Vi piace la musica finlandese? Ecco i miei cinque album del 2018

Nella redazione dela Rondine abbiamo gusti abbastanza di nicchia: il nostro direttore è ossessionato dall’opera, Andrea Magni è rimasto ad ascoltare la musica che ha scaricato da Napster quando aveva ancora i capelli. Il sottoscritto invece si vanta di seguire maniacalmente l’evolversi della musica indipendente, anche in Finlandia, anche a costo di essere il più vecchio ai concerti. Qui di seguite una selezione di cinque uscite interessanti di quest’anno.

La musica finlandese è una affare esclusivo, una cosa per pochi, soprattutto quando è in finlandese. Per affacciarsi sui mercati internazionali spesso i gruppi passano all’inglese, essendo il finlandese parlato da poco più di cinque milioni di persone prevalentemente in Finlandia. Una rock star finlandese, in cima alle classifiche di vendita nel Paese natale, con un seguito di fan sfegatati e adoranti, potrebbe tranquillamente girare per Stoccolma senza che nessuno la riconosca; sarebbe una perfetta sconosciuta, magari vestita in maniera un po’ eccentrica.

La lingua finlandese ha però una tradizione musicale orale lunghissima, con delle metriche abbastanza dissimili sia dalla tradizione popolare del sud Europa, sia da quella del folk anglosassone, cosa che ha collaborato a rendere la popular music finlandese una cosa un po’ esotica. Inoltre, ci sono aspetti della cultura finlandese, a partire dalla propensione per la solitudine fino al peculiare rapporto con bevande alcoliche, che si sono mescolate con la filosofia del sex, drugs and rock’n’roll con risultati di qualità magari scostante, ma di certo sempre interessanti.

Un aspetto interessante della popular music finlandese resta il rapporto con l’identità nazionale. Björk, parlando della musica islandese, ha detto qualcosa che vale anche per la Finlandia: “quando la mia generazione è arrivata, abbiamo cominciato a chiederci cosa significava essere islandesi e come potevano sentirci orgogliosi, invece di sentirci in colpa tutto il tempo, come se fossimo degli animaletti colonizzati dalla Danimarca per 600 anni… poi quando in Gran Bretagna è arrivato il punk alla fine degli anni ’70, ne siamo stati infettati e abbiamo scoperto che quello che contava non era quello che potevi fare, ma quello che facevi davvero e abbiamo usato questa forza per fare una dichiarazione d’indipendenza in musica.” (da: Screaming Masterpiece. Dir. Ari Alexander Ergis Magnusson. Soda Pictures , 2005)

I piccoli stati, Milan Kundera li chiamava ‘piccole patrie’, hanno un disperato e vitalistico bisogno di autodeterminarsi e la musica popolare offre strumenti adeguati, dal punto di vista della rappresentazione e della facilità d’uso per creare immagini vitali di una nazione, di una cultura, di un popolo. Ci sono centinaia di canzoni finlandesi di tutti i generi che parlano proprio di questo, in maniera quasi maniacale, anche se molte sono però cover.

L’attenzione per la natura nazionalpopolare della musica in Finlandia è in ogni caso qualcosa che si capisce in fretta. Ci si trova a cantare un po’ dappertutto, ad un corso di lingua (come scriveva Diego Marani tempo fa), ad un matrimonio, in uno sciopero, in una festa scolastica, in un funerale, o anche in guerra (come si vede nel Tuntematon Sotilas). In Finlandia si canta per sentirsi parte di una comunità e devo dire che è qualcosa che fa sempre bene al cuore.

Questa attenzione civica al canto produce anche un sacco di musica. Nel 2018 in Finlandia sono usciti un moltissimi nuovi album. Ecco quindi qui i miei cinque album preferiti di quest’anno, in ordine sparso. Sono tutti usciti per etichette indipendenti, senza supporto di grosse major discografiche e di produttori; se volete supportare questi gruppi comprate questi album e andate ai loro concerti!

Kynneet ‘Vähät välitää’

Kynneet (‘unghie’) sono il progetto power-pop di Teemu Tanner, che suona anche in altri gruppi della scena helsinkiana ed è diventato ‘famoso’ nel programma televisivo Sohvaperunat  (che è tragicamente il meglio che uno può vedere in tv in Finlandia). Il gruppo suona uno sgangherato power-pop melodico, con canzoni brevissime in finlandese, dominate da riff di chitarra fuzz e dalla voce un po’ monotona di Teemu.

Il gruppo dà il meglio dal vivo, in parte per la presenza scenica del cantante, che non disdegna l’interazione col pubblico, in parte per la compostezza degli altri membri del gruppo. Quest’estate hanno suonato praticamente ovunque, dai chioschi nei parchi (spesso in versione acustica col nome ‘lyhyt kynnet’) a parecchi festival. Il disco segue un paio di EP pubblicati in precedenza e conferma l’attitudine scanzonata del gruppo e la capacità di scrivere canzoncine che restano assolutamente in testa dopo il primo ascolto.

https://kynnet.bandcamp.com/album/v-h-t-v-litt

HÄN ‘Harhakuvitusmaailmassa’

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Gli HÄN sono apparsi all’improvviso quest’estate con ‘Harhakuvitusmaailmassa’ un singolo fantastico, che è diventata la hit dell’estate di Radio Helsinki. Suonano un pop molto influenzato dagli anni ottanta e in particolare la voce e i testi del cantante richiamano fortemente il gruppo cult finlandese Leevi and the Leavings . Anche il look della band è poi assolutamente vintage, sembrano usciti da una cassetta VHS con la registrazione del documentario dei fratelli Kaurismäki Saimaa-ilmiö (1981).

Dal vivo hanno un suono molto fedele al loro album d’esordio, un suono che andrebbe meglio in uno stadio più che nei club scalcinati dove li ho visti. Hanno un groove quasi da E Street Band e un batterista eccezionale nel tenere i tempi da drum machine, che il genere impone.

https://open.spotify.com/artist/0fyIHf8Jwc4MexGCPeIHxq?si=JK52TT0cTG2mfWT5GpACwg

Teksti-TV 666 ‘Aidattu tulevaisuus’

Teksti-TV 666 esistono da qualche anno e sono il supergruppo della scena di Helsinki, con componenti provenienti dai qui citati Kynneet e HÄN. Suonano un genere pesantissimo e spesso strumentale; e dal vivo si avvalgono di cinque chitarristi. Usano riff ripetitivi e ipnotici, di scuola kraut-rock che dal vivo estendono molto oltre la normale durata di una canzone. Riescono a tenere un accordo per dieci minuti con la sezione rimtica che va avanti all’infinito. Sembra la colonna sonora di un viaggio in macchina da Helsinki a Kuopio su una Ford Mondeo mentre fuori nevica e non si vede niente.

Le parti cantate sono spesso melodiche, ma preferiscono tenerle al minimo, qui si parla di chitarre e chitarre e chitarre, distorte, effettate, reverberate, un muro del suono nel quale immergersi e lasciarsi andare.

https://teksti-tv666.bandcamp.com/

Litku Klemetti ‘Taika tapahtuu’

Litku è la regina del cool. È di Jyväskylä e la stampa dice che ha scritto una tesi di laurea su stile e autenticità nella scena indie finlandese. Potrebbe avere scritto la tesi su se stessa. Comunque sono alcuni anni che fa musica e c’è un numero sterminato di album (anche su cassetta), tutti usciti per l’oscura etichetta di Jyväskylä Luova Records. Dal vivo si accompagna con una balalaika elettrica, che suona davvero bene.

Come nel caso di HÄN, anche qui la nostalgia ha gioco facile, il suono e i testi di Litku richiamano l’age d’or della musica finlandese: gli anni settanta di Juice Leskinen, del Manse-Rock (il rock di Tampere) e del Proge (il rock progressivo). Quindi rispetto ai gruppi elencati qui sopra, ci sono più tastiere, meno chitarre e dei testi e arrangiamenti più ricercati, seppur legati al quotidiano. Anche qui forse ci troviamo di fronte ad un revival di musiche che la piccola Litku probabilmente sentiva sul sedile posteriore di una FIAT qualsiasi, proveniente dal mangiacassette, mentre andava al mökki e fuori pioveva.

https://luovarecords.bandcamp.com/album/litku-klemetti-taika-tapahtuu

Pää Kii ‘Jos huonoo onnee ei ois mul ei ois onee ollenkaan’

Pää Kii (“Sta’ zitto”)sono il gruppo di Teemu Bergman. Sono in giro da qualche anno e sono al secondo album dopo una svariata serie di singoli. Teemu è stato per molti anni la persona più conosciuta nel giro punk del quartiere della capiatale Kallio, soprattutto per gruppi dai nomi fantasiosi come Kakka-hätä 77 (“mi scappa la cacca”) e Vaasankatu SS (“Le SS di Vaasankatu”, una via di Kallio).

Pää Kii è esattamente come gli altri gruppi basato sui testi di Teemu, che offrono uno spaccato di realismo sociale sulla vita di un punk disoccupato di Kouvola alle prese con la fine dello stato sociale finlandese, la disoccupazione, l’apatia, la salute mentale, le droghe e l’amore sfortunato. Questo secondo disco suona esattamente come il primo: garage punk melodico con ottimi riff di chitarre e ritornelli che restano in testa per giorni interi dopo averli sentiti. Poi la scrittura a grado zero di Teemu, nonostante lo slang, è abbastanza facile da capire e la sua ironia è contagiosa. Poi come non riconoscersi nella tragedia di quando il tuo ex porta tutti i tuoi dischi al mercato delle pulci e li vende per un nonnulla.

https://open.spotify.com/album/4iJGd2jN58g3hkeU0MfbDo?si=8f-6nvWLSmmk8OnMLbrVNg

La Rondine, 28.11.2018

Giacomo Bottà
Accademico specializzato in studi urbani con una passione per la musica, ha lasciato la natia Valtellina per la Germania, solo per ritrovarsi a Helsinki.