La batosta del turismo

Sono appena usciti i dati sulle prestazioni del settore turistico incoming nel 2020, e come ci si poteva aspettare non sono rosei. Il fatturato del settore è infatti crollato del 42% rispetto al 2019, portandosi da 16,1 a 9,3 miliardi di euro, con una perdita di poco meno di 7 miliardi, ovvero quasi 3 punti di PIL finnico. Queste cifre quantificano la spesa totale dei viaggiatori (sia finlandesi sia stranieri) per attività di tipo turistico in Finlandia, e quindi non comprendono, ad esempio, le spese per viaggi all’estero fatti dai residenti in Finlandia.

Il dato non sorprende ma preoccupa gli operatori del settore, che oramai da un anno sono alle prese con una crisi che sembra non conoscere fine. Le impressionanti statistiche sono state ricavate da un gruppo di studio che ha coinvolto rappresentanti di varie istituzioni: il Ministero del Lavoro e dell’Industria (TEM), l’ufficio del turismo finlandese (Visit Finland), l’Agenzia Nazionale per la Statistica (Tilastokeskus) e le due più grandi lobby del settore, MaRa ry (Matkailu ja Ravintolapalvelut) e SMAL ry (Suomen Matkailuliitto).

Le restrizioni in vigore nell’anno 2020, e in particolare la prolungata chiusura dei confini anche ai paesi Schengen, che è costata alla Finlandia un recente richiamo ufficiale da parte della Commissione Europea, hanno influenzato negativamente soprattutto gli arrivi internazionali. La spesa dei turisti stranieri, infatti, è crollata del 67 %, pari a 3,3 miliardi di euro di diminuzione di fatturato (quasi un punto e mezzo di PIL). La spesa dei finlandesi, nello stesso periodo, è diminuita di 3,5 miliardi, pari al 32% del fatturato del 2019.

In parallelo, si è osservata una drastica diminuzione del fatturato anche per il cosiddetto turismo outgoing, ovvero quello relativo ai residenti in Finlandia che si spostano all’estero. La spesa totale effettuata in Finlandia per questo tipo di attività (che può consistere, ad esempio, nell’acquisto di voli o di pacchetti di viaggio presso agenzie finlandesi) è crollata da 2,7 miliardi di euro nel 2019 a 1 miliardo nel 2020, rappresentando una diminuzione del 73%, ancora più marcata di quella del turismo internazionale incoming.

La batosta portata al turismo dalle restrizioni sui viaggi internazionali può quindi essere stimata nell’ordine di 4-5 punti percentuali di PIL (la variazione del PIL finlandese nel 2020 è dell’ordine di 7 punti percentuali). Le destinazioni preferite dai finlandesi all’estero sono state Estonia, Svezia e Spagna, mentre in Finlandia le mete più gettonate sono state Uusimaa (la regione di Helsinki), Varsinais Suomi (Turku e il suo arcipelago), Pirkanmaa (Tampere) e la Lapponia, che, insieme alla stessa Uusimaa, risulta essere la regione più danneggiata dalla chiusura delle frontiere ai turisti stranieri.

Le conseguenze della chiusura forzata di un settore di servizi come quello della ristorazione e del turismo ha avuto pesanti ripercussioni anche sul livello di occupazione, che, sempre secondo Tilastokeskus, in Finlandia è sceso per la prima volta negli ultimi venti anni sotto al  livello simbolico del 70%. Il numero di disoccupati è salito all’8,7%, con una situazione particolarmente preoccupante in Lapponia, dove i disoccupati erano a fine gennaio circa 11690, un terzo in più rispetto a un anno fa.

Fonti: Tilastokeskus, MaRa ry, Lapin Kansa.

(Foto del titolo Finavia. Per le immagini, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)