Plurilinguismo è multiculturalismo

Una liceale riflette sulla competenza linguistica in Finlandia

Il plurilinguismo è un concetto molto ampio e complesso, e può significare cose molto diverse per persone diverse. L’ho notato soprattutto a scuola. Ho sempre vissuto in Finlandia, ma i miei genitori non sono finlandesi: mio padre è italiano e mia madre è ceca. Di conseguenza, le lingue che parlo a casa sono l’italiano e il ceco, mentre la lingua che uso a scuola e nella maggior parte delle situazioni di socializzazione è il finlandese. Mi considero plurilingue, perché la mia vita quotidiana coinvolge diverse lingue.

Attualmente frequento la scuola secondaria superiore. L’anno scorso, in un corso di lingua finlandese, mi è stato chiesto di scrivere un tema sul plurilinguismo. Un compito simile ha costituito anche la prova dell’esame di maturità finlandese di quest’anno; anche l’articolo da cui prendeva spunto il tema dell’esame era basato sullo stesso materiale: l’articolo di Maisa MartinMonikielisyys muutoksessa” (Plurilinguismo in transizione; kieliverkosto.fi 12.10.2016).

Dopo aver letto l’articolo, non riuscivo a credere che fosse stato scelto dagli insegnanti come tema per un compito scolastico. L’articolo offre un ampio sguardo al plurilinguismo (a volte confondendolo con il multilinguismo) e al suo sviluppo da una prospettiva puramente linguistica. Ho trovato pertinente l’affermazione che nessuno ha competenze linguistiche perfette e che è quasi impossibile riuscirle a definire in modo univoco.

Tuttavia, l’articolo presenta diversi punti problematici che mi è difficile condividere. Martin afferma, tra l’altro, che tutti i finlandesi sarebbero plurilingui perché comprendono i dialetti finlandesi e un po’ di estone. Ciò forse significa che la parola “plurilinguismo” ha perso il suo antico significato o semplicemente che oggigiorno tutti sono plurilingue vivendo in una società multilingue?

Il mio punto di vista è che il plurilinguismo non riguarda solo la conoscenza di una lingua, ma anche la conoscenza di costumi diversi e diverse tradizioni. Non considererei la comprensione dei dialetti come segnale di plurilinguismo, in qualche misura, perché i dialetti finlandesi non sono così diversi dalla lingua comune come, per esempio, i dialetti italiani, che negli anni hanno sviluppato persino letterature dialettali. D’altra parte, se invece si sostiene che la comprensione dei dialetti e un’infarinatura superficiale di estone è un’aspetto del plurilinguismo, quale importanza assume il plurilinguismo come parte importante della propria identità?

Purtroppo, il plurilinguismo è anche associato a molti pregiudizi. “Posso assumere un immigrato nella mia azienda anche se ha un accento straniero? L’apprendimento di mio figlio sarà ostacolato dal fatto che nella sua classe ci sono bambini che non parlano correttamente il finlandese?”, sono alcune delle domande che la Martin suggerisce possono balenare nella mente di un madrelingua finlandese, un tipico esempio di come l’intelligenza e la competenza vengano messe in discussione quando le competenze linguistiche non sono perfette. Invece di concentrarsi sul contenuto del messaggio, ci si aggrappa a un piccolo errore grammaticale o a un accento che comunque non cambia il contenuto del messaggio.

Essere plurilingue e multiculturali può farci sentire a casa in diversi Paesi. D’altra parte, ovunque ci si trovi, una piccola parte di noi ha sempre la sensazione di essere “altrove” e di non appartenere a un luogo specifico. Ciò è particolarmente evidente nelle situazioni in cui si parla degli abitanti di un Paese, nel senso di popolo, usando la forma “noi”. Lo stesso tipo di fenomeno si riscontra nell’articolo di Martin, quando lei presume che il lettore dell’articolo sia un madrelingua finlandese che non conosce altre lingue, cosa piuttosto ironica dal momento che l’intero scritto è incentrato sul plurilinguismo.

Considerandomi plurilingue e multiculturale, sento di poter essere me stessa solo a casa. Crescere fra tre culture e tre lingue è stato fantastico e ho fatto molte esperienze meravigliose. La domanda più frequente che mi viene posta è quale lingua si parla a casa. Martin descrive in modo appropriato la vita quotidiana di una famiglia plurilingue con il termine translanguaging, che significa usare le lingue in modo intercambiabile. A casa cambiamo lingua più volte nella stessa frase, quindi è difficile per un estraneo capire la nostra conversazione. A volte tutti parlano la stessa lingua: finlandese, ceco o italiano. Il plurilinguismo e il multiculturalismo fanno parte della mia vita quotidiana e non necessariamente ne noto tutti gli effetti. Tuttavia, sono estremamente grata ai miei genitori per avermi offerto l’opportunità di esprimermi in più lingue, perché credo che anche la mia visione del mondo ne sia uscita ampliata.

(Immagine del titolo da ucdlc.ucdavis.edu. Per le immagini utilizzate, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)