Rita Dahl, che canta ai salmerini

Rita Dahl (nata a Vantaa nel 1971) è scrittrice, giornalista e insegnante di finlandese per stranieri. Ha studiato scienze politiche e letteratura comparata all’università di Helsinki, giornalismo all’Università di Haaga-Helia e lingua portoghese all’Università di Lisbona. All’attività lirica in senso poetico unisce quella del canto operistico: è un soprano drammatico, con una lunga attività sulle scene. Ha interpretato, tra gli altri, il ruolo di Marcellina nelle Nozze di Figaro al Weimar Opera Studio nel 2015. Di questa sua attività dice: “Per me cantare è una passione, significa respirare, un modo per esprimere i miei sentimenti, che spero di trasmetere a chi ascolta”.

In poesia, debutta con la raccolta Kun luulet olevasi yksin (Quando pensi di esser solo, 2004), alla quale hanno fatto seguito Aforismien aika (Tempo di aforismi, 2007), Elämää Lagoksessa (Vita in Lagos, 2008), Aiheita van Goghin korvasta (Motivi sull’orecchio di van Gogh, 2009), Bel cantoja nieriöille (Arie per salmerini, 2010) , Liikennevaloja eksyneille (Semafori per i dispersi, 2015) e Muotokuvia (Ritratti, 2017).

È anche autrice di libri di viaggio su Portogallo, Brasile, Messico meridionale, Cipro e Capo Verde, saggistica, narrativa, prosa e prosa breve. Le sue poesie sono state tradotte in 18 lingue e pubblicate in numerose antologie internazionali (in Italia i testi della Dahl sono presenti nell’antologia Il limite della neve). Importante è la sua attività di traduzione di poeti portoghesi (ad es. Alberto Pimenta e José Luís Peixoto) e americani (Tao Lin, Eric Baus, Dorothea Lasky, CA Conrad, etc). Al momento lavora ad un’antologia di poesia galiziana in finlandese.

Intervista a Rita Dahl

Definisci la tua poetica in modo programmatico?

No: la programmaticità porta sempre a problemi e a un’arte incompleta e non sostenibile. L’arte dovrebbe basarsi sull’idea della multistratificazione del mondo e di varie realtà, e propagare solo l’idea di libertà e il tentativo di capire il mondo e le realtà che ci circondano.

La mia poetica varia da libro a libro e ho cercato di mostrarne più sfaccettature possibili. Ho iniziato come poeta finlandese molto moderna, ho ereditato molto dall’immagine modernista finlandese degli anni Cinquanta e Sessanta ma nella mia seconda raccolta, ad esempio, ho provato la poesia flarf, in quel periodo piuttosto in voga nella poesia americana.  Allo stesso tempo, mi sono interessata all’aspetto teorico della lingua, scrivendo un saggio su poetica & politica (il linguaggio è sempre politico, ogni parola ha sfumature e motivazioni politiche: il linguaggio è ben lungi dall’essere innocente, porta con sé significati ben precisi). In Elämää Lagoksessa (Vita in Lagos, 2008), la forma usata è principalmente poesia in prosa, ma con molte diversificazioni: collages, narrazione lunga e flusso di coscienza che include lunghe poesie sul Lagos, testi aforistici su osservazioni quotidiane trasformate in una sorta di filosofia. Aiheita van Goghin korvasta (Motivi sull’orecchio di van Gogh, 2009) comprende poemi in prosa di viaggi (di tono impressionista) in Portogallo, lunghi poemi universali in prosa e testi dadaistici. Bel cantoja nieriöille (Arie per salmerini, 2010) è poesia romantica in molte forme: prosa poetica impressionista/simbolista di viaggi in Messico e Svezia, tanka/haiku, persino surrealismo e dadaismo. Liikennevaloja eksyneille (Semafori per i dispersi, 2015) è la mia opera più politica, e vi è anche dell’ironia rivolta al consumismo e al modo di vivere attuale. Ci sono molti collages, poemi in prosa e lunghe poesie aforistiche e poesie ‘battenti’ (per usare il termine di Saarikoski).

Cosa è importante per te nella poesia: l’emozione, il linguaggio, l’immagine…?

Penso che tutto vada di pari passo. Ma se penso a questi elementi, forse l’emozione è più presente soprattutto nel mio primo libro Kun luulet olevasi yksin (Quando pensi di esser solo, 2004). Nelle mie opere più recenti mi sembra di propendere più verso la cosiddetta ‘poesia di pensiero’, che in Finlandia si rifà alla tradizione cui dette avvio Pentti Saarikoski negli anni ’60. Naturalmente la mia poesia è anche visiva e basata sulle immagini. Ai poeti, me compresa, piacciono anche i giochi linguistici, e probabilmente sono presenti in ogni mia opera, oltre al resto.

Oltre alla poesia e alla prosa scrivi anche critiche letterarie e recensioni. Come definiresti il tuo rapporto poeta/critico?

Be’, direi solo che è pericoloso agire come critico e poeta allo stesso tempo. Come critico devo essere in grado di dire onestamente la mia opinione su un testo, ma questo a volte può portare a dei problemi. Non ho paura di dichiarare ad alta voce le mie opinioni, ma ho comunque scelto di concentrarmi solo su critiche e saggi di carattere filosofico oppure su libri di scienze sociali ai quali io stessa sono particolarmente interessata per approfondire le mie conoscenze.  In effetti, però, è dal più di dieci anni che non scrivo recensioni di libri di poesia. Anche se ho iniziato a scrivere critiche già a 20 anni, non mi considero principalmente un critico. Analizzare l’arte e le cose è sempre stato molto naturale per me. Non mi guadagno da vivere scrivendo critiche, e quindi non mi considero un critico in senso pieno. Piuttosto una giornalista, che ha scritto di vari argomenti. E naturalmente mi guadagno da vivere anche come scrittrice e traduttrice. Vorrei aggiungere ancora che scrivere una critica è come decostruire un’opera d’arte. E questa decostruzione e il pensiero analitico dei propri media artistici è necessario anche per il processo creativo. È necessario riflettere sui principi della creazione per creare. Non c’è scrittura senza pensiero.  E lo studio continuo è importante; scrivere critiche è stato anche un modo di approfondire le mie capacità di lettura analitica della poesia.

Sei anche una cantante lirica. Qual è per te il rapporto tra musica e letteratura? 

La musica e la letteratura sono sempre state una parte essenziale di me da quando avevo 10-11 anni. Sono anche modi importanti per esprimermi. Nel frattempo, voglio anche fare arte e studiarla. Ad esempio, tornando al ruolo di critico,  assisto alle opere liriche per apprendere: come cantante ho bisogno di studiare continuamente le trame e i protagonisti dell’opera.

Quale pensi sia la relazione tra poesia e prosa, se ce n’è una?

Le relazioni sono sempre un po’ flessibili e fluide: la poesia può avvicinarsi alla prosa, a volte, e viceversa. Io preferisco spesso generi ibridi, soprattutto nella prosa e nei saggi. E a volte mescolare vari generi: poesia, saggistica, prosa, ecc. La poesia in prosa è poi un genere a sé, e io stessa ne ho scritta molta. Ma anche se formalmente la mia poesia è piuttosto prosaica, si basa sempre sulla logica poetica: immagini, ecc.

Tra i vari generi di cui ti occupi (poesia, prosa, teatro, critica, saggi) quale senti più vicino?

Ogni genere, nel momento in cui sto scrivendo, è quello che sento più vicino. Recentemente, quindi saggistica e poesie in traduzione. Bisogna fare sempre multitasking con molti progetti allo stesso tempo. Sulla traduzione aggiungo che il mio lavoro poetico è arricchito anche dal mio lavoro di traduttrice. Non rimanendo immune da influenze, le attingo consapevolmente e inconsciamente da tutto ciò che traduco.

Poesie scelte

Ho leccato il fusto di un salice ricavandone un flauto, dove erra Dio. I miei occhi sono pieni del presagio del diluvio, trafitti, e vi si muovono le macchine. Mi ritiro come una nuvola nel cielo silenzioso e nobile. Il sole è solo una macchia grigia, una coltre che scalda invano, sotto la quale muoiono le formiche.


C’è un desiderio in me

C’è un desiderio in me di notti senza notte, del giorno

che sorge alto, di molti soli in simultanea

salita, il desiderio di pioggia, che cade

come un velo. C’è un desiderio in me, ma

nessuna volontà, uso semplici strumenti, di martello e scalpello

il suono nella notte più buia. Come se martellando

provassi a raggiungere qualcosa, la notte che cala sulla parete

scura, le rune, forse un nome.


L’ultimo malinconico


In lui scorre bile nera, che lo rende una figura sinistra e cupa come la morte stessa, siede 

tutti i giorni al ristorante senza vedere nessuno, nient’altro che un quaderno di schizzi

le cui pagine 

le ha riempite di parole, note o immagini confuse, concentrato sulle sue note come un compagno di conversazione che non ha, tratteggia 

incessante sulla carta splendidi motivi sollevando di tanto il tanto lo sguardo verso la coppia

del tavolo accanto, 

bacia solo la carta, la carta, sa cosa si provi ad essere prigioniero ma libero, 

lui è nero, ma anche bianco, non è materia per le pareti del Louvre 

ma una creatura vivente, che cammina nel ristorante del Chiado, dà 

un po’ di spiccioli ad un tossicodipendente che passa perché qualche altra volta 

potrebbe essere lui, prova compassione per il ragazzo zigano 

che suona la fisarmonica sugli scalini del Glória e lascia cadere una moneta  

nel suo cappello che un cagnolino minuto tiene saldamente 

tra i denti, il movimento della penna sulla carta è talmente incessante

che se la penna potesse darle fuoco, le fiamme 

leccherebbero già i tetti, si aggira per gli stessi isolati 

giorno dopo giorno incrociando le stesse persone, potrebbe 

scegliere di fare altrimenti, ma non vuole, è  

soddisfatto della sua vita, rigirare le pietre 

in cerca dei segreti delle cavità, 

sa che il suo lavoro non è inutile

anche se non vive secondo 

il concetto di vita di queste

creature borghesi che passano davanti 

al ristorante dove si siede, 

passanti della cui 

invisibilità 

scrive 

giorno dopo giorno 

gli stessi versi 

senza ombra di conforto


Coimbra 

Formidabile, villosa Coimbra, cominci la giornata vietando la lettura del giornale, in quanto 

non è stato acquistato e gratis non si può nemmeno annusare il paradiso che 

la notte cela in sé. Coimbra, sei un krapfen oleoso, la cui farcia cola dagli angoli 

della bocca riempie, ma lascia una vaga sensazione di ansia, sei 

i fantastici enormi monumenti umani che dispensano giustizia di fronte l’università

ed edifici che si stagliano, sei le cappe nere 

e la statua di Dom Dinis davanti al rettorato e le sale per feste

solenni, i nodi manuelini scolpiti nella roccia e i poeti saldamente 

attaccati ai tuoi lombi rocciosi. Coimbra, sei l’orto botanico, sempre chiuso, 

alberi importati da altri luoghi i rami immobili al vento, come 

anche i tuoi edicolanti, Coimbra, sei le routine festive ripetute 

in camere da letto buie, fitte, intrusioni, ospiti a pagamento in una città 

a pagamento, sovra e sottodosaggio, la giusta via

che non troverò mai


Porta le tue dita davanti ai miei occhi

in modo che senta più chiaramente

cosa rende il suono della tua pelle

più formidabile di ogni altra cosa.

Testi poetici pubblicati

Kun luulet olevasi yksin. Helsinki: Loki-kirjat, 2004.  

Aforismien aika. Poesia, Nihil Interit, 2007.   

Elämää Lagoksessa. Helsinki: ntamo, 2008.  

Aiheita van Goghin korvasta. Ankkuri, 2009.  

Bel canto nieriöille. Kesuura, 2010/2. painos 2012.   

Liikennevaloja eksyneille. Kolera, 2015.  

Muotokuvia. Mediapinta, 2017.

Antonio Parente
Nato nel 1964, traduce testi letterari, prevalentemente poesia, dal finlandese, dal ceco e dall'inglese. Vincitore del premio nazionale per la traduzione letteraria del 2004 conferito dal Ministro della Cultura Finlandese.