L’Amazzonia in Finlandia?

Disboscamenti indiscriminati stanno mutando il paesaggio, anche quello umano

Sono un fotografo di Natura, per dirla meglio un paesaggista. Per molti anni in Finlandia ho potuto constatare come fosse possibile scattare immagini panoramiche con obiettivi grandangolari spinti senza avere la preoccupazione di ritrovarmi nell’inquadratura un palo della luce, una discarica, una costruzione abusiva, un’autostrada, decisamente una situazione ideale se confrontata con l’Italia.

Oggi, mi spiace dirlo, non è più così!

Ritornato per fotografare i colori dell’autunno nei luoghi della Finlandia meridionale di cui conosco ogni anfratto di bosco e ogni insenatura di lago, al posto della foresta che arrivava a lambire i confini della proprietà di famiglia, sulle rive di Valkjärvi, nel comune di Sammatti, c’è una devastazione di tipo amazzonico. Tutto è cambiato, stravolto. Quello che vedete nella foto d’apertura poco più di un anno fa era così:

Ho sempre saputo che in Finlandia un proprietario di terreni può disporre del suo bosco come meglio crede, ma non riesco ad immaginare, come invece mi viene da più parti confermato, che non ci siano limitazioni al suo agire. E mi fa specie, al di là della mia questione personale, perché si tratta di luoghi che, per il loro straordinario valore storico e culturale, dovrebbero avere dei vincoli paesaggisti. In questo caso stiamo parlando del comprensorio dove è nato e dove ha vissuto la sua infanzia Elias Lönnrot!

I finlandesi hanno da sempre fatto della difesa dell’ambiente una religione: per loro, che non hanno una storia di monumenti artistici paragonabile a quella dell’Europa centro-meridionale, le foreste sono sempre state le loro più imponenti cattedrali e gli alberi le colonne portanti dei loro templi! E come è possibile allora che si possano attuare devastazioni indiscriminate del paesaggio come quelle che oggi mi trovo a constatare?

La Finlandia è il Paese dove al mio primo arrivo tanti anni fa mi è stato insegnato quanto fosse importante il rispetto per il proprio vicino di casa e come questo rispetto fosse tutelato da una serie di accordi insiti nella cultura popolare e tramandati di generazione in generazione. La libertà di ognuno non può interferire con i diritti del vicino.

Questo è il motivo di quei taciti accordi tipo “non utilizzare una barca a motore su certi laghi”, “non tagliare l’erba del giardino di domenica”, “non accostarti troppo con la barca alla sauna del vicino”.

Al tempo stesso questo Paese ha difeso la libertà di girare nei boschi per raccogliere funghi e mirtilli grazie al Diritto di accesso nelle proprietà altrui non coltivate, col solo limite del rispetto della privacy dei residenti.

Ma non ci dovrebbe anche essere una tutela dal diritto di disboscamento indiscriminato, quando lede i diritti di quanti sono storicamente abituati ad ammirare un paesaggio ora irrimediabilmente devastato con i buldozer, e a maggior ragione quando, in aggiunta, comporta anche una caduta del valore delle proprietà dei vicini? Ecco la mia “strada nel bosco”, come è stata fino a pochi mesi fa, ed ecco ora l’ingresso che accoglie me e la mia famiglia quanto torniamo a casa:

Come è possibile che non ci siano delle normative adeguate in questo settore? Eppure tutti i finlandesi da me interpellati sono disgustati e scandalizzati ogniqualvolta si imbattono in questi campi dello sterminio, ma, scoraggiati e un po’ fatalisti, ribadiscono che niente si può fare perché “queste sono le regole”.

Ma non sarebbe il caso che nella Costituzione finlandese queste regole vengano cambiate e ne vengano introdotte di nuove a tutela del paesaggio, sulla scia dell’articolo 9 della Costituzione italiana?  Mi domando che ci stiano a fare i Verdi, originariamente ambientalisti, e che governano ora gran parte del Paese…

Io vivo buona parte dell’anno in Italia, un Paese dove ogni giorno leggo sul giornale di corruzione, di mafia, di gente che non ha cura del bene pubblico e per questo tanti anni fa ho individuato nella Finlandia una specie di Paradiso Terrestre dove a poco a poco trascorrervi un periodo sempre più lungo durante l’anno.

Giungla di cemento a Jätkäsaari

Ora, a prescindere dalla deforestazione selvaggia dei boschi finlandesi che io a lungo avevo definito “incontaminati”, mi accorgo che non c’è più misura in nessun settore, non c’è misura nella cementificazione di Helsinki, non c’è misura nei piccoli paesi dove sorgono come funghi mega centri commerciali grandi come quelli delle metropoli americane.

Come fotografo mi accorgo che lungo il confine con la Russia si moltiplicano le organizzazioni di fotosafari che attraggono in modo innaturale e con una dieta assurda a base di crocchette per cani frotte di orsi che arrivano oltre il confine orientale per farsi fotografare da ingenui turisti. E che dire di certi luoghi in Lapponia, come il Centro di Ruka, un tempo punto di partenza del famoso Tracciato dell’Orso, il Karhunkierros, un favoloso itinerario di trekking nella taiga selvaggia? Ora la collina di Ruka invece che di alberi è irta di alberghi, centri commerciali e pizzerie, il tutto per accedere a poche centinaia di metri a una modesta pista da sci!

Per me tutto questo risulta più inaspettato e quindi più doloroso delle notizie che apprendo quotidianamente in Italia.

Che ne sarebbe della Finlandia se la abitassero 60 milioni di abitanti? Una volta questa domanda la trovavo incongrua e perfino irritante. Oggi me la pongo seriamente.

In questi giorni, girando per la campagna, mi sono accorto di un movimento inusuale di animali: mamma alce con il piccolo mi ha tagliato la strada a pochi metri dalla macchina, a più riprese gruppi diversi di caprioli saltellavano nervosi nei campi arati. Sarà per il cambio di stagione o verosimilmente per lo stravolgimento del paesaggio dove abitualmente potevano rifugiarsi?

Di certo tante belle foreste che ho conosciuto, attraversato, amato non ci sono più, se non in qualche scatto dei miei libri fotografici. È triste, per uno che voleva continuare a fare il fotografo, ritrovarsi a fare l’archeologo.

(Tutte le foto del servizio sono di Franco Figàri)