Conferenza “Helsinki+50”: un’eredità difficile

La conferenza “Helsinki+50”, svoltasi il 31 luglio nella capitale finlandese, ha celebrato il 50° anniversario dell’Atto Finale di Helsinki del 1975, un documento che ha ridefinito le relazioni Est-Ovest durante la Guerra Fredda. L’evento, ospitato dalla Finlandia in qualità di presidente di turno dell’OSCE, ha offerto l’occasione per una profonda riflessione sull’eredità di quell’accordo e sulle sfide attuali per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

La copertura mediatica, sia finlandese che italiana, ha messo in luce una realtà complessa: da un lato, la necessità di riaffermare principi fondamentali come la sovranità e l’integrità territoriale; dall’altro, la consapevolezza delle profonde divisioni, acuite dalla guerra in Ucraina, che attraversano il continente.

Le voci dalla Finlandia: realismo, impegno per il dialogo e l’eredità di Kekkonen

I media finlandesi hanno sottolineato con realismo le profonde divisioni all’interno dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). Helsinki Times, ad esempio, ha titolato “Helsinki diplomacy summit opens with divided voices on peace and war”, evidenziando come, nonostante l’intento di dialogo, le posizioni su pace e conflitto rimangono distanti.

Grande risalto è stato dato al ruolo della Finlandia come paese ospitante e presidente dell’OSCE. L’impegno di Helsinki nel promuovere il dialogo, anche in tempi difficili, è stato un tema ricorrente. Il Ministero degli Affari Esteri finlandese ha enfatizzato come la conferenza, con oltre 1000 partecipanti, sia stata il più grande evento organizzato dalla Finlandia durante la sua presidenza, ponendo l’accento anche sul coinvolgimento della società civile, con l’annuncio di un nuovo “Helsinki+50 Fund” a suo sostegno. Un concetto emerso con forza è stato che la pace non è solo un documento, ma una “pratica da rinnovare”.

In questo contesto, il Presidente finlandese Alexander Stubb ha riaffermato l’importanza dei principi di Helsinki, sottolineando la necessità di continuare a cercare il dialogo anche in tempi di crisi. Stubb ha citato il leggendario Presidente finlandese Urho Kekkonen, uno degli artefici principali dell’Atto Finale, che all’epoca affermò: “il riconoscimento dei fatti esistenti non significa sottomettersi alle debolezze della situazione attuale”. Sono d’accordo”. Questa citazione ha rafforzato l’idea di una continuità nella politica estera finlandese, improntata al pragmatismo e alla ricerca di soluzioni.

L’ Italia Riflette sull’Eredità e il Futuro della Pace

Anche in Italia, la conferenza ha generato un’ampio riscontro mediatico, concentrandosi sull’attualità dei principi di Helsinki e sulle sfide contemporanee. Sulla Rondine, in un articolo intitolato “A 50 anni da Helsinki, tra speranze  e auspici“, abbiamo richiamato le parole dell’ambasciatore Luigi V. Ferraris, diplomatico di grande  valore, uno degli architetti italiani del processo di Helsinki, che definiva il dialogo come “intelligenza della complessità”, non una debolezza. Un riferimento significativo è stato anche quello ad Aldo Moro che, nel 1975, pur consapevole delle tensioni, profeticamente affermò che “il seme che tutti insieme abbiamo gettato darà i suoi frutti”.

La guerra in Ucraina è stata, naturalmente, un elemento centrale delle analisi italiane, evidenziando le profonde spaccature e le richieste di azioni concrete, come riportato da Vatican News e altre agenzie in merito alle istanze del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Un importante contributo italiano alla riflessione è stata la pubblicazione del volume “Italia-Helsinki 50. Dall’Atto finale di Helsinki del 1975 all’OSCE di oggi”, curato dall’ambasciatore Stefano Baldi e dal professor Luciano Monzali. Il libro, che raccoglie contributi di storici e diplomatici italiani, è stato ampiamente citato su canali come la Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’OSCE o il ministero Esteri, testimoniando il ruolo  dell’Italia nel dibattito sulla sicurezza europea.

Un accento spirituale è venuto da Papa Leone XIV, come riportano le fonti vaticane, che, durante l’udienza generale ha invitato a «custodire lo spirito di Helsinki, perseverare nel dialogo e rafforzare la cooperazione”, ricordando il ruolo storico della Santa Sede negli Accordi del 1975 attraverso la figura del cardinale Casaroli, sottolineando l’attualità dei valori di pace e libertà religiosa.

Sul quotidiano Avvenire, Angelo Picariello ha commentato l’anniversario con l’articolo “Ripartire dallo spirito di Helsinki per costruire la pace”, sottolineando come la Santa Sede, “ora come 50 anni fa”, sia disponibile “a fare ogni sforzo perché il processo di pace riprenda” e che compito dell’Italia sia “fare, ora come allora, la sua parte perché ciò accada”. Ampio anche il pezzo di Vincenzo Giardina Sull’Espresso.

Anche la Repubblica di San Marino, Stato membro dell’OSCE, ha partecipato e commentato l’evento. Il quotidiano sammarinese Libertas.sm ha evidenziato l’impegno del piccolo Stato, riaffermando i principi di pace, dialogo e diritti umani. La partecipazione di San Marino a “Helsinki+50” sottolinea l’importanza del multilateralismo e della soluzione pacifica delle controversie per tutte le nazioni, grandi e piccole.

Un dialogo necessario, anche se difficile

Nel complesso, sia i media finlandesi che quelli italiani, hanno segnalato l’importanza dell’evento. Il messaggio comune è che, nonostante le attuali tensioni e le sfide geopolitiche senza precedenti, i principi stabiliti cinquant’anni fa rimangono un faro per la sicurezza e la cooperazione in Europa. La conferenza ha riaffermato la necessità di mantenere aperti i canali di dialogo, anche quando il confronto è difficile, e di riconoscere il ruolo cruciale della società civile in questo processo. Un elemento concreto derivato da questa assise è stato l’istituzione di un Fondo, l’Helsinki+50 Fund, con uno stanziamento iniziale di 16,5 milioni di euro, destinato a rafforzare le capacità operative dell’OSCE e sostenere il rispetto dei principi dell’Atto Finale di Helsinki. Altro evento collaterale, il Forum Giovani Helsinki+50, ove oltre 150 giovani da 57 Stati partecipanti hanno elaborato raccomandazioni concrete per l’agenda “Youth, Peace and Security”, ora trasmesse alla Presidenza OSCE. (gn)

(Foto del titolo: Kekkonen riceve Moro nel 1975. Atte Matilainen-Finnish-HeritageAgency)