Una interessante casa editrice di Otranto, AnimaMundi, ha pubblicato di recente “La pianta magica” di Marika Maijala, nella traduzione italiana di Giulia Santelli. L’originale (Taikurinkukka) del 2022, è dell’editore Etana di Helsinki.
È in costante aumento il numero di testi finlandesi ormai tradotti in italiano, prevalentemente romanzi, e il settore dei testi per l’infanzia è vivo e ricco di titoli. (Anche se una nube di vaghezza si stende sempre sulla topografia del paese nordico: cercando dei commenti su Instagram, ho subito trovato uno che dichiara entusiasta di avere scoperto che “Una storia imprevedibile arriva dalla Norvegia: è La pianta magica…” (https://www.instagram.com/se.colo/p/DIiWgIRoYvV/)
Del resto, anche i finlandesi, andando in vacanza, dicono spesso “Andiamo al sud”, senza specificare.
Il racconto è molto semplice, una fiaba per bambini con uno sfondo ecologico e una morale consolatoria.

La bambina Ribes, insieme a Eulalia, la sua gallina, trova un vaso con un piccolo germoglio in un angolo di una serra. Decide di prendersi cura, insieme all’amico Lampone, di questa piantina: la portano in giardino, in bicicletta e al mare. Le leggono persino una poesia!
Però, nonostante la annaffino, la piantina non cresce e il primo movimento dei suoi steli avviene miracolosamente una notte di luna piena, dopo un maldestro “rapimento” su una nave.
«Chi l’ha detto che tutte le piante devono per forza crescere? Magari qualcuna cresce per diventare piccola, così come si cresce per diventare grandi.»
La morale è racchiusa in pochi versi: La pianta magica non diventa mai grande. In circostanze molto, molto rare può sbocciare un fiorellino giallo. Si dice che chi riesca a farla fiorire sia un mago. In realtà il segreto è amarla così com’è.
La storia, di per sé molto gracile, diventa interessante sfogliando le pagine grazie alla forza evocativa delle belle illustrazioni di Marika Maijala. Ha una mano precisa, ma lascia che segni e colori trapassano da un soggetto all’altro, presentandoci un mondo dove l’indistinto, il provvisorio, sembrano l’unica dimensione possibile.

È così che la favola della piantina che cresce ma resta piccola acquista una dimensione reale. Grazie alla potenza narrativa dei colori, una tavolozza delicata a tratti, a momenti squillante, e qui l’ispirazione di una grande maestra finlandese, Tove Jansson, è evidente. Persino nella maniera che ha l’autrice di presentarsi: la stessa isola di Harakka dove ha il suo atelier ricorda molto la Klovharun della creatrice dei Mumin.
Trovo sempre fuori luogo estrarre da storie così delicate delle morali impegnative: la nota d’agenzia sostiene che il testo “porta il lettore a interrogarsi su cosa significa diventare grandi, prendersi cura, relazionarsi.” Non so se sia questo l’effetto auspicato per un piccolo lettore. Personalmente trovo che una innocente avventura, le illustrazioni gradevoli, il testo che scorre lieve nella accurata traduzione in italiano, bastino a fare apprezzare l’iniziativa editoriale.