I passi avanti sulla strada dell’adesione di Finlandia e Svezia alla NATO sono stati accolti molto bene al vertice di Madrid di mercoledì e diversi capi di stato hanno elogiato l’accordo raggiunto con la Turchia.
Da metà maggio, come è noto, la Turchia aveva minacciato di porre il veto alle richieste di adesione alla NATO di Svezia e Finlandia, a meno che i due Stati non rispettassero, tra l’altro, le richieste di respingere alcuni gruppi che Ankara considera terroristi.
Negli ultimi due mesi, i funzionari dei tre stati, nonché al quartier generale della NATO, hanno cercato di raggiungere un compromesso che consentisse a Erdoğan di rivendicare una vittoria diplomatica senza intaccare le leggi svedesi o finlandesi sui diritti umani.
L’accordo in 10 punti pubblicato martedì alla fine di un vertice della NATO a Madrid è stato quel compromesso.
Il testo afferma, ad esempio, che la Finlandia e la Svezia non daranno appoggio ai reparti curdi in Siria, al YPG (Ekîneyên Parastina Gel, Unità di Protezione Popolare), né ai sostenitori di Fethullah Gülen, accusati dal regime turco di aver tentato un colpo di stato in Turchia nel 2016.
Il documento, però, non è scritto in maniera chiarissima, qui e là restano zone abbastanza vaghe che consentono un’ampia gamma di interpretazioni.
Infatti, martedì l’Ufficio di Presidenza della Turchia l’ha interpretato come una conferma che i seguaci di Gülen sarebbero un’organizzazione terroristica. Il ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag ha commentato ai media turchi che adesso è ora di richiedere “l’estradizione dei terroristi in base a un nuovo accordo”.
Secondo il ministro, la Turchia intende chiedere l’estradizione di 12 persone dalla Finlandia e 21 persone dalla Svezia. Le persone da estradare appartengono al gruppo curdo del PKK o sono seguaci di Gülen. Finlandia e Svezia invece non considerano terroristi questi ultimi.
È questo il punto sensibile. Durante le trattative, il tema è stato spostato al quarto paragrafo del documento. Ma ha destato comunque polemiche, in Finlandia e Svezia, per la sua interpretazione in Turchia.
Gli avversari politici del presidente turco Erdoğan con sede in Svezia si sono affrettati a etichettare l’accordo come una svendita, che potrebbe rafforzare gli sforzi della Turchia per garantire l’estradizione degli attivisti per i diritti dei curdi e di altri oppositori.
“Questo è un giorno nero nella storia politica svedese”, ha affermato Amineh Kakabaveh, politica svedese di origine curda e impegnata da sempre nella difesa dei diritti del suo popolo. “Stiamo negoziando con un regime che non rispetta la libertà di espressione o i diritti delle minoranze”.
Vari i commenti sulle principali testate finlandesi: Helsingin Sanomat ha fatto fare un sondaggio il giorno prima dell’accordo che dava il 70% di finlandesi contrari a cedimenti alla Turchia, un 14% di favorevoli ed il restante di incerti. Per Iltalehti “i finlandesi sono totalmente contrari alle richieste della Turchia – non si piegano alle sue richieste”. Il sondaggio chiedeva “se la Finlandia debba cambiare la propria legislazione o rinunciare ad alcuni dei suoi principi per soddisfare le condizioni della Turchia, se ciò consentisse alla Finlandia di entrare nella NATO”.
Immediati i commenti del governo. Il ministro degli esteri Pekka Haavisto ha dichiarato:
“Finlandia e Svezia, ovviamente, si attengono alle definizioni internazionali di terrorismo.” Aggiungendo però di non essere a conoscenza delle richieste di estradizione sollevate mercoledì dalla Turchia, materia che comunque sarà elaborata dal ministero della Giustizia finlandese a tempo debito.
“Nessun elenco di persone da estradare è stato discusso martedì nell’ incontro con Svezia e Turchia”, ha poi aggiunto. “Non abbiamo steso elenchi di questo tipo nel dibattito di ieri, ma è stato affermato che la cooperazione tra le autorità continuerà a essere stretta e intensificata in modo da fornire alla Turchia tutte le informazioni di cui ha bisogno. Dopodiché, entrambi i paesi, Finlandia e Svezia, agiranno in base alla propria legislazione”.
Precisazioni dello stesso tenore ha fatto il Presidente Niinistö che, in una sua dichiarazione, ha confermato che “la Finlandia continuerà, in tema di lotta al terrorismo, ad agire “secondo la propria legislazione nazionale”.
La vaghezza delle posizioni governative però non deve far sottovalutare l’impegno stressante profuso dai negoziatori per raggiungere questo accordo, anche se, come alcuni pragmatici osservatori fanno notare, lo sblocco del veto turco all’ingresso in NATO dei due Paesi nordici sarebbe stato soprattutto un effetto della telefonata tra il presidente USA, Biden, e quello turco, Erdoğan. Il che evidenzia come la posizione turca serva ad Erdoğan più per ‘vendere’ sul suo mercato interno il risultato, anche per motivi elettorali.
Il testo infatti è più un elenco di propositi che di elementi concreti, propositi che necessitano di tempi non brevi per la loro attuazione. Probabilmente ad Erdoğan interessava più l’annullamento di certe sanzioni a suo carico sia da parte USA che dai Paesi nordici, sanzioni limitate e facilmente aggirabili, come tutte.