La Finlandia ricorda Berlusconi, non proprio un amico

Sulla stampa, cosa resta nella memoria del Paese nordico

La scomparsa di Silvio Berlusconi non trova impreparati i media finlandesi. La gravità della sua malattia, e i recenti ricoveri, avevano chiaramente attivato le redazioni delle agenzie e dei giornali, sicché già a poche ore dall’annunzio della sua morte sono usciti una serie di articoli che in vario modo registrano le diverse emozioni destate dal Cavaliere nel corso degli anni.

È ovvio che sui tabloid popolari la sua figura riceva i trattamenti più coloriti. Inevitabilmente, perché se c’è un tradizionale contrasto tra una maniera italiana e una finlandese di vivere, Silvio Berlusconi ha incarnato per anni le ragioni di un vero scontro.

Iltalehti ha presentato alla memoria dei suoi lettori un elenco preciso delle distanze “culturali” nel tempo.

La Gastronomia. Berlusconi pizzicò la Finlandia sul tema della cultura alimentare, quando all’inizio degli anni Duemila ci fu la disputa tra Finlandia e Italia sulla sede dell’Agenzia per la sicurezza alimentare. “I finlandesi non sanno nemmeno cosa sia il prosciutto” disse il politico indignato, secondo il quale la Finlandia non meritava l’agenzia. Ma col tempo i “mangiatori di renne” si sono vendicati, esplicitamente (con un famoso paginone su HS) ma anche involontariamente, dedicandogli il nome di una pizza popolarissima che proprio di recente (un presagio?) ha cambiato nome. Nella pubblicità si legge: “Berlusconi è adesso una renna.”

Le donne. Quando poi l’Agenzia fu assegnata a Parma, Berlusconi, già noto  per i suoi scandali sessuali, precisò che non erano state le sue conoscenze culinarie, ma le sue capacità di conquistare le donne a decidere la sede dell’agenzia.

“In passato ho messo alla prova le mie doti di playboy con la presidente (finlandese)”, che all’epoca era Tarja Halonen.

Il patrimonio culturale. In seguito a una visita di Berlusconi in Finlandia, ebbe a ridire  sulle antiche chiese finlandesi in legno. Da una registrazione di una sua ospite elegante risultò che avrebbe detto: “In Finlandia mi è stata mostrata una chiesa di legno che stava per crollare. Abbiamo 40.000 siti storici con tesori, 3.500 chiese, 2.500 siti archeologici, il 52% di tutte le opere d’arte catalogate nel mondo e il 70% dell’arte europea. Questa è l’Italia.” Non si è mai saputo quale fosse la chiesa in questione, e nemmeno se si trattasse davvero di una chiesa in Finlandia.

Le donne 2. L’unico aspetto positivo riscontrato nel paese nordico sono state le donne. In uno slancio di galanteria, ebbe a dire: “Mi piacciono la Finlandia e le donne finlandesi, purché siano maggiorenni”. E lo disse nel bel mezzo della sua lunga causa di divorzio, quando la sua ex moglie addusse come motivo della separazione il fatto che non poteva stare con lui perché passava il tempo con ragazze minorenni.

Una testata più seria come Helsingin Sanomat, da molti sentita come la “seconda camera” della politica finlandese, gli dedica un lungo articolo in cui, pur accennando ai tratti di “colore” dello scomparso, grande spazio viene dato alla sua carriera di imprenditore e di politico.

Si ricorda che non lascia un’eredità proprio lusinghiera. Rifacendosi agli anni critici dell’economia italiana all’inizio del millennio, il giornale scrive:

“Berlusconi è stato Presidente del Consiglio italiano per tre volte: dal 1994 al 1995, dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2011. Dopo la sua ultima premiership, la rivista britannica The Economist ha così riassunto senza mezzi termini: ‘Solo lo Zimbabwe e Haiti sono cresciuti più lentamente dell’Italia nel primo decennio del XXI secolo’”.

Se i risultati economici per il Paese sono stati molto scarsi, non così è stato per il suo impero personale, che ricevette uno slancio definitivo con l’ingresso ingombrante nella sfera mediatica. Proprio da qui gli venne la fonte di potere più consistente, e proprio il dominio nel settore televisivo gli fece da potente trampolino di lancio verso la politica, con la discesa in campo e la fondazione di “Forza Italia!” (che il giornale rende in finlandese con ”Hakkaa päälle, Italia!”)

Tracciato poi il suo percorso più o meno glorioso tra affari e politica, il quotidiano si abbandona generosamente a considerazioni che segnalano quella distanza critica tra i due mondi su accennata, e che suonano vagamente come critiche allo stesso Paese che lo ha a lungo sostenuto.

Nonostante i risultati politici scarsi, il suo impatto in Italia è stato sconvolgente. La politica italiana ha ruotato intorno a lui per due decenni e, anche dopo gli anni da primo ministro, è stato l’autentico propulsore dell’ala destra della politica la cui resurrezione era auspicata dai sostenitori e temuta dagli avversari.

Resurrezione è la parola appropriata, dato che Berlusconi non lesinava riferimenti messianici. “Sono il Gesù Cristo della politica”, disse ai suoi sostenitori nel 2006. Giustificava la parabola dicendo di essere una vittima paziente, pronta a sacrificarsi per il bene altrui.

Nello stesso anno, Berlusconi fece un parallelo con Napoleone, sostenendo con la solita modestia che solo Napoleone aveva ottenuto in politica più risultati del suo governo di allora.

Ma un paragone più azzeccato è sostenibile al di là dell’Atlantico. Silvio Berlusconi è stato il Donald Trump europeo molto prima che Trump esistesse come politico. Agli occhi dei sostenitori, Berlusconi non aveva macchie, e dalla sua bocca poteva uscire qualsiasi cosa.

Nella campagna elettorale del 2008, ad esempio, salutò le sue sostenitrici di mezza età come un “gruppo in menopausa” e le esortò a cucinare per i candidati del suo partito. E le sue fan applaudirono.  

Forse le uscite politiche più imbarazzanti di Berlusconi hanno riguardato le dittature italiana e tedesca. Quando l’Italia ha avuto la presidenza dell’UE nel 2003, il Cavaliere paragonò l’eurodeputato socialista Martin Schulz a un kapò di un campo di concentramento. Accennando a Benito Mussolini, dichiarò che aveva fatto un “buon lavoro sotto diversi aspetti”, e nell’autunno del 2004 precisò che “Mussolini ha mai ammazzato nessuno. Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino.”

La lista viene aggiornata anche a tempi più moderni. Berlusconi non era stato solo solidale con i defunti dittatori, ma anche in combutta con il libico Muammar Gheddafi, tra gli altri.

Infine come dimenticare il Presidente russo Vladimir Putin, con cui Berlusconi ha stretto di una calda amicizia, con ripetuti momenti di distensione nelle ville dei due politici. L’amicizia è stata ribadita anche dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: Berlusconi ha criticato il Primo Ministro Meloni per aver incontrato il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e ha precisato, in piena sintonia con Mosca, che l’ aggressione non sarebbe mai avvenuta senza il comportamento di Zelensky nel Donbas.

Anche per queste ultime prese di posizione, particolarmente sgradite, a queste latitudini il De mortuis nihil nisi bonum non sembra prevalere nell’opinione pubblica. La morte non sembra cancellare il passato, e a dominare le menti di chi ha memoria lunga è semmai un più severo Improba vita mors optabilior.

(Foto del titolo Gustavo Cuevas. Per tutte le foto utilizzate, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

Nicola Rainò
Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.