Transparency International pubblica ogni anno una classifica che misura il livello di corruzione di ogni Paese. La Finlandia risulta sempre tra la primissime posizioni di questa lista, e quest’aura di onestà sembra essere regolarmente confermata ad esempio da inchieste e articoli che indicano Helsinki come il luogo dove un portafoglio smarrito abbia più alta probabilità di essere restituito intatto. Ma che tipo di realtà si nasconde effettivamente dietro questi dati? La Finlandia è ancora un Paese in cui una stretta di mano vale più di una cambiale?
Una piccola ma importante precisazione da fare sulla classifica di Transparency International è sottolineata dal nome stesso dell’indice usato per misurare i Paesi: CPI, Corruption Perception Index. Come denota la “P” dell’indice, la classifica non misura esclusivamente i dati concreti sulla corruzione, la trasparenza e la libertà di stampa, ma è un aggregato che include anche la percezione della corruzione stessa da parte dei media e della popolazione. È quindi un parte una self-fulfilling prophecy: più si dichiara che un Paese non è corrotto più si aumenta la sua percezione di onestà, indipendentemente dal livello di corruzione fattuale.
I media spesso semplicizzano riportando la classifica di TI come “la lista dei Paesi meno corrotti” piuttosto che il più accurato “lista dei Paesi percepiti come i meno corrotti”.
Poi, come sottolineato da Transparency International stessa, essere primi della classifica non significa essere immuni dalla corruzione. Anche la Finlandia, sotto la patina di onestà non è per nulla immacolata.
La corruzione finlandese non è un fenomeno nuovo, già durante gli anni ‘70 e ‘80 ci furono alcuni scandali legati ad esempio agli appalti per la costruzione della metropolitana di Helsinki affidati senza concorso, o come quello in l’azienda Salora fu condannata per evasione fiscale e corruzione di politici e funzionari pubblici, tra cui Bror Wahlroos, padre del multimilionario Björn, al tempo a capo della segreteria del ministero del commercio e dell’industria.
Di sicuro l’entità di questi crimini non è paragonabile a quella cui siamo abituati in Italia (che per la cronaca è al 60mo posto della classifica di Transparency International): infatti in questo casi politici avevano ricevuto in dono un sistema hi-fi molto costoso, circa 2000 euro odierni, e dovettero pagare una multa di circa 3000 euro.
All’inizio degli anni ‘90 il ministro dell’industria Kauko Juhantalo venne condannato a un anno di arresti domiciliari per aver falsificato i numeri della propria azienda per ricevere fondi statali che lui, come ministro, poteva influenzare.
Ma, differentemente da quello che successe in Italia nello stesso periodo, non fu l’aprirsi di un vaso di Pandora di una Tangentopoli finnica. Tuttavia il sistema di finanziamenti elettorale è tutt’oggi criticato per la sua mancanza di trasparenza .
Quindi, anche se a bassa intensità, la corruzione non è assente assente in Finlandia. Recentemente il numero di casi riportati dai media è anzi cresciuto, tanto da far scivolare il Paese al terzo posto della classifica di Transparency International nel 2016.
L’ex capo della narcotici finlandese Jari Aarnio
Causa del calo sono alcuni scandali legati all’industria, come le accuse di insider trading per Nokian Tyres o un caso di tangenti in Croazia connesso al produttore di armi finlandese Patria. Ma il caso più noto ed eclatante salito alle cronache è quello del capo della Narcotici finlandese Jari Aarnio. Aarnio, con un gruppo di una decina di complici, durante gli anni ha commesso una lunga serie di crimini, dall’abuso di ufficio all’inquinamente di prove, fino alla corruzione legata all’acquisto di materiale per la sorveglianza fornito da una ditta connessa a una gang criminale. Quasi surrealmente, sei delle accuse del processo erano legate al traffico e lo spaccio di oltre 800 chili di droga e un giro circa 400 000 euro, di cui decine di migliaia di euro sono state trovate sepolte nel giardino della villa dell’ex poliziotto. Aarnio è stato condannato in via definitiva a 10 anni di carcere alla fine del 2016.
Nel 2017 si è scoperto che un dipendente del comune di Helsinki, responsabile per gli acquisti e gli appalti di materiale elettronico per le scuole della città, nel decennio tra il 2006 e il 2016 è riuscito a intascarsi diversi milioni di euro manipolando leggermente gli ordini, soprattutto negli appalti minori, che in genere ricevono molta meno attenzione di quelli più grandi.
Leggendo queste notizie, da osservatore esterno, mi ha spesso colpito quella inizialmente mi parse inettitudine da parte dei criminali combinate con l’inesperienza delle autorità, non abituate a una corruzione endemica e senza complessi sistemi di supervisione. Per la mia testa passavano quasi automaticamente pensieri del tipo “In un altro Paese questo criminale sarebbe stato scoperto molto prima” oppure “Una persona un po’ più furba o attenta l’avrebbe fatta franca”. Ma, guardando con più attenzione, più che inettitudine credo che sia un’assoluta presunzione di impunità che guida le azioni di queste persone, che finisce per sfociare nell’arroganza e la disattenzione che porta a commettere passi falsi. Ed è probabile che quest’illusione sia alimentata anche dalla percezione generale dell’onestà del Paese.
Nonostante più frequente ed eclatante che in passato, questa corruzione “tradizionale” non è il vero problema in Finlandia. Non ci sono bustarelle scambiate nei bagni di un Autogrill, ma la corruzione è più sottile e presente in un’area grigia legale e morale.
Indicativo è il recente licenziamento da parte del governo del Procuratore Generale Matti Nissinen, accusato di nepotismo e conflitto di interessi per aver comprato dall’azienda gestita fratello servizi di formazione per la Procura.
Infatti, anche secondo i sondaggi, la forma di corruzione più comune è il cosiddetto “hyvä veli-verkosto” (letteralente la “rete del buon fratello”, qualcosa come un “club dei bravi ragazzi”): un sistema interconnesso di conflitti di interessi, favoritismi, nepotismi che in Finlandia è più accentuato che altrove, viste anche le dimensioni ridotte della popolazione.
Questi network di amici e parenti sono presenti a tutti i livelli della società e possono attraversare diversi ambiti e tipologie di industrie e servizi. Ogni abitante in Finlandia ha una storia personale riguardo questo tipo di favoritismi, ma anche i livelli più alti della società non ne sono assenti: la società mineraria Terrraframe, poco dopo aver ricevuto fondi addizionali per 100 milioni di euro approvati dal primo ministro Juha Sipilä, ha piazzato un ordine di 500 mila euro alla società Katera Steel, di proprietà del cugino del primo ministro (la diffusione di questa notizia è alla base del “Sipilägate”, in cui il premier ha ripetutamente fatto pressioni sulla giornalista autrice della storia).
La Rondine – 14.2.2018