È scomparso Arto Paasilinna, lo scrittore finlandese di maggior successo internazionale è morto. Si è spento la mattina del 15 ottobre in una casa di cura a Espoo. Dove aveva trascorso una decina d’anni, dopo l’ictus che l’aveva colpito. Era nato a Kittilä il 20 aprile 1942. Il figlio maggiore, Petteri, racconta che il padre scriveva ancora, ma solo per suo divertimento. Ci viene da pensare che lo abbia sempre fatto. Ma restando scrittore di razza, non legato solo alla categoria dell’umorismo in cui molti lo hanno ingabbiato. Sapeva raccontare, dietro le sue storie apparentemente paradossali, aspetti crudamente veri di una società, quella finlandese, afflitta da tabù e ipocrisie. Per questo, forse, in patria non era troppo amato dal mondo intellettuale. Mentre all’estero, soprattutto in Francia, la sua capacità rabelaisiana di capovolgere i ruoli sociali lo ha fatto rispettare come un pensatore originale dei nostri tempi.
Trentacinque romanzi e tanti altri scritti. Tra le sue opere più famose ricordiamo L’anno della lepre, Il mugnaio urlante, Piccoli suicidi tra amici (tutti tradotti in italiano dall’editrice Iperborea di Milano). Secondo WSOY, il suo editore di Helsinki, le opere di Paasilinna sono state tradotte in oltre 40 lingue e vendute per più di otto milioni di copie.
Uno scrittore unico, che non lascia eredi, nonostante i disperati tentativi di trovargliene uno.