“Cha-chacha-chachacha-cha”: la Finlandia all’Eurovision

Che dice la canzone che ha rischiato di vincere?

I too am not a bit tamed, I too am untranslatable,

I sound my barbaric yawp over the roofs of the world.

Questo fine settimana si è tenuto il Grand Prix d’Eurovision, vinto l’anno scorso dal Gruppo ucraino Kalush Orchestra con il pezzo ‘Stefania’. Il concorso canoro organizzato dall’Unione Europea di Audiodiffusione dal 1956 ed ispirato dal Festival di San Remo, si tiene normalmente nel paese vittorioso, anche se quest’anno, a Kiev hanno cose più importanti di cui occuparsi, tipo difendersi da un’invasione; quindi, la scelta del luogo è andata a Liverpool, una delle patrie della popular music, avendo dato i natali ai Beatles.

La Finlandia, arrivata seconda, si era presentata al concorso come una delle favorite grazie a ‘Cha Cha Cha’, cantata da Käärijä. La canzone è stata selezionata all’UMK (Uuden Musiikin Kilpailu, concorso di musica nuova), dove ha sbaragliato gli altri possibili concorrenti finnici. Il pezzo di Käärijä è effettivamente un Korvamato, un verme che ti si insinua nelle orecchie e che ti rimbomba continuamente nella testa, ritrovandoti a canticchiarlo sotto la doccia, in tram, mentre ti lavi i denti e a risentirlo dovunque ci sia una radio accesa in palestra, in supermercato e in qualche ascensore. Una vera e propria megahitti che in pochi mesi ha già collezionato su Spotify qualcosa come 17 milioni di ascolti, che per un pezzo in lingua finlandese sono davvero tanti. Per dare un esempio, ‘Olen Suomalainen’, la versione strafinnica di una nota canzone di Toto Cutugno arriva appena a 8 milioni di ascolti.

Ma partiamo dal personaggio Käärijä, chi sarebbe costui? Il nome d’arte di Jere Pöyhönen significa il rollatore o rullatore, pare per la sua giovanile propensione alle slot machines di una stazione di benzina di Vantaa, dove è cresciuto. Käärijä è un classico jäbä, jätkä, bro, che dir si voglia, un ragazzino suburbano cresciuto tra rap finlandese, videogiochi, palestra, makaronilaatikko nel microonde, motorini e hockey su ghiaccio e non lo nasconde per niente, ma allo stesso tempo non utilizza questa persona in modo caricaturale, lui è così e basta. Questa cosa, in un mondo di influencer che tentano di sembrare ciò che non sono, lo rende assolutamente simpatico. Notevole è anche il suo pottatukka, il taglio da paggetto / playmobil che ha adottato da tempo e che sembra essere diventato il preferito dai ragazzini finnici, portando l’ananastukka da calciatore verso un inesorabile declino.

Passiamo al look; Käärjiä infatti dall’UMK in poi si presenta in pubblico vestito con un bolero verde fosforescente, vistosamente gonfiato sulle maniche, che ricorda vagamente le braccia dell’incredibile Hulk.

Questo singolare capo d’abbigliamento ha ispirato modelli di maglia avventurosi ed è stato anche al centro di un fatto di cronaca: Käärijä l’aveva misteriosamente smarrito. Ritrovato da un bambino che l’aveva notato e riconosciuto sul ciglio di una strada statale era stato poi riconsegnato dopo alcune foto di rito. Mentre scrivo, i quattro portatori di luce che adornano la stazione ferroviaria di Helsinki sono stati abbigliati in suo onore. Quest’estate gireremo tutti con il bolero? Presto per dirsi.

Passando dall’artista all’opera d’arte, ‘Cha Cha Cha’ è anch’essa tanto bizzarra quanto simpatica. Ha un arrangiamento semplice, che parte come un pezzo di EBM (electronic body music) e si trasforma verso la fine in un’apoteosi dance Euro-trash. Ma andiamo con calma. L’EBM è un genere di musica elettronica che nasce in Europa centrale all’inizio degli anni Ottanta grazie a gruppi come i D.A.F., Front 242 e i Die Krupps. Si contraddistingue per l’uso di sequenze di bassi generate da sintetizzatori (in particolare il Korg MS-20) e da ritmi industriali. Questo genere sarà ripreso e mescolato con il metal dai Rammstein, a tutt’oggi uno dei gruppi tedeschi più conosciuti al mondo e fautori della cosiddetta neue Deutsche Härte. È proprio il logo di questo gruppo che Käärjiä esibisce in un vistoso tatuaggio sul petto.

Il gruppo metal tedesco Lord of the Lost, in concorso all’Eurovision, ha proposto una versione molto fedele di ‘Cha Cha Cha’, celebrando la (pacifica questa volta) connessione tra Germania e Finlandia, dichiarando il pezzo come un ottimo esempio della neue Finnische Härte. Il colpo di genio degli autori di Cha Cha Cha è comunque il fatto che la canzone non è solo un pezzo di EBM/Metal. Più o meno al minuto 1:40 il pezzo sembra fermarsi e subito ricominciare con un coup de theatre che lo trasforma in una hit dance anni Novanta, ballabile e melodica, pronta per l’estate.

Di cosa parla ‘Cha Cha Cha’? Perché il pezzo è cantato in tutte le scuole materne del paese (e posso confermare anche in quelle finnofone fuori dal paese) e questo causa qualche preoccupazione al corpo insegnante e a qualche genitore, mentre ne fa ridere altri? Cosa dire ai fan stranieri che la cantano senza capirne le parole? Per tentarne un’analisi abbiamo chiesto aiuto a Nicola Rainò, che il traduttore lo fa di professione e che ci ha fornito un testo pronto per una cover italica.

Partiamo dal titolo. Il cha cha cha è un genere musicale e uno stile di ballo originatasi nella Havana degli anni Cinquanta assieme al mambo e altri stili latino-americani, la parola viene ripetuta molte volte nella canzone ma cosa significa qui? Non lo sappiamo. È un po’ come il yawp di Walt Withman e come tale è intraducibile, ma risuona comunque sui tetti del mondo. È un urlo primordiale, l’urlo del fine settimana, la trasformazione dell’insospettabile dottor Bruce Banner nell’incredibile Hulk e come vedremo dal testo, non è una mutazione facile ne ovvia, richiede dedizione, ripetizione e motivazione.

Le prime parole di Käärjiä suonano minacciose e partono in un momento che possiamo definire di passaggio:

Settimana pesante, e tanti giorni lunghi alle spalle

Sento che ci vuole una piña colada, che serata.

Sì la notte è giovane e c’è tempo di strafarsi

Di questa scorza gelida è ora di disfarsi.

Utilizzando le parole del sociologo Alberoni, siamo di fronte ad uno ‘stato nascente’, una condizione di destrutturazione-ristrutturazione, nella quale la settimana lavorativa è appena finita e comincia ad insinuarsi il desiderio di altro, una specie di innamoramento per l’incombente Viikonloppu. Come l’innamoramento, anche qui c’è una dimensione corporea importante: c’è una scorza che deve essere rimossa ed è una scorza gelida, una anaffettività probabilmente da ufficio o peggio, da telelavoro. La soluzione sembra semplice e si dipana in quello che è un ritornello programmatico, un manifesto per il fine settimana:

Bevo a due mani, destra sinistra, cioè:

Cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha,

Non penso al domani se stringo una pinta, macché:

Cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha.

Mi voglio incasinato, senza pippe in testa, vabbè:

Cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha.

E tiro avanti finché la sedia non mi regge, alé!

Dall’esotismo della piña colada il protagonista passa ad un più autoctono e funzionale tuoppi, una pinta di birra, che beve con una tecnica non convenzionale. La strofa successiva ci avverte di un ritorno massiccio ai cocktail e il loro effetto sembra dipanarsi verso una specie di primavera: la scorza gelata si disfa e il protagonista sente il richiamo della pista da ballo, ce la farà?

Ne ho bevute tante di piña colada

Ma ancora troppo seria è la facciata, sì, sì, sì, sì, sì

La notte è ancora giovane e c’è tempo di strafarsi

Questa scorza gelida ha il tempo di disfarsi.

La pista mi chiama non sono più bloccato

Come un cha cha cha, sono arrivato.

Il ritornello torna a parlarci di nuovo di birra e di autosuggestione:

Bevo a due mani, destra sinistra, cioè:

Cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha,

Non penso al domani se stringo una pinta, macché:

Cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha.

Mi voglio incasinato, senza pippe in testa, vabbè:

Cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha.

E tiro avanti finché la sedia non mi regge, alé!

Ed eccoci al cambio di stile della canzone, che si apre verso una dance da tormentone estivo. Il protagonista ha cambiato di nuovo drink (champagne stavolta) – avrà reagito al richiamo delle luci strobo e del basso? Pare di sì.

Ora ballo sulla pista

Tipo un cha cha cha

Tutto il mondo è una cuccagna

Come un cha cha cha

Se mi faccio una doccia di sciampagna.

Allo stesso tempo però, pare ci siano dei problemi a livello muscolare e dei sintomi di disidratazione, dovuti probabilmente ad un’intossicazione da etanolo, che a questo punto sarebbe prevedibile, combinati con una dissociazione psicologica importante:

Cha cha cha, un occhio già mi schizza

E la lingua mi si incarta quando l’altro mi sovrasta.

Cha, cha, cha, non son l’uomo di ogni giorno e basta,

Non son io, oggi son quell’altro, oggi son quell’altro.

Ma sembra solo una cosa temporanea, che viene fortunatamente superata:

Ora vado a ballare

Tipo un cha cha cha

Tutto il mondo è una cuccagna

Come un cha cha cha

Se mi faccio una doccia di sciampagna.

Tipo un cha cha cha

Cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, aa-aah

Come un cha cha cha

Cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha

cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha, cha

È andata bene, Käärijä, sarà un successo.

(Foto del titolo da gekkonen.net. Per tutte le foto utilizzate, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

Giacomo Bottà
Accademico specializzato in studi urbani con una passione per la musica, ha lasciato la natia Valtellina per la Germania, solo per ritrovarsi a Helsinki.