Soma e Suomi, un connubio spesso utilizzato da pubblicità e agenzie letterarie e turistiche per vendere il prodotto “Finlandia” sotto una serie di etichette ripetute, con formule come “incontaminato” o “magico” o “mitico”, per presentare una terra selvaggia, fonte di energie inesauribili. Di un Nord “turgido e passionale” capace di incantare racconta un libretto (Libera la tua natura selvaggia) di Eija Tarkiainen. Un mondo però condannato, per una ricerca continua di efficienza (la modernità), a perdere le “proprie mutevoli atmosfere interiori”. Da qui il bisogno di ritrovare “la profondità della leggerezza”, la “Bellezza della forma che non esclude l’esistenza del contenuto”. Per farlo, un modo può essere fare incontrare l’algida Luna delle proprie origini (finlandesi) con il Sole italico.
Il volume è destinato a quanti desiderino superare certi loro “inestetismi” grazie all’aiuto della bio-energetica. Si citano, al riguardo, lavori di Lowen e Reich, e nella seconda parte del volume sono presentati una serie di esercizi pratici, sulla cui utilità non mi pronuncio.
Eija Tarkiainen, finlandese che vive in Italia, si dichiara “ricercatrice e formatrice nel campo dell’olismo con tecniche a mediazione corporea e biogenetica. Appassionata di mitologia e della simbologia e delle loro analogie con le dinamiche umane”.
Nell’Introduzione (p. 17) si legge: “Nel tuo corpo abita un’intelligenza istintiva, arcaica, capace di far superare le difficoltà, donare chiarezza di pensiero, e attivare forza di volontà inimmaginabile”.
Quando uno legge “intelligenza istintiva e arcaica” la mente corre a una parte del pensiero occidentale, un filone che va dai Greci antichi a Freud e Jung.
E infatti subito dopo leggiamo: “Carl Gustav Jung chiama ‘mente naturale’ quest’unione di spirito e natura…”. Tutto qui, o poco più, per quanto riguarda Jung. Perché due pagine dopo ci viene garantito che non si tratta di leggere ponderosi volumi, ma “semplicemente” di risvegliare il desiderio di addentrarsi nelle proprie “stagioni interiori”, aprendo l’anima a quella “saggezza innata che parla il linguaggio dei sentimenti e delle intuizioni”. Che Sollievo.
Per arrivare alla “natura profonda”, nella seconda parte del libro, basterà osservare il proprio corpo e “lo specchio offerto da alcuni archetipi della mitologia finlandese del Kalevala.”
Ecco, non sono in grado di valutare il senso di quel “riconnettersi alla saggezza che ci abita naturalmente”, per me è un gergo di difficile comprensione che mi dà le vertigini, ma mi pongo la questione dell’uso di alcune tematiche kalevaliane, e di alcuni personaggi del poema epico finlandese, presentati come archetipi: come se la ricerca di queste immagini primordiali contenute nell’inconscio collettivo fosse una semplice ricerca di una qualche “analogia”.
Così Mielikki, la Signora del bosco, e Louhi, la Signora del nord, trasformate nel testo in una favoletta (“Mielikki custodisce ed elargisce le ricchezze del suo regno”; Louhi è “la padrona del buio del Nord, dove i lupi ululano e il vento glaciale accarezza i monti”) diventano per analogia rappresentanti di una tipologia: la Dipendente, la prima, e la Dominante, la seconda. A chi legge viene detto che questi sono alcuni dei fari da seguire nel buio delle proprie anime profonde.
Perché per ritrovare un equilibrio con se stessi e con la natura bisogna ricorrere a prototipi kalevaliani? Che le autentiche testimonianze della cultura contengano al loro interno miti, archetipi, fantasie, è qualcosa di arcinoto che vale per ogni genere di poesia, sia antica sia moderna. E forme di pensiero arcaico, e magico, esistono in tutte le opere che convogliano saperi antichi, memorie sapienziali, si può dirlo dell’Iliade e dell’Odissea come dell’epopea di Gilgamesh, ma anche dell’Orlando furioso e dell’Ulisse di Joyce, nonché di Pinocchio. Perché dunque attribuire proprio al Kalevala, e alla antica cultura della terra di Suomi, questo dono del “silente sapere”, quando un italiano, avendo voglia di conoscere, e soprattutto di leggere, può trovarlo in tante opere universali anche della sua cultura?
Sarà così mitopoietico, il Kalevala, per gli italiani, forse perché lo conoscono pochissimo? O perché, come purtroppo è noto, leggono poco? E dunque invece di invitarli a leggerlo, vengono spinti ad usarlo affidandosi al suo “silente sapere”. Cos’è, un ’altra versione della suggestopedia?
“Chiudi gli occhi e accendi i sensi”, leggo in quarta di copertina. Ecco, provate a seguire a occhi chiusi una presentazione del libro (non tutta) fatta con l’editore in un video come questo in cui si ragiona, tra l’altro, della presunta felicità dei finlandesi e di temi di scottante attualità tipo “perché gli italiani sono diventati tristi…” (39:40)
A me invece verrebbe da dire: apri gli occhi e accendi la tua intelligenza, o semplicemente la tua lampada, per leggere un buon libro, quando vuoi raggiungere obiettivi meno ambiziosi dell’ amore universale, tipo conoscere un po’ meglio il mondo intorno a te, e magari anche qualcosa di te stesso. Sapendo che è un percorso lungo, e molto complicato. Molto più di una “vacanza esperienziale” come quella che ti propone sempre l ’autrice del libro, ma che costa di sicuro molto meno, e non ti deluderà.
Eija Tarkiainen, Libera la tua natura selvaggia, Uno edizioni 2019, pp. 205