Chi scenderà in piazza per onorare Navalny?

Generali il cordoglio e la condanna da tutto il mondo politico finlandese, a cominciare dal Primo ministro Orpo. La maggior parte dei politici ha scritto immediatamente dei post su X. Eccone l’elenco ripreso dal sito della Yle:

Il presidente eletto Alexander Stubb: “Sad news reached us here in Munich. Alexei Navalny lost his life defending freedom and democracy in his country. Russia bears responsibility. My thoughts are with Navalny’s family and friends.”

Il Presidente uscente Sauli Niinistö: “I am deeply saddened and shocked by the news of Aleksey Navalny’s death in prison. Russia bears responsibility. I wish to extend my heartfelt condolences to his family and friends.”

Elina Valtonen, Ministro degli Esteri: “Devastating news about the death of Alexei Navalny. If confirmed, Russia bears the responsibility. Navalny sacrificed his life for the right to stand for election. Evidently, what autocrats most fear is people’s freedom to choose. My condolences to Navalny‘s family.”

Kimmo Kiljunen (socialdemocratico), presidente della Commissione parlamentare per gli Affari esteri, ha dichiarato che si tratta di una grande tragedia. Secondo Kiljunen, la questione solleva molti interrogativi, ma è chiaro che la Russia è responsabile. “Ci sono molte domande senza risposta a cui la Russia deve rispondere.”

Riikka Purra, Ministro delle Finanze: “Negli Stati canaglia si teme l’opposizione, si teme la critica, si teme la libertà, si temono le elezioni. Negli Stati canaglia gli oppositori vengono imprigionati arbitrariamente, scompaiono, cadono dalle finestre e si accasciano mentre camminano. Ma il lavoro del coraggioso Alexei Navalny non è andato sprecato.”

Anna-Maja Henriksson, Ministro dell’istruzione: Ha mostrato al mondo intero di non arrendersi al male, è stato coraggioso e ha pagato il prezzo più alto per questo. Si sperava che in Russia la speranza di cose migliori potesse ancora sopravvivere. Ora sembra che, in un modo o nell’altro, coloro che pensano il contrario saranno messi a tacere.”

Al di fuori del mondo politico, una delle voci più forti della cultura finlandese, da sempre impegnata nella denuncia dei crimini commessi in Russia visti come sostanziale evoluzione della tradizione sovietica, è Sofi Oksanen.

Esattamente due anni fa, il 20 febbraio 2021, la Oksanen faceva un profilo di Navalny su “Ilta Sanomat” in cui dichiarava in che cosa Navalny fosse diverso da Putin, e il perché del suo successo popolare nonostante le persecuzioni.

Sofi Oksanen under Nordiska Rådets session i Reykjavik 2010-11-02. Foto: Magnus Fröderberg/Norden.org

Il successo di un politico, sosteneva la Oksanen, dipende dalle emozioni che riesce a suscitare nella gente e dalla narrazione in cui riesce a inserirsi. La storia di Navalny andava a incrociare una serie di storie già note ai russi: in effetti molti di loro aspettavano che qualcuno si mettesse in gioco,  e Navalny ha accettato il ruolo dell’ eroe giusto, di una sorta di nuovo messia.

Questo in un momento in cui molti si domandano: ma chi gliel’ha fatto fare? Non sapeva forse Navalny…

Abbiamo capito, in questi anni di inquinamento sistematico dell’informazione, di corruzione diffusa, con l’apparizione di emeriti sconosciuti esplosi all’onore delle tivù e dei social a difesa del nuovo zar, che gli occidentali (con l’eccezione dei Paesi baltici) non hanno voluto mai prendere sul serio il pericolo di un regime sanguinario come quello della Russia di Putin.

Quante anime candide, ancora poche settimane prima dell’invasione dell’Ucraina, sostenevano che era tutto un teatro, che mai e poi mai la Russia…

Questo rimprovera Sofi Oksanen all’Europa e agli Stati Uniti nel suo recente volume Samaan virtaan – Putinin sota naisia vastaan (appena uscito in italiano col titolo “Contro le donne“, Einaudi 2024): di aver sempre evitato di prendere posizione davanti al “colonialismo” russo del passato e del presente, evitando persino di definirlo tale. Perché sempre tanti sono stati gli interessi politici ed economici che l’oligarchia russa ha saputo coltivare, e tanti devoti  giardinieri anche in Finlandia, e in Italia, hanno colto frutti più o meno succosi, tutti accomunati da un interesse comune con lo zar: l’odio per per il blocco di potere della Nato, dietro cui c’è l’odio vero, quello per il sistema democratico parlamentare occidentale. Il che spiega la comunanza di sentimenti di destre e sinistre estreme, nel Belpaese.

Su una cosa Sofi Oksanen si era dimostrata troppo ottimista nel 2021. Scriveva:  “I siloviki del Cremlino sono abituati a togliere di mezzo i loro avversari senza pensarci due volte, ma nel caso del leader dell’opposizione Alexei Navalny le cose sono andate diversamente. In Occidente, l’avvelenamento e l’incarcerazione di Navalny hanno suscitato voci più forti di prima”… Era poco più di una speranza.

Oggi qualcuno, a Helsinki, è andato subito a manifestare davanti all’Ambasciata russa. Non so quanti italiani faranno lo stesso. Ma se non questo, qualcos’altro sinceramente mi auguro. Per esempio che tutte quelle anime candide che in questi anni hanno contribuito ad alimentare il soft power di Putin in occidente abbiano la faccia di scendere in piazza e festeggiare, con lo zar, l’eliminazione di un politico che aveva osato denunciare la corruzione e il malaffare del sistema di potere oligarchico in Russia. Come si fa in una democrazia.

(Per le foto utilizzate, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

Nicola Rainò
Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.