A Roma atti di vandalismo davanti a Villa Lante

Una violenza stupida nella notte fra il 13 e il 14 aprile a Roma: sono stati divelti i busti di due patrioti del Risorgimento italiano, Melchiorre Cartoni ed Enrico Guastalla, che si trovano sul viale alberato del colle del Gianicolo. I busti sono stati rovesciati per terra, per fortuna senza riportare danni evidenti. Gli autori del gesto, finora ignoti, ma probabilmente dei balordi, hanno poi rivolto le loro attenzioni anche contro un segnale stradale e contro il vetro di una bacheca in legno, posta all’ingresso dell’Ambasciata di Finlandia presso la Santa Sede in via Passeggiata del Gianicolo.

Sul posto sono arrivati i carabinieri della stazione Gianicolense, avvisati dal custode dell’Ambasciata, che indagano sulla vicenda. È probabile che i sistemi di videosorveglianza abbiano ripreso la scena,  e che dunque i filmati vengano esaminati dagli investigatori. I tecnici della Sovrintendenza capitolina, intervenuti sul posto, hanno verificato che i busti di due garibaldini Guastalla e Cartoni spinti sul terreno erboso «non hanno riportato danni». Ora i busti di fine ‘800 saranno ricoverati in una struttura idonea «in attesa di essere nuovamente ricollocati nella sede originaria», spiegano dalla Sovrintendenza.

Il Gianicolo è un luogo simbolico della resistenza contro i francesi nei giorni della Repubblica Romana. Era l’anno 1849, i cannoni del generale francese Oudinot avevano da poco smesso di tuonare su Roma. Sul campo più di 3000 patrioti italiani e circa 2000 soldati francesi; Mazzini firmava la resa, Garibaldi si dirigeva verso Venezia assediata per continuare “la lotta contro lo straniero”, Pio IX era sulla via del ritorno dopo “l’esilio” di Gaeta. A memoria di quella pagina storica fu deciso di far scolpire dei busti raffiguranti patrioti italiani e stranieri che durante il Risorgimento avevano combattuto con le armi o con la parola per l’unificazione dell’Italia.

L’opera incominciò quando il 28 maggio 1849 la Repubblica Romana stanziò 10.000 lire per la creazione di busti marmorei da esporre nei giardini del Pincio. Alla fine della guerra di busti ne erano stati fatti cinquantadue, ma rimasero nei magazzini del Campidoglio.

Nel giugno del 1851 papa Pio IX ordinò di disporre i cinquantadue busti nei giardini del Pincio, escludendo alcuni non graditi perché atei. Nel 1860 gli scultori Achille Stocchi e Tito Sarrocchi furono incaricati di modellare i busti non graditi e di crearne di nuovi. I busti arrivano così ad essere 228.

Un primo posizionamento delle statue avvenne tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento: il monumento a Garibaldi risale al 1896.

83 busti sono stati disposti nella splendida camminata del Gianicolo che dal faro degli italiani d’Argentina passa dal monumento ad Anita Garibaldi a quello del marito Giuseppe e arriva a porta San Pancrazio dove si erge la statua di Ciceruacchio di fronte alla cosiddetta casa di Michelangelo. Tra i busti, ricordiamo quello del “garibaldino finlandese” Herman Liikanen (sulla cui effettiva partecipazione ai moti risorgimentali italiani Luigi G. De Anna ha scritto sulla Rondine.)

Si incontrano uomini politici, scrittori, avvocati, pittori, insegnanti, attori, studenti, professori universitari, poeti. Tra loro solo una donna, Colomba Porzi Antonietti. Una ragazza che sposò il conte Luigi Porzi contro il volere della famiglia. Il suo amore per il marito la portò a seguirlo prima a Venezia, per la liberazione della città, e poi qui a Roma, marciando al suo fianco.

Per non creare disagi in questa comunità di uomini, Colomba si era anche tagliata i capelli come un uomo e indossava la divisa da ufficiale. Fu colpita da una palla di cannone francese mentre combatteva con gli altri garibaldini sul Gianicolo e morì. Aveva 23 anni.

La Rondine – 14.4.2018