Tre minuti

Negli ultimi giorni abbiamo nel nostro piccolo tentato di seguire gli eventi di Turku, riportando solo i fatti confermati e astenendoci da commenti e giudizi, consapevoli che uno degli effetti desiderati del terrorismo è proprio quello dell’attenzione e panico mediatici. Sentiamo doveroso ritornare al ritmo ordinario della nostra pubblicazione, ma ci sono ancora delle considerazioni che vogliamo fare, e tenteremo di condensarle in una lettura che dovrebbe avere un tempo di lettura inferiore a quei 180 secondi che hanno interrotto, rovinato e segnato troppe vite.

Bisogna elogiare l’esemplare comportamento di tutta la stampa finlandese, che è rimasta unita a non diffondere nessuna notizia non confermata, e nemmeno i tabloid più beceri hanno usato le parole “terrorismo islamico” finché non ce ne fosse l’assoluta certezza. Mentre in Italia pur di avere qualche click in più sembra che si sia disposti a dimenticarsi le regole base del giornalismo: anche le maggiori testate avevano già tirato le conclusioni dopo pochi minuti, facendo analisi e alcuni addirittura collegando i fatti di Barcellona e di Turku (L’Isis ha festeggiato online l’attacco: “Dalla Spagna alla Finlandia. Onore alla Jihad”).

La stessa cautela si è vista anche nei politici. Persino i più estremisti e populisti hanno avuto più buon senso di Salvini e i primi pensieri sono tutti andati alle vittime, senza tentare alcuna speculazione politica.

Il lavoro della polizia è poi stato ammirevole, in tre minuti e con stereotipica freddezza finnica ha saputo fermare l’attentatore con un singolo colpo di pistola, non letale.

Quello che rimane è un atto che danneggia non solo la comunità islamica, ma anche tutti noi immigrati ospiti in questo Paese non sempre ospitale. Resta che due dei soccorritori feriti si chiamassero Hasan e Hassan, fatto difficile da digerire a tutti quelli che vogliono fare di tutti i musulmani un fascio.

Resta l’istinto di reagire “di pancia”, invece di guardare le statistiche e ricordarsi che essere vittima di un atto di terrorismo è meno probabile che morire alzandosi dal proprio letto o cadere da una scala.  Per quanto sia più facile morire accoltellati in Finlandia che altrove (il Paese ha tra i più alte percentuali pro capite di omicidi con armi bianche), bisogna ricordarsi che nel 99% dei casi sarà per mano di un finlandese.

Quello che, nel nostro piccolo, possiamo fare è andare avanti, tentare di comprendere i fatti e non cadere vittime di pregiudizi e allarmismi. E fare di tutto per evitare di creare le premesse per cui cui un ragazzo di 18 anni possa essere convinto che il terrore sia l’unica alternativa.