Valery Giscard d’Estaing, ma molti presenti nel Palazzo Finlandia quel giorno, tra cui chi scrive, hanno un ricordo ben vivo della rilevanza storica dell’avvenimento.

OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa, nata come emanazione dei seguiti della CSCE, in una nota della sua Assemblea Parlamentare ha dichiarato: “Quarantacinque anni fa, i leader di Est ed Ovest si riunirono per adottare un documento audace, sia per ambizione che per ambito di applicazione, che rimane visionario fino ad oggi. L’Atto Finale di Helsinki pose le basi per la pace europea, garantita da un sistema multilaterale collaborativo basato su valori e impegni condivisi. Per generazioni di nostri cittadini, che vivono da Vancouver a Vladivostok, la nostra ricerca di sicurezza e cooperazione ha anche tracciato un percorso verso il pieno rispetto dei loro diritti umani e delle libertà fondamentali. Dal 1975, sono stati compiuti progressi significativi in ​​tutta la regione dell’OSCE, ma i principi dell’Atto Finale di Helsinki continuano a essere violati e, per molti dei nostri, oltre un miliardo, di cittadini, la sicurezza globale rimane un sogno lontano.  Molto spiacevolmente, ciò che oggi manca è lo spirito originale di cooperazione e volontà di scendere a compromessi, entrambi i quali condizionano la realizzazione di un’Europa intera, libera e in pace. Come attuali ed ex presidenti dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE, siamo estremamente preoccupati per l’attuale stato dell’OSCE. Mentre celebriamo questo importante anniversario, ribadiamo inviti a tutti i governi degli Stati partecipanti all’OSCE a ripristinare urgentemente il rispetto dei principi di Helsinki, attuare i propri impegni OSCE ed affrontare le fratture del dialogo internazionale, che ha fatto precipitare la nostra organizzazione nella sua ultima crisi istituzionale. Oggi deve anche esserci un’opportunità per rafforzare la cooperazione e il dialogo in materia di sicurezza in Europa. Insieme a tutti i parlamentari dell’OSCE, ci impegniamo a incoraggiare discussioni di alto livello sull’OSCE ed a sostenere il suo lavoro cruciale, in modo che insieme possiamo un giorno finalmente essere all’altezza delle promesse di Helsinki”.

A sua volta, il Presidente in esercizio dell’OSCE, l’albanese Edi Rama, ha invitato a “trovare ispirazione in questo anniversario, per andare avanti con rinnovata determinazione”, osservando che la fiducia può essere costruita solo attraverso un dialogo aperto e franco, e ciò richiede sostenuti sforzi, pazienza e perseveranza, concludendo che “Sono convinto che la piattaforma inclusiva dell’OSCE per il dialogo e l’azione comune lo rende un forum cruciale e duraturo per l’impegno”.

(Foto Lauri Heikkinen)

Lo “spirito di Helsinki” come storicamente è definito quel passaggio della storia d’Europa e del mondo, nonostante affievolimenti, guerre, pandemie e tensioni internazionali, bisogna sperare che continui a vivere e a ispirare.

Testo dell’Atto Finale di Helsinki: https://www.osce.org/files/f/documents/a/c/39504.pdf

Gianfranco Nitti
Giornalista e membro italiano dell'Associazione della Stampa Estera, visita regolarmente la Finlandia, in particolare la Lapponia, di cui scrive da anni.