La Finlandia passa periodicamente sui media per fasi cicliche: prima, durante, e dopo l’era della Nokia. Riconducendo spesso i problemi nazionali proprio alla crisi di quell’impero. Esiste invece da tempo un tipo di crisi diversa, meno evidente al cronista di passaggio, perché strisciante e più visibile a chi in Finlandia ci vive tutti i giorni. Ha a che fare con i modelli culturali, gli stili di vita, il valore delle persone (non solo gli immigrati, ma anche gli anziani), il rispetto dell’ambiente.
Helsinki è ancora una città colta, rispettosa della convivenza civile, attenta alla qualità dei servizi pubblici, alla salute di chi ci vive? Gli ultimi anni, non solo per via della crisi economica che si è fatta sentire, e dei tagli conseguenti, ma anche per l’emergere di esigenze e paure prima poco note a queste latitudini, certi pilastri della vita della capitale hanno cominciato a scricchiolare. A volte a cedere.
Partiamo da un caso eclatante: come è accaduto che una delle istituzioni della vita civile e culturale di Helsinki, la Libreria Accademica (Akateeminen Kirjakauppa) sia andata in crisi? Chiunque sia arrivato a Helsinki almeno vent’anni fa sa cosa ha significato quello splendido ambiente, opera di Alvar Aalto, luminoso e accogliente, gli splendidi lucernai sul tetto, le lunghe balconate di marmo bianco che cingono il salone centrale come in un teatro, l’eleganza dei tavolini e degli ottoni nel Caffè Aalto al primo piano.
Alla Accademica si andava per tante ragioni, e comprare un libro era solo una delle principali. Era un posto dove incontravi sempre qualcuno, un amico, un collega, o ti univi alla folla che ascoltava uno scrittore che presentava il suo nuovo libro su una piccola pedana all’ingresso. E dove si potevano fare incontri straordinari, non solo con scrittori, ma con personaggi della politica internazionale, o artisti.
Per restare agli italiani, c’è ancora chi ricorda l’arrivo nella Libreria di Luciano Pavarotti, per la presentazione della sua biografia scritta da William Wright. Era il 3 settembre del 1988. Nella foto si vede il direttore Jorma Kaimio che lo riceve all’ingresso della Libreria.
Una volta dentro, era inevitabile fare un salto per un caffè e una pasta nel Caffè Aalto, gestito con signorilità dal signor Saracino, un brindisino che era anche lui parte dell’istituzione. Ma tutto questo era possibile grazie alla formidabile offerta di libri. In tutte le lingue del mondo, con commessi competenti che ti guidavano nella ricerca. Quante volte capitava di comprare un libro diverso da quello per cui si era entrati in libreria!
Stig-Björn Nyberg (a destra) al Caffè Aalto
Poi, lentamente, la libreria è andata in crisi. Proprietà dei grandi magazzini Stockmann fin dal 1930 (ma fondata da Alvar Renqvist e Gösta Branders già nel 1893) era prosperata anche grazie alla competenza di chi la dirigeva, e grazie alla grande autonomia garantita dalla proprietà. Poi, negli ultimi dieci anni, il crollo. Fino alla vendita finale a un’editrice svedese, la Bonnier Books, nel 2015. Sembra la soluzione, ma è ancora presto per dirlo.
Un profilo storico della Libreria, in un’intervista al sito della Televisione di stato (YLE-Uutiset), lo fa l’ex direttore della Akateeminen kirjakauppa Stig-Björn Nyberg, in pensione da quel fatidico 2010, quando la crisi ormai ha preso il suo abbrivo. Racconta a Mikko Pesonen come, secondo lui, si è arrivati a questo punto.
Dal suo pensionamento, osserva, tante cose sono cambiate, non proprio in senso positivo, e lo si vede dagli scaffali. “Ci sono molti meno libri in vista. Cinque-sei copie dello stesso libro. Prima ce n’era una sola copia esposta. E gli scaffali erano pieni.”
Ancora all’inizio degli anni ’90 la Akateeminen era la più grande libreria dei Paesi nordici. Nyberg ricorda che vi si trovavano fino a 140 mila titoli diversi. Adesso la cifra è sui 20 mila. Un cambiamento radicale. “Una volta si veniva a guardare i libri e a fare delle scoperte. Adesso i libri presentati sono gli stessi delle altre librerie.”
Una carriera, quella di Nyberg, che parte dalla gavetta. Entra nella libreria dai suoi inizi, quando l’edificio progettato da Alvar Aalto è stato da poco completato, nel 1970. Poi scala tutti i gradini all’interno dell’azienda, e nel 1997 iniziò il lavoro di direttore, dopo aver fatto esperienze anche nella scuola e nell’editoria. “Una cosa importante. Chi gestisce una libreria deve conoscere bene il mondo dei libri.”
Quando assume la direzione, si vivono momenti di grande cambiamento. Stockmann aveva appena venduto diverse filiali della libreria (a Jyväskylä, Joensuu, Lappeenranta, Kuopio, Vaasa) al suo più accanito concorrente, la Suomalainen Kirjakauppa. E quelle rimanenti vennero “integrate” all’interno della struttura del grande magazzino. ”Avevo molti dubbi, all’epoca, se restare o no in quel posto. Ma poi pensai che, se non l’avessi fatto io, l’avrebbe fatto qualcuno di Stockmann.”
Ma quella integrazione, comunque, Nyberg la definisce il primo piede nella fossa. Era l’inizio della caduta. Si pensava di ottimizzare le risorse, di fare risparmi. Ma in effetti “il cambiamento non giovò a nessuno”. La libreria era stata di proprietà di Stockmann sin dal 1930 e quella convivenza aveva portato buoni frutti, la libreria era in grado di gestirsi benissimo, e ancora alla fine del decennio 1990 faceva buoni utili, meglio di Stockmann. I perché della crisi?
“L’unica spiegazione è la sete di potere. Un caso di hybris da parte della direzione di Stockmann, che immaginava di poter gestire ogni cosa. Ma chi conosce la storia sa che alla hybris segue sempre la nemesis.”
Stig-Björn Nyberg
Il crollo finale comincia dopo il pensionamento di Nyberg nel 2010. A suo parere il segreto di una libreria di successo è la collaborazione costante tra reparto acquisti e reparto vendite. Chi vende sa cosa vogliono i clienti, e passa le informazioni a chi acquista i libri. Una catena, questa, che dopo l’uscita di Nyberg si è rotta. Ben presto la libreria non ebbe un suo direttore, e le decisioni furono prese ai piani alti di Stockmann. Nel mese di dicembre la libreria vende tradizionalmente il 60% dei volumi di letteratura di tutto l’anno. Ma con la nuova gestione non assumono personale straordinario per il periodo natalizio: con la conseguenza che i clienti non accettano di mettersi in coda, e si rivolgono alla concorrenza.
Due anni di caos, poi nell’estate del 2015 la notizia ormai attesa: Stockmann vende la Libreria alla svedese Bonnier Books. La notizia desta molte speranze in una ripresa dell’azienda, anche in Nyberg. Per quanto le perdite accumulate ammontassero a diversi milioni di euro.
Ma anche lui oggi nutre qualche dubbio su una effettiva ripresa. “Bonnier non ha spiegato chiaramente le ragioni del crollo. Anche perché non sono ancora riusciti a porvi rimedio. Ma in questo momento a dirigere la libreria c’è una persona capace, che spero venga lasciata lavorare. Il numero dei libri da altri paesi ha ripreso a crescere, e questo è un buon segno.”
Alla Akateeminen si trovava una ampia sezione dedicata alle pubblicazioni sugli “Aforismi”: quanti posti così avete conosciuto? La sezione “Fennica” aggiornava continuamente le traduzioni della letteratura finlandese in tutte le lingue del mondo: passando in rassegna la lunga bacheca e lo scaffale dedicati, ci si faceva un’idea della diffusione della letteratura finlandese a livello internazionale, si coltivavano idee su cosa tradurre, per esempio, e come.
Chi in passato ha venduto libri di fotografie, tramite la Libreria, racconta di avere parlato con un dirigente, a un piano alto, e di avere subito fatto un contratto. Bastava una stretta di mano, e la responsabilità di una persona competente. Oggi, mi dice, nessuno ha voluto vedere il suo nuovo libro. È stato dirottato verso un’agenzia fuori città che avrebbe il compito di “selezionare” i volumi, ma… senza nemmeno vederli. Alla fine il libro, spinto anche da belle recensioni sulla stampa nazionale, in Libreria c’è arrivato. Ma per giri tortuosi che confermano il pessimismo del signor Nyberg.
Un luogo che era fonte di ispirazione è diventato sempre più una specie di centro commerciale in cui si vendono “anche” libri, insieme a tante altre cose. Fa un po’ tristezza. Ma il vecchio Nyberg dice: lasciateli lavorare. Stiamo a vedere.
La Rondine 25.8.2017