Il paesaggio è creazione umana, nasce dalla nostra interazione con l’ambiente. La fotografia è una maniera moderna di interagire con “quella parte di territorio che si abbraccia con lo sguardo da un punto di vista determinato”, come dicono i dizionari. Luci, colori, forme: tante variabili costituiscono insieme ciò che definiamo paesaggio. E che sappiamo essere per definizione una visione parziale del mondo, un punto di vista.
Un punto di vista che può esprimersi anche in letteratura, da un ermo colle, ma è indubbio che quello letterario è un’”astrazione” rispetto, per esempio, alla pittura. Che incarna al massimo grado la “soggettiva”. Come ha scritto Giuliana Andreotti, geografa e studiosa del paesaggio, i pittori raccontano il ‘loro’ paesaggio e insegnano a vederlo… inducono a coglierne l’essenza, oltre il velo delle apparenze… Questo è il ‘loro’ paesaggio, la loro proiezione sulla cosa percepita perché percepire è un modo di proiettarsi sulla realtà”. Perché il paesaggio “è anche psiche” (Architettura del paesaggio, Trento 2005).
Si può parlare di “soggettiva” o di “proiezione psichica” anche per un fotografo di paesaggio? Forse, quando il fotografo si chiama Franco Figàri. Nato a Genova, ma milanese per formazione e cultura, è un cittadino del mondo. Le sue fotografie da decenni raccontano praticamente ogni angolo del pianeta, come testimonia il suo ricchissimo sito, che spazia dall’Antartide alle Galapagos, dalle Falkland alla Groenlandia.
Ma il globo intero nel caso di Figari ruota intorno ad un ombelico che si chiama Finlandia. Per ragioni anche personali (ha sposato una finlandese) si è ritrovato assai presto un punto di vista speciale tra i boschi e su un lago nella Finlandia sud-occidentale, il lago Valkijärvi, vicino a Sammatti. La sua casa, bellissima, si trova sulla riva di fronte alla Paikkarin torppa, casa natale di Elias Lönrrot.
Maestro di trekking (in Italia è stato a lungo reporter della rivista omonima) ha girato i parchi nazionali della Finlandia in lungo e in largo, in ogni stagione, lasciandoci una guida unica per la conoscenza del paese in un libro straordinario, “I sentieri della Finlandia” (Amighetti editore, 1997).
Ha raccolto foto in altri volumi, ne ha presentate su tante riviste, prima di pubblicare quest’anno per le edizioni Spazio di Milano la sua summa sul paese nordico: “Finland, land of lights”.
Il titolo è perfetto, sintetizza il suo lavoro di ricerca. Le aurore boreali attese a temperature rigidissime, riflesse nei laghi della Lapponia, o i riverberi cangianti della luna sui laghi della Finlandia meridionale, oppure i raggi del sole che tagliano gli isolotti e i sassi sulla riva dell’arcipelago di Turku, o ancora i disegni dei canneti contro lo specchio di uno stagno: tutto questo rientra nella sua ricerca quasi ossessiva delle “luci”.
Quanti, turisti occasionali, si ritrovassero a dire della Finlandia che è un paese fondamentalmente monotono, dovrebbero sfogliare le foto panoramiche di questo volume, di dimensioni inconsuete (48 x 24 cm), per accorgersi di quanto sia importante non solo l’inquadratura, ma soprattutto il tempo di ogni fotografia. Si comprende, sfogliando le pagine (che alternano una foto panoramica a piccole immagini tematicamente collegate) quanto studio, quante attese si debbano immaginare dietro ogni scatto. I tempi dell’attesa sono determinati dal cambiamento della luce, la luce a sua volta modifica le forme, il risultato è un attimo che, all’occhio del fotografo, risulta significativo. È puro segno.
Colori luce e forme insieme diventano il paesaggio come Figari insegna a vederlo… inducendo a coglierne l’essenza, oltre il velo delle apparenze. Un esempio di questo lavoro di scavo in profondità, alla ricerca della qualità psichica di un’immagine, lo si ritrova nelle tante foto dedicate a un paesaggio apparentemente identico, quello di Valkjärvi, sulle cui rive passa le sue estati Figari. La lunga consuetudine con il posto, le lunghissime attese, di giorno e spesso di notte, con ogni tempo, hanno portato a identificare un genius loci specifico, che nessun altro sarebbe in grado di cogliere, e che pure ci diventa singolarmente famigliare, dopo un’immersione in questo volume. Entrando in una certa initimità con un luogo sempre diverso, che appare e scompare, ma a momenti sembra sul punto di rivelare i suoi segreti.
Per uno scrittore, sarebbe una specie di diario intimo, per un pittore una sorta di autoritratto. Visioni, più che vedute, con una ricerca di essenzialità che arriva, in certi momenti, al segno puro, luce senza quasi più forme.
Paesaggista, decisamente, Franco Figari. E non fotografo della “natura” come, erroneamente a mio parere, hanno segnalato due recensioni qualificate apparse su Helsingin Sanomat e su Kamera-lehti, nei cui titoli compare la parola luonto (natura). In Finlandia non mancano i grandi fotografi della natura, uno per tutti Hannu Hautula, in cui però la materia della foto è per definizione una pianta, un luogo, un animale colti in un dato momento e restituiti a noi con una prevalente evidenza “oggettiva”. Dove il segreto della riuscita sta spesso proprio nella apparente assenza del fotografo, una sorta di “traduttore” che lascia alla natura tutto lo spazio possibile.
Il volume di Franco Figàri è disponibile a Milano nella Libreria Hoepli, a Helsinki nella Akateeminen kirjakauppa, nella libreria del Museo della fotografia a Kaapelitehdas (Tallberginkatu 1) o tramite la Suomalainen kirjakauppa. http://www.suomalainen.com/webapp/wcs/stores/servlet/fi/skk/finland-land-of-lights-p9788894246803–77
La Rondine 13.8.2017