Andando a piedi o in bicicletta può capitare di infrangere le convenzioni e prendere scorciatoie attraverso prati o altri spazi aperti, anche in assenza di percorsi delineati. Quando a imboccarle sono solo poche persone, le tracce lasciate sono quasi invisibili. Ma se il passaggio diventa ripetuto l’usura fa nascere un sentiero spontaneo che finisce per rivelare e in qualche modo ufficializzare la scorciatoia.
Questi percorsi creati dall’uso ripetuto hanno un nome poetico in inglese, desire paths, e in urbanistica sono un fenomeno conosciuto e studiato da tempo. Per esempio, all’University of Massachusetts Amherst, come potete vedere in questo video. https://www.youtube.com/watch?v=w2YYiTnhzUc
Desire path nella neve (da 99%Invisible)
Più recentemente queste scorciatoie sono comparse su innumerevoli PowerPoint e social media feed di persone che lavorano in marketing, usate per visualizzare la differenza fra design e user experience, per illustrare come i progetti su carta non coincidano con l’uso pratico se non si capiscono i desideri degli utenti, e per ricordare che nel digitale l’esteticamente piacevole ma poco pratico non funziona.
Lo scostamento dal tracciato è sempre infrazione di una norma?
Spesso il modello dei desire paths viene usato, in ambito accademico, per fare interessanti paralleli con altri settori apparentemente diversi: per esempio le scelte dei consumatori sul mercato. https://www.youtube.com/watch?v=P9B8PmUR64U
I sentieri spontanei non nascono solo nei prati: basta una nevicata intensa e le orme lasciate nella neve diventano un metodo altrettanto efficace per scoprire e capire i movimenti umani in uno spazio aperto.
Secondo il podcast 99% Invisible, (che ha ispirato questo articolo ed è consigliato a chiunque abbia anche un vago interesse al design), i pianificatori finnici sfruttano il clima locale e regolarmente analizzano i desire paths che nascono dopo le nevicate per progettare e migliorare i sentieri e percorsi nei parchi.
L’aneddoto è plausible e si conforma molto all’idea di quella Finlandia pratica, ingegnosa e con un settore pubblico progredito che tanto piace ai media esteri. 99% Invisible cita come fonte una pubblicazione del Royal Borough of Kensington and Chelsea, che però a sua volta non cita fonti dirette. Oltre a quel trafiletto sulla rivista dell’amministrazione di un quartiere londinese (ora nelle cronache perché organo responsabile della Grenfell Tower), non siamo riusciti a trovare conferma in nessuna fonte finlandese.
Anche se non si può escludere che la tecnica sia stata usata dai pianificatori in Finlandia, non sembra essere una pratica diffusa, sistematica e ben documentata.
Come spesso succede online, una bella storia può lasciare un retrogusto apocrifo.
(La Rondine – 7.7.2017)
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