L‘European Museum Forum ha recentemente annunciato i vincitori del premio Museo europeo dell’anno per il 2024 che, nelle diverse categorie nell’ambito del programma EMYA, sono stati presentati l’ultimo giorno della EMYA2024 conferenza annuale e cerimonia di premiazione svoltasi a Portimão, in Portogallo.
L’evento ha riunito i membri della comunità EMYA, tra cui i candidati, gli ex vincitori, i partner e gli amici di quest’anno.
Il tema principale della conferenza 2024 era Musei alla ricerca dell’impatto sociale, e sono stati 50 i musei nominati da 24 Paesi e circa 250 i partecipanti che si sono riuniti a Portimão e animato l’evento. Questa volta l’Italia è rimasta a mani vuote, con la partecipazione di due soli musei, il Villa Freischütz di Merano ed il Giovanni Poleni di Padova.
Il riconoscimento è andato al Museo Sámi Siida di Inari, museo nazionale del popolo Sámi della Finlandia, l’unico riconosciuto di cultura indigena in Europa. che ne raccoglie, preservandolo, il patrimonio culturale Sámi.
Il museo, fondato nel 1959 ed ospitato dentro un autonomo edificio dal 1998, è stato completamente strutturato e riaperto nel 2022 per includere spazi pubblici rinnovati e un centro naturalistico. Il nuovo museo è anche il risultato del trasferimento della cultura materiale Sámi dal Museo Nazionale Finlandese di Helsinki a Siida dopo anni di trattative e dibattiti. Sono stati circa 2200 gli articoli riportati all’inizio degli anni 2020 e il nuovo edificio è stato progettato per preservare la collezione e renderla accessibile alla gente del posto ed ai visitatori internazionali. Quasi 300 Sámi hanno partecipato al processo di trasferimento dei reperti e manufatti, con molti esperti della comunità Sámi e volontari che hanno partecipato ad aiutare i membri anziani della comunità facilitandone la partecipazione,
La motivazione del Premio Museo Europeo dell’Anno 2024, si basa sul fatto che la struttura di Inari si distingue consentendo una partecipazione etica e pratiche di conservazione inclusive. “Il museo ha dimostrato eccellenza nel suo processo di integrazione aperto, partecipativo e trasparente, creando nuove opportunità per le comunità locali e la popolazione in generale di collegare passato e presente, fornendo efficacemente ai cittadini gli strumenti per comprendere il dialogo culturale nonché una guida professionale nel connettere le culture attraverso restituzioni e riparazioni etiche nella cultura e nel patrimonio”.
“In quanto museo indigeno, il Siida Sámi Museum è principalmente destinato al popolo Sámi. Ma siamo molto felici di vedere come la nostra storia Sámi stia toccando anche l’intero settore museale europeo e le persone di tutto il mondo”, ha dichiarato la direttrice del Museo Siida Taina Pieski nel suo discorso di accettazione, aggiungendo “Questo premio appartiene all’intera comunità Sámi, ai suoi anziani che hanno sostenuto il nostro lavoro con le loro conoscenze e competenze, e all’intero personale del Museo per il suo impegno. Nella nuova mostra principale di Siida, gli stessi Sámi raccontano la propria storia. Vogliamo ringraziare anche i nostri antenati per la loro forza, amore e sostegno e ci auguriamo che questo premio ci dia la forza per continuare il nostro importante lavoro di restituzioni alla nostra comunità. Per questo lavoro abbiamo bisogno del sostegno dell’intera comunità museale europea affinché i manufatti dei nostri antenati ritornino a casa, nella terra Sámi”
Circa 50.000 manufatti Sámi sono ancora sparsi nei musei di tutto il mondo, gran parte dei quali si trovano in grandi musei in Europa. Attualmente Siida è anche impegnata in diverse trattative per la restituzione di oggetti, una delle più grandi delle quali è il progetto di ricerca MEK (Museum Europäischer Kulturen) a Berlino.
Per la Pieski “è bello pensare che noi, come Sámi, possiamo riportare a casa i manufatti dei nostri antenati, onde si possano conoscere i manufatti della loro stessa famiglia, che non hanno mai visto”. Gli oggetti Sámi più antichi risalgono a 200 anni fa, e possono ancora riconoscersi anche antichi segni di famiglia, che potrebbero essere ancora in uso.
Ideato per riconoscere l’eccellenza del settore museale europeo, il premio viene assegnato dal1977, data di fondazione del Forum dei Musei Europei, creato dal Consiglio d’Europa; è il principale e il più antico dei premi assegnati dall’European Museum Forum e anche il più prestigioso in Europa. Dal luglio 2018, il Museo di Portimão ospita la segreteria e l’archivio dell’EYMA, responsabile di 45 anni di documentazione, dall’inizio del premio nel 1977.
Il tamburo della memoria
Val la pena ricordare che uno di questi manufatti è disponibile anche a Roma, presso il Museo delle Civiltà all’Eur: si tratta di un tamburo sciamanico, arrivato fino a noi dal Museo Borgiano di Velletri, contenente le raccolte del cardinale Stefano Borgia. Ne descrive ampiamente genesi e teorie il professor Juha Y. Pentikäinen nel saggio “The Saami Shamanic Drum in Rome” reperibile online, cui si rimanda.
Al momento è l’unico tamburo Sámi di cui è certa l’esistenza in Italia. Questi tamburi erano probabilmente oggetti di esportazione popolari nei secoli XVII e XVIII. Missionari ed esploratori portarono dozzine di tamburi da varie parti della Lapponia per essere venduti e spediti alle collezioni private di nobili e altre persone interessate in tutta l’Europa continentale. Alcuni di questi tamburi sono poi finiti nei musei, molti sono andati perduti o sono ancora da qualche parte, per essere rintracciati da future indagini nei musei locali e nelle collezioni private. Evidentemente c’è stato un interesse speciale nei confronti dell’angolo più settentrionale del continente europeo da parte dei paesi del Mediterraneo, in particolare in Italia. La corrispondenza e altre descrizioni testimoniano lo sciamanesimo come la manifestazione più illuminante e attraente dell’antica cultura e religione delle popolazioni indigene che vivono intorno all’Artico.
Approfondimenti:
https://www.doria.fi/bitstream/handle/10024/134157/Saami%20Religion%201987%20OCR.pdf?sequence=2