Pekka Haavisto, verde senza speranze?

Terza candidatura alla presidenza

Il candidato del Partito dei Verdi Pekka Haavisto, pur avendo grande esperienza politica, è una figura molto divisiva nella politica finlandese. Le sue posizioni molto progressiste su alcuni temi potrebbero allontanarlo da possibili elettori di centro-destra. Tuttavia, con l’appoggio dei Verdi, dell’alleanza di sinistra e del partito socialdemocratico, Haavisto sembra destinato a raggiungere il secondo turno. Favorito nella maggior parte dei sondaggi nell’estate scorsa, di recente è risultato pesantemente in svantaggio rispetto all’ex primo ministro conservatore Alexander Stubb.

Grafica Yle

Ma il problema più grande che Haavisto deve affrontare è tuttavia il fatto che non sarà mai amato da tutta la Finlandia. Per la maggior parte della sua storia, la Finlandia moderna ha avuto un sistema semi-presidenziale in cui il presidente aveva molta autorità e potere sulla politica estera e interna, ma gli emendamenti costituzionali adottati nel 1991, nel 2000 e nel 2012 hanno ridotto i poteri del presidente e hanno spostato il Paese verso un sistema più parlamentare. Il Presidente guida ancora la politica estera del Paese in collaborazione con il Governo ed è il comandante in capo delle Forze di Difesa finlandesi. Ma con la riduzione dei poteri proprio questo è il compito più importante di chi occupa quel ruolo.

È stato attivo a partire dai primi anni ’80 nell’allora Movimento dei Verdi insieme con Ville Komsi e Osmo Soinivaara, per poi passare all’attuale Lega Verde (Vihreä Liitto) fondata nel 1987.

Nel 1995, è diventato il primo ministro verde d’Europa quando è stato nominato Ministro dell’Ambiente e dello Sviluppo della Finlandia.

Nella sua carriera politica ha ricoperto diversi incarichi ministeriali: ministro dell’Ambiente, ministro dello Sviluppo e ministro degli Esteri, e si è distinto anche per incarichi sulla scena internazionale. Nel 1999, è stato inviato delle Nazioni Unite per un rapporto ambientale sulla Jugoslavia bombardata, alla ricerca di informazioni sull’uso di munizioni radioattive all’uranio impoverito. Da questa ricerca è nato uno dei libri di Haavisto, Un’estate nei Balcani (Wutum Oy). Sempre come relatore speciale delle Nazioni Unite è stato anche in Sudan per affrontare la crisi del Darfur, anche come rappresentante speciale dell’UE.

Pekka Haavisto si è presentato per la prima volta come candidato del Partito Verde alla presidenza nel 2012. I sondaggi non indicavano un grande successo, ma il secondo posto nella corsa ha fatto parlare del fenomeno Haavisto. Haavisto ha ricevuto più di un milione di voti al secondo turno, ma ha comunque perso con un ampio margine rispetto a Sauli Niinistö, che ha vinto le elezioni.

Niinistö e Haavisto (foto Yle)

Si è poi candidato per la seconda volta alla presidenza nel 2018. La popolarità schiacciante del Presidente Sauli Niinistö però ha deciso la corsa al primo turno.

Nella sua carriera, si è trovato al centro di polemiche di un certo rilievo. Nel 2014, all’epoca del governo Stubb, l’azienda energetica Fortum, a maggioranza statale, aveva venduto la sua società per il trasferimento di energia elettrica Caruna, facendo schizzare alle stelle i prezzi. In qualità di ministro delle partecipazioni statali, Haavisto fu considerato uno dei responsabili della vendita delle reti di Fortum. L’aumento dei prezzi causò un polverone, ma  Haavisto si difese sostenendo che in realtà era stato l’intero governo dell’epoca a prendere la decisione insieme a Fortum.

Nel 2019, Haavisto aveva ottenuto il portafoglio di ministro degli Esteri nel governo Rinne. Alla fine dello stesso anno, in Finlandia scoppiò una controversia sui finlandesi presenti nel campo siriano di al-Holi e sull’opportunità di rimpatriarli.

La questione aveva diviso l’opinione pubblica i finlandesi. Alcuni sarebbero stati disposti a rimpatriare solo i circa 30 bambini del campo, altri tutti i 40 finlandesi. La disputa nasceva dal sospetto che quanti erano stati nel campo avessero agito per l’organizzazione terroristica violenta e fanatica Isis o si fossero radicalizzati.

Il Ministro degli Esteri Haavisto riteneva che la Finlandia avesse l’obbligo di portare al sicuro almeno i bambini del campo, e fu accusato di aver esercitato pressioni sui funzionari del Ministero degli Esteri affinché prendessero decisioni contrarie alla legge. La controversia si accentuò quando il capo consolare del Ministero degli Esteri si rifiutò di procedere secondo le istruzioni di Haavisto. Allora il ministro trasferì le funzioni consolari relative ad al-Holi a un suo rappresentante speciale temporaneo. La questione fu resa pubblica da un articolo del quotidiano Ilta-Sanomat.

Secondo la Corte costituzionale, Haavisto aveva agito contro la legge nel trasferimento del capo consolare, ma il caso non ebbe ripercussioni parlamentari.

Foto presidentti.fi

Al tempo del governo Marin, Haavisto ha negoziato l’accordo NATO della Finlandia come Ministro degli Esteri insieme al Presidente Sauli Niinistö e all’ex Primo Ministro Sanna Marin, e ha firmato l’accordo a nome della Finlandia.

Oggi elogia anche l’accordo per il Defence Cooperation Agreement (DCA) che sarà concluso bilateralmente con gli Stati Uniti ie che consentirà al governo americano di installare attrezzature e portare soldati in Finlandia per le esercitazioni. Il Ministro della Difesa Antti Häkkänen e il Segretario di Stato americano Antony Blinken hanno firmato l’accordo a Washington DC il 18 dicembre 2023. Il Parlamento finlandese deve autorizzare l’accordo prima che possa essere adottato.

“Il fatto che il più forte Stato membro della NATO partecipi alla difesa della Finlandia aumenta la sicurezza del Paese. Possiamo pensare che la Finlandia non sarà mai più sola.”

Nei dibattiti della campagna elettorale Haavisto ha anche toccato la questione sul razzismo che ha imperversato durante l’estate, sostenendo che sarebbe giusto che il Presidente intervenga in questi dibattiti: a suo parere, calpestare i diritti dei lavoratori di altri Paesi e la discriminazione sulla base del colore della pelle e dell’origine etnica inviano un messaggio molto pericoloso sulla Finlandia, che sarebbe meglio cancellare.

La questione dei diritti delle minoranze lo riguarda direttamente, perché Haavisto fa parte di una minoranza di genere. Probabilmente qualche ufficiale dell’esercito molto popolare in Italia lo troverebbe insignificante, da un punto di vista numerico (ma cose si fa a quantificare i diritti?), invece in Finlandia c’è molta attenzione su questi temi. Di fatto, Pekka Haavisto, se eletto, diventerebbe il primo presidente finlandese apertamente gay. Il suo partner ecuadoriano Antonio Flores, 45 anni, lo ha conosciuto in una discoteca colombiana negli anni ’90 durante un viaggio in Sud America. Flores ha seguito Haavisto in Finlandia e hanno registrato la loro relazione nel 2002, lo stesso anno in cui è diventato possibile in Finlandia.

Attenzione però non significa consenso generalizzato. Esiste una Finlandia profonda, soprattutto nelle campagne, ma non assente nemmeno in città, che al riguardo ha qualche perplessità. Capita, leggendo la posta su vari siti finlandesi, di incappare in domande come questa: “Ma siamo sicuri che la Finlandia sia pronta a vedere nel Palazzo presidenziale, al ricevimento per la Festa dell’Indipendenza, una coppia presidenziale di due uomini che accolgono e danno la mano agli invitati?” Sul periodico Maaseudun Tulevaisuus (“Il futuro rurale”) ci si preoccupa di indagare l’opinione dei consorti e delle consorti di tutti i candidati, e Antonio Flores ci tiene a precisare che, da parte sua, si assicurerebbe che “ci sia pace a casa e che il mio coniuge abbia la possibilità di riposare.”

Le elezioni che vengono diranno anche quanto questa Finlandia abbia fretta di rispondere a quell’ interrogativo. Certo, sembra lontano un secolo quel periodo del Governo Marin di tutte donne, quando in tanti vedevano la bandiera dei diritti sventolare alta sul Palazzo del governo. Ma la Finlandia è sempre stata, anche allora, un Paese normale.

(Foto del titolo: Eduskunta. Per le foto utilizzate, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

Nicola Rainò
Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.