Come sottolineava Bruno Meroni, uno dei docenti del mio training analitico cui sono più grato, sin dal paleolitico gli esseri umani, ancor prima di diventare stanziali, seppellivano intenzionalmente i loro morti in un luogo preciso e sacro: la necropoli, la “città dei morti”. Prendendo a prestito le parole dello storico Lewis Mumford, Meroni ricordava che “la città dei morti è antecedente a quella dei vivi. In un certo senso, anzi, la precorre, e quasi ne costituisce il nucleo. La vita urbana copre uno spazio storico delimitato dai più antichi terreni sepolcrali del primitivo e dal cimitero finale, la necropoli, in cui tutte le civiltà sono andate, una dopo l’altra, a morire.”
Il significato etimologico della parola greca koimetérion, da cui deriva﹘ via latino﹘l’italiano “cimitero”, è “luogo ove si va a dormire” (da koimán, fare addormentare), ed è ormai da molto tempo che i “giardini del sonno” rappresentano per me luoghi assolutamente vitali, in cui porre la propria esistenza in prospettiva, e nei quali incontrare con gli occhi della mente persone che, per i motivi più disparati, evocano risonanze profonde, affinità ed emozioni intense.
A circa settecento metri a piedi dal centro commerciale Kamppi, nel quartiere di Etu-Töölö a Helsinki, si trova il bellissimo cimitero di Hietaniemi, adagiato sulla riva di una baia, tra il complesso del vecchio ospedale psichiatrico di Lapinlahti a un estremo, e Hietaniemenranta (“Hietsu”), la più grande spiaggia della città all’altro. Ogni estate il vivace brulicare dei bambini che giocano e nuotano tra altri bagnanti, e dei gruppi di persone che prendono il sole, giocano a beach volley, sorseggiano qualcosa alla rotonda, o gustano un gelato, si svolge letteralmente accanto alle mura del cimitero. Vita e morte giustapposte, in un modo assai raro a vedersi.
Come sovente accade nel Nord Europa, il cimitero di Hietaniemi è di fatto un grande parco, in cui passeggiare, incontrare scoiattoli, o sedersi da qualche parte in contemplazione, mentre i vialetti adiacenti le sue mura perimetrali si animano di joggers e ciclisti pressoché in ogni stagione.
Inaugurato nel 1829 in una zona che all’epoca era ai margini della minuscola capitale e che oggi è invece centralissima, il cimitero ospita un lungo elenco di personaggi molto significativi per la storia e la cultura della Finlandia, tra cui ben otto dei suoi tredici presidenti (gli ultimi tre – Tarja Halonen, Sauli Ninistö e il presidente in carica Alexander Stubb – sono tutti ancora in vita), e un gran numero di esponenti della cultura, delle arti, degli sport e della vita del paese. Molti dei nomi più noti anche all’estero si trovano sulla cosiddetta “collina degli artisti”, tra i cui ospiti spiccano gli architetti Alvar e Aino Aalto e J.S. Sirén, il pittore Akseli Gallen-Kallela, il designer Tapio Wirkkala, e lo scrittore Mika Waltari. Non distante dalla rinomata e visitata collina è possibile trovare la tomba di Tove Jansson, la celeberrima e amatissima artista creatrice dei Muumin, e in un raggio di poche centinaia di metri ci si può imbattere in alcuni tra i pittori più importanti della storia dell’arte finlandese come Albert Edelfelt, Eero Järnefelt e Hugo Simberg, in poeti e scrittori come Eino Leino, L. Onerva, Aino Kallas, Otto Manninen, Uuno Kailas, e Zacharias Topelius, e in figure di spicco della cultura come l’architetto Carl Ludvig Engel, che ha dato forma al centro storico di Helsinki e alla sua cattedrale, il mitologo e folklorista Martti Haavio, la filantropa Aurora Karamzin, il filosofo e statista Johan Vilhelm Snellman, il politico Leo Mechelin, l’intellettuale Fredrik Cygnaeus, Karl Fazer del cioccolato, e così via.
Personaggi significativi per la propria personale relazione con la Finlandia possono essere cercati tra i suoi tantissimi artisti e persino tra gli sportivi, come il pilota Curt Lincoln o la leggenda del rally Hannu Mikkola, recentemente scomparso, a sua volta sepolto nelle aree nuove di questo grande cimitero.
Nascosto tra le numerose file di tombe, tra i vialetti e gli alberi di Hietaniemi c’è anche un tragitto invisibile. Esso è fatto delle tracce spesso sbiadite che collegano le vite di donne che, con le loro opere e il coraggio di vivere fuori dalle norme e dagli schemi del periodo storico in cui hanno vissuto, hanno contribuito profondamente alla lunga e non ancora terminata lotta per l’uguaglianza dei generi in Finlandia.
Alcune di queste donne sono celebrate ancora oggi nel Paese, ma molte altre, troppe, sono note solo agli specialisti e agli studiosi, e sono state dimenticate, nella cultura di massa contemporanea.
Cercare le loro tombe può essere l’occasione per scoprire i loro contributi, per sapere qualcosa di più delle loro vite, e per farle uscire dall’ombra in cui persino una società apparentemente egualitaria come quella finlandese le ha lasciate colpevolmente scivolare.
L’artista e scrittrice finno-svedese Helena Westermarck (1857-1938) può essere il punto di partenza di questo tragitto invisibile, o di quello che si potrebbe chiamare un tour femminista del cimitero. Delle sue tre carissime amiche, con cui Helena formava le cosiddette painter sisters, le sorelle pittrici, due riposano in questo luogo: la celeberrima Helene Schjerfbeck (1842-1946) e Maria Wiik (1853-1928). La quarta “sorella”, Elin Danielson-Gambogi (1861-1919), è invece sepolta a Livorno, in Toscana.


Presi per mano da Helena, è possibile trovare le tombe delle sue sorelle d’arte e render loro omaggio. Quella di Helene Schjerfbeck, la pittrice più celebrata in Finlandia, è al margine del cimitero, vicina al muro perimetrale, distantissima dalla collina degli artisti, in una sorta di parallelo con la sua vita tutt’altro che mondana, ai margini, appunto. Sia Helena Westermarck che la Schjerfbeck non si sposarono mai, per non dover rinunciare all’arte e alle proprie passioni sottostando al volere del nuovo padrone delle loro vite, un eventuale marito, la cui onorabilità sarebbe stata in pericolo, con una donna artista accanto.
Ad ogni modo Helena a soli 27 anni abbandonò la pittura, in cui stava avendo notevole successo, per dedicarsi completamente alla scrittura che oggi diremmo femminista, dando vita a romanzi aventi donne come protagoniste, e soprattutto a biografie di artiste finlandesi e pioniere nei propri campi di studio, affinché non venissero dimenticate, e anzi, potessero essere celebrate nel contesto della lotta per il diritto di studio, di voto, e di emancipazione femminile che animava il diciannovesimo secolo.
Tra queste biografie spiccano quelle di Adelaide Ehrnrooth (1826-1905), scrittrice femminista, prima giornalista donna in Finlandia e fondatrice dell’associazione finlandese delle donne (Suomen Naisyhdistys), di Elisabeth Blomqvist (1827-1901), pioniera dell’educazione delle donne, e quella di Rosina Heikel (1842-1929), femminista e attivista per il diritto delle donne allo studio, che nel 1871 riuscì a ottenere un permesso speciale per poter frequentare l’università di medicina, diventando nel 1878 la prima donna medico di tutti i paesi nordici.
Grazie a Helena ho trovato a Hietaniemi le tombe di Elisabeth e di Rosina, ed è particolarmente deludente rilevare che su quella di quest’ultima non si trova neppure un cenno, una targhetta, nulla che ricordi che lei fu la prima ginecologa e pediatra in Finlandia, in un’epoca in cui alle donne non era consentito conseguire una laurea.
A riprova del fatto che i morti possono esercitare un’influenza sui vivi, Helena mi ha invitato a cercare anche la tomba di un’altra artista di cui ha redatto una biografia, Matilda Rothkirch (1813-1942), morta a soli 29 anni, a suo parere la prima artista donna in Finlandia. Matilda riposa nel cimitero di Porvoo, in una cappella di famiglia le cui chiavi non sono ancora stato in grado di trovare, per potervi entrare. Ma anche in quel caso, nessuna targa sul muro esterno della cappella o sulla porta rammenta chi sia stata Matilda per la storia dell’arte e per il movimento femminista in questa nazione.
Helena ne scrisse le biografie affinché tutte queste donne non fossero dimenticate, ma pare necessario rianimare quel suo desiderio, perché il loro ricordo sembra essersi nuovamente offuscato.
Nelle vicinanze della tomba di Helena si trovano molte altre donne che hanno lasciato un segno nella storia del movimento di emancipazione femminile finlandese. Nello stesso campo in cui riposa Tove Jansson (che, giova ricordarlo, oltre ad aver creato i personaggi dei Muumi, era lesbica e viveva more uxorio con la sua compagna, in un epoca in cui in Finlandia l’omosessualità era reato), troviamo Alexandra Gripenberg (1857-1913), scrittrice e attivista del movimento per i diritti delle donne, eletta in parlamento nelle votazioni del 1906, le prime aperte anche alle donne.



Non distante dalla tomba di Helena Westermarck, recintata da una ringhiera di ferro, si trova quella di Marie Linder (1840-1870). Nata Musina-Pushkina a San Pietroburgo da un decabrista, Marie sposò il conte Constantin Linder, e visse la sua breve vita nel kartano di Kytäjä. La sua unica opera, il romanzo di ispirazione autobiografica “Una donna del nostro tempo” del 1867 fu scritto sotto lo pseudonimo di Stella (e forse in riferimento a ciò una stella campeggia sulla sua lapide) ed è considerata il primo esempio di opera liberal-femminista nella letteratura finlandese della seconda metà dell’800.
Un tour femminista di Hietaniemi alla ricerca di donne che hanno lasciato un segno nel lungo processo di lotta per l’emancipazione femminile e che hanno vissuto vite fuori dalle norme e dalle convenzioni del loro periodo può includere molte altre tombe, come quelle delle scrittrici Aino Kallas (1876-1956) e L. Onerva (1882-1972), entrambe amanti del poeta bohemién Eino Leino, o quella della pittrice Venny Soldan-Brofeldt (1863-1945), moglie dello scrittore Juhani Aho (1861-1921), il quale aveva una relazione non monogama con lei e con sua sorella Tilly, avendo figli da entrambe le sorelle.
L’ultima artista di questo breve, invisibile tragitto era figlia di un pastore protestante. Hanna Ongelin (1848-1893) fu una bohemién e un’autrice femminista radicale, che nelle sue opere prese posizione su molte delle ingiustizie sociali del suo tempo. Hanna fumava sigari, un’abitudine considerata del tutto inappropriata per una donna all’epoca, teneva i capelli molto corti, indossava un cappello da uomo, ed era spesso incline ad abusare di alcol. Era talmente radicale nei comportamenti da essere invisa anche alle altre attiviste, come Alexandra Gripenberg, che difatti la escluse dall’elenco delle figure influenti nel movimento femminista. La convivenza con una donna, molto probabilmente la sua compagna, completava il quadro di una persona che sfidava in ogni modo le norme e i valori della società in cui era nata. La sua unica foto la ritrae bambina, ma con fattezze da tomboy. Mi chiedo se nella contemporaneità non si sarebbe considerata una persona non binary. Hanna morì di polmonite a soli 44 anni, e, ironia del destino, vent’anni dopo Alexandra Gripenberg, che l’aveva avversata, fu sepolta nel suo stesso campo.
L’ho esplorato in lungo e in largo, il campo, alla ricerca della tomba di Hanna ma è stato uno sforzo vano. L’amministrazione del cimitero, in seguito alle mie insistenze, ha alla fine rivelato che la tomba di Hanna è andata in scadenza e il suo lotto è stato venduto… Una vera e propria rimozione in senso freudiano, mi sembra di poter dire. Qualcosa a cui porre rimedio passeggiando sul tragitto invisibile e tenendo viva la sua memoria, insieme a quella di tutte le artiste, intellettuali e attiviste che hanno sfidato lo status quo del tempo in cui vivevano. Andare a trovare a Hietaniemi queste donne straordinarie è un modo per farsi ispirare da chi, in altre epoche, ha incarnato la necessità di trasformazione delle cose del mondo che generano sofferenza, e l’atteggiamento di conscia ribellione e il metodico attivismo che le ha caratterizzate mi pare siano sempre più necessari, anche e soprattutto nel disastroso mondo contemporaneo.
Mi auguro che un tour femminista del cimitero di Hietaniemi sia un giorno disponibile, sotto la guida attenta di studiose che sappiano raccontare le vite e i contenuti delle opere delle donne a cui ho solo accennato e di molte altre ancora da scoprire, perchè il lavoro della memoria è la base per immaginare futuri diversi e trasformare il presente.
Per conoscere meglio due di queste donne, si possono leggere le edizioni in italiano di due libri di L.Onerva e Aino Kallas.


Cartoline finlandesi è una serie di articoli che propone luoghi da scoprire, monumenti da rivisitare e angoli del Paese che non sempre entrano nelle guide turistiche.