Jouni Inkala e Antonio Parente: Per l’Ucraina

Jouni Inkala, figlio di un pastore luterano, nasce nel 1966 a Kemi, città nord-occidentale della Finlandia. È considerato uno dei “classici viventi” della poesia finlandese. Alla sua premiata raccolta d’esordio Tässä sen reuna (1992; Qui il suo limite) hanno fatto seguito altre undici raccolte. Le opere edite recentemente in Finlandia sono Nähty. Elämä (2017; Vista. La vita), e Tee kunniaa, tee kunniaa! (2019; Rendi onore, rendi onore!). Le poesie di Inkala sono state tradotte in venti lingue. In Italia i suoi testi sono apparsi su varie riviste e antologie, e nel 2017 è uscita, per i tipi Il ponte del sale, una selezione di testi tradotti, scelti dalla sua intera produzione, intitolata All’equinozio d’autunno.

Questa poesia, dedicata alla tragedia dell’Ucraina, ci parla della notte eterna che cala su un popolo, cioè su noi tutti. Appena una voce, ma è accanto alle tante che in Finlandia come nel resto del mondo tentano, con la poesia o la preghiera o la musica, di porre almeno qualche dubbio a quanti, anche in questo momento tragico, sono tentati di saltare sul carro dell’indulgenza. Un dialogo civile tra il poeta e il suo traduttore italiano, Antonio Parente.

Jouni Inkala: A sostegno dell’Ucraina

(testo originale qui)

Il cuore del dittatore

al suo fianco crocchi induriti

cerca di far calare la notte eterna sull’Ucraina

ma chi crederebbe appena una parola

di ciò che la cupa lingua mulina

come l’insolente verruca

tormenta la verità sepolta viva?

Quando l’oscurità penetra la pelle

la sputa negli occhi

perché il Timore del Signore gli è estraneo

familiare la conquista, lo stupro, la brutalità

le anime in riga per l’esecuzione.

L’invasore è causa di carestie

bombardamenti, spari

violazioni di bersagli civili

cadaveri insanguinati

lacrime, deportazioni, ieri come oggi.

Fornisci al male

l’adeguato retaggio

ufficiali corrotti che plaudono dall’inferno!

Sulla terra lo condannano

artisti, versi di poeti

scrittori, intellettuali

gli sguardi degli attori che fanno appello a tutti

e l’artiglieria dei timpani delle composizioni.

Antonio Parente: Negoziati

Una nuova indulgenza attende

i celebranti nella sala compiacente.

Le frasi bizantine ripetute

per sincerare la notte, anche senza assenso.

Più di prima le scarpe della storia

in marcia verso mete sbrecciate, imitando l’urogallo;

quel canto antico da soggiogare,

mentre le sirene quotidiane sfrecciano

verso rifiuti di incendi mai domati.

(Foto del titolo dal Museo della Grande guerra patriottica di Kiev. Per le immagini utilizzate siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)