A fine anno si fanno bilanci, sempre provvisori, quando si tratta di libri. Sulla Rondine presentiamo un breve profilo delle opere di letteratura, teatro, studi letterari e artistici, che speriamo siano di aiuto al lettore italiano interessato alla cultura finlandese contemporanea. Si tratta di testi non di facile accesso poiché sono pressoché assenti dal circuito di promozione culturale. Queste opere, tutte in lingua finlandese, sono anche accomunate dal fatto di offrire approcci artistici e accademici in cui la letteratura, i suoi vari generi (poesia, prosa, dramma) e le varie forme d’arte (letteratura, teatro, poesia, arti visive e musica) si intrecciano e fondono.
Nel contesto letterario internazionale, si può considerare ormai quasi uno stereotipo la promozione all’estero dei vincitori del “Finlandia”, il “più importante” o, come vuole il cliché, il “più prestigioso” premio letterario finlandese. Tuttavia, bisogna ricordare come i vincitori del Finlandia vengano selezionati da un unico arbiter mentre, nel caso di altri premi letterari, è una giuria a scegliere l’opera vincitrice. Come nel caso del “Runeberg”, assegnato ogni anno nel giorno del compleanno del “poeta nazionale finlandese”, l’autore di lingua svedese del XIX secolo Johan Ludvig Runeberg. Chi è interessato alla letteratura finlandese contemporanea, non dovrebbe lasciarsi sfuggire l’occasione per seguire non soltanto i vincitori di questo premio, ma anche almeno la rosa ristretta di candidati al premio finale.
Un buon esempio di un’opera notevole, anche se non ampiamente pubblicizzata, è il romanzo di Marjo Niemi Kaikkien menetysten äiti (La madre di ogni cordoglio), vincitrice per il 2018 del premio in questione. Marjo Niemi (1978-), è una scrittrice versatile ed anche un’assistente letteraria teatrale e, in effetti, anche questa sua recente pubblicazione è strutturata come un lungo monologo teatrale, scritto in uno stile vivace, idiomatico ed espressivo. Il romanzo prende le mosse da un evento onirico e sinistro in cui la protagonista, una giovane donna turbata e palesemente squilibrata, si ritrova su un palcoscenico, dove l’unico punto illuminato è il cadavere di sua madre, coperto da un lenzuolo. Il testo si evolve in un dialogo della figlia con la madre muta, in un’espressione di desiderio, amarezza, rimorsi e rimproveri. La linea tra realtà, immaginazione, sogno e stati d’animo provocati da esaurimento e disturbi mentali a poco a poco svanisce, e ciò che rimane sono i sentimenti contrastanti della figlia.
Anche nella sua ultima raccolta, Peruuttamattomia muutoksia (Cambiamenti irreversibili, 2018), gli alberi e le foreste occupano una posizione centrale nei testi di Eine Joutsijoki, così come gli elementi naturali, che possono offrire esperienze divergenti e inaspettate; il freddo, ad esempio, non è affatto visto come qualcosa di negativo, basta notare il fascino che esercita il senso per la neve, una vera e propria protomateria per i finlandesi:
Densa la neve / di un candido che inghiotte tutto, / copre passato e futuro / lasciando in vista / soltanto il giorno in corso. // L’orbita solare di finestra / in finestra, / seguì le mie incombenze / quotidiane // modeste ma indispensabili, / affaccendarsi per non lasciare / che le inquietudini / prendano il sopravvento. // Giornata tersa e luminosa / senza domande.
La sua poesia, come l’autrice stessa dichiara, si rifà a un realismo impressionista: “Penso che nulla si ripeta allo stesso modo. Ogni momento è unico. Se si aspetta sempre solo il nuovo e ciò che è da venire, si perde molto. La poesia parte sempre da un’esperienza improvvisa. Può accadere che mentre guardo la TV sullo schermo appaia qualcosa che mi tocca in maniera così profonda da focalizzare un testo poetico nella mia mente. Prendo subito nota. I film e la musica sono spesso stati gli ispiratori di questi primi versi. Scrivere poesia non è per me una scelta consapevole. Sono d’accordo con Rainer Maria Rilke: una poesia richiede molte esperienze e molti avvenimenti; tutti li sperimentano, ma il tratto caratteristico del poeta è usare tutto ciò per dare origine a una poesia. Un giorno, per qualsivoglia ragione”.
I generi delle forme drammatiche brevi e intime, come i monologhi e i dramma radiofonici, hanno una ricca tradizione in Finlandia e sono coltivati non solo dai drammaturghi, ma anche da scrittori e poeti. Jouni Inkala (1966-), noto soprattutto come poeta, ha recentemente prodotto due straordinari lavori drammatici: un monologo teatrale, Kovaa kyytiä (A tutto spiano, 2018) e un dramma radiofonico, Uskoutuja (Confidente, 2018). Kovaa kyytiä si occupa del fenomeno molto attuale del familiare assistente, l’anziana Lyyli che si prende cura del marito gravemente malato. L’ironia del suo destino è il fatto che, molti anni prima, aveva scritto una dissertazione sul potenziale di forza inutilizzato del genere femminile. Il monologo, emotivamente molto carico, porta in scena una situazione oggigiorno sempre più comune. La prima di quest’opera si è avuta lo scorso 21 settembre al Teatro comunale di Jyväskylä.
Mentre il protagonista di Kovaa kyytiä è una donna anziana, quello di Uskoutuja, trasmesso questo autunno dalla radio nazionale finlandese (Yle; 28.10.2018) è il giovane Niko, il quale lavora nell’archivio sotterraneo dell’ospedale. In questa sorta di limbo dantesco, Niko studia vecchie lastre di pazienti non più in vita; attraverso queste immagini, i defunti cominciano a parlargli e a confidarsi con lui. Secondo le parole di Inkala, le due opere teatrali qui menzionate sono nate come parte di una trilogia sulle persone che vivono nella “zona d’ombra della società”. Entrambe le opere, in cui passato e presente, fantasia e realtà, vita e morte si intrecciano e si sovrappongono, sono generalmente piuttosto cupe, anche se non mancano momenti di umorismo amaro e comicità tragica; sorprendentemente, l’autore ha rivelato che l’opera finale di questa trilogia sarà molto probabilmente una commedia.
I modi in cui le forme d’arte si influenzano a vicenda, mescolandosi o fondendosi hanno sempre interessato gli studiosi così come gli artisti stessi. Kirjallisuuden ja musiikin leikkauspintoja (Sezioni di contatto di letteratura e musica, 2018), la nuova antologia curata da Siru Kainulainen, Liisa Steinby e Susanna Välimäki e pubblicata da Suomalaisen Kirjallisuuden Seura, esamina le interazioni tra letteratura e musica. Ricercatori di entrambi i campi analizzano vari fenomeni nella terra di mezzo tra le due forme d’arte, soffermandosi sulla musicalità dei testi letterari, sul ritmo come attributo intrinseco anche dei testi letterari, sulla magia della melodia, della scrittura e della parola, sulla mimesi letteraria e musicale che trasmette e costruisce mondi fantastici e reali.
La gamma di argomenti e temi è molto ampia e va dalle analisi delle strutture narrative delle composizioni musicali come sonate o blues, ad una sorta di approccio opposto, l’analisi della struttura musicale del romanzo (esaminando le opere di F. Schlegel, T. Mann, M. Kundera o V. Nabokov). Alcuni studi si concentrano, poi, sugli elementi tematici della musica in letteratura (ad esempio nei romanzi polizieschi o nelle opere di Toni Morrison). La sinestesia è trattata nel capitolo sulla prosa simbolista e decadente, e l’intero volume sembra culminare in generi in cui parole e toni si fondono: i testi rap e il tradizionale joik della lingua sámi settentrionale, presente nella poetica di una delle personalità nordiche più famose, il versatile artista sámi Nils-Aslak Valkeapää (1943-2001).
Quanti sono interessati alla cultura fin de siècle e al modo in cui le varie forme d’arte, inclusa la letteratura, hanno interagito durante “l’età dell’oro dell’Arte finlandese” (vale a dire il periodo che copre all’incirca gli anni 1890-1910) troveranno di sicuro interessante la dissertazione della storica dell’arte Asta Kihlman Kolme tutkielmaa sukupuolesta (Tre studi di genere), presentata nel novembre 2018 presso l’Università di Turku. Kihlman analizza la politica dell’identità di tre artiste finlandesi, Beda Stjernschantz (1867-1910), Sigrid af Forselles (1860-1935) e Ellen Thesleff (1869-1954). Il lavoro di Kihlman si aggiunge alla recente prolificità di opera su Ellen Thesleff (ad esempio, la biografia ad opera di Hanna-Reetta Schreck e il romanzo biografico di Pirkko Soininen); nella pubblicazione della Kihlman, alla Thesleff è dedicato un intero capitolo.
Tuttavia, la dissertazione di Kihlman presenta anche due artiste meno famose, Beda Stjernschantz e Sigrid af Forselles, comunque fondamentali per quel che riguarda la cultura visiva finlandese di fin de siècle. Kihlman analizza le pratiche e le strategie con cui queste tre autrici costruiscono le immagini di sé nei loro dipinti: il suo punto di partenza è il genere dell’autoritratto che, secondo la sua lettura, si espande in una politica identitaria chiamata auto-rappresentazione immaginativa. Analizza, inoltre, le problematiche dell’arte, la soggettività dell’artista, a quel tempo estremamente importante, nonché la ricezione critica. Genere e sessualità sono al centro dell’approccio della Kihlman, la quale offre una lettura queer del suo materiale, mirando a distruggere le idee ancora profondamente radicate sulla stabilità del genere e delle identità sessuali, tutto ciò nel contesto delle idee di genere del fin de siècle, incluse quelle psicoanalitiche e letterarie. La pubblicazione è disponibile e scaricabile cliccando qui.
Buona lettura e buone feste a tutti.
(Traduzione: Antonio Parente)
La Rondine – 23,12.2018