Con Iniziativa Canto d’uccello, l’artista finlandese Otto Karvonen (1975) continua la sua serie di installazioni ed esperimenti sociali in situazioni quotidiane e luoghi pubblici (per una panoramica delle sue iniziative, si veda il sito https://ottokarvonen.com/). Da ricordare, indubbiamente, una sua recente installazione nella scala a spirale della nuova Biblioteca “Oodi” intitolata Dedication, che ha consentito a diversi gruppi di cittadini di dedicare la nuova biblioteca a gruppi di persone a loro scelta.
Con Canto d’uccello l’artista finlandese affronta la crescente e allarmante popolarità del populismo di destra e delle agende anti-immigratorie in tutto il mondo. Come sempre, il suo approccio artistico è un tentativo di svelare meccanismi sociali, arrivando a metaforiche (s)conclusioni quasi patafisiche.
Nella miglior tradizione letteraria finlandese, questa iniziativa assume la lingua a elemento costitutivo dell’identità nazionale, e a conseguente determinante inclusivo e/o esclusivo. Frullando concettualmente uccelli migratori ed esseri umani, Karvonen offre prospettive distorte sui nostri atteggiamenti nei confronti di nazionalismo, migrazione e, più in generale, dello sconosciuto.
La performance di questa iniziativa, sotto forma di discorso politico, si è tenuta nel mese di giugno a Roma, in Piazza del Popolo, e successivamente nel mese di ottobre alla Fondazione Pastificio Cerere. L’installazione video della campagna che documenta questa esibizione, filmato e montato da Søren Dø e con la partecipazione dell’attore Fabrizio Parenti, è stata in mostra nel mese di ottobre al MACRO, Museo di Arte contemporanea di Roma. (Qui pubblichiamo il testo tradotto in italiano da Antonio Parente.)
Iniziativa Canto d’uccello
Cari amici,
oggi mi ritrovo qui davanti a voi per manifestare la mia preoccupazione riguardo il futuro del nostro uccello nazionale, il passero italiano.
Fino a non molto tempo fa, potevamo osservare questo volatile un po’ dovunque. Il suo magnifico canto deliziava la vita dei villaggi e delle città del nostro Paese. Il passero italiano è un uccello che sfoggia una sostanziale normalità. Non ostentata ma nemmeno particolarmente modesta. La sua stazza non è né eccessivamente piccola, né eccessivamente grande. È della giusta misura. Direi che nel passero italiano si fondono le caratteristiche più nobili degli uccelli: bellezza, diligenza, resilienza e irriducibilità, ma anche umiltà. Questo nostro piccolo e ordinario amico è di cuore grande e di animo aperto.
Negli anni ’90, nelle nostre terre dimoravano decine di milioni di coppie di passeri italiani. Il loro numero, purtroppo, è andato assottigliandosi in maniera allarmante. Secondo le stime attuali, nel nostro Paese vivono soltanto da cinque a dieci milioni di coppie di passeri. A questo preoccupante decremento ornitologico hanno contribuito, tra le altre cose, la carenza di cibo, la perdita degli ambienti naturali e, soprattutto, l’inasprimento della competizione con le altre specie.
Ogni anno, decine di milioni di uccelli migratori si affollano nel nostro paese. Non penso di esagerare se parlo di una vera e propria invasione! Sono quasi trecento specie diverse, molte provenienti dall’Africa. Arrivano qui per godere di un clima, del cibo e di luoghi di nidificazione migliori, mettono su famiglia e competono con il passero italiano per le nostre scarse risorse naturali.
La situazione è ormai insostenibile. Questa inondazione di forestieri rischia di portare il passero italiano all’estinzione. Gli uccelli migratori vengono qui a far baccano e a sconvolgere l’ordine delle cose, oltre che a sottrarre il cibo dal becco del nostro passero. Osservate i nidi degli uccelli migratori, guardate cosa mangiano, dove dormono, come orinano dappertutto. E che dire del loro strano e grottesco zampettare, del modo in cui si lisciano il piumaggio nei luoghi pubblici.
Se oggi andiamo a Prato, non vi troveremo nemmeno un passero italiano.
Se andiamo alla stazione ferroviaria di Pisa, anche lì nulla.
Andiamo di città in città, di villaggio in villaggio, tendiamo l’orecchio alla ricerca del magnifico verso del passero italiano. Sentiremo soltanto una cacofonia innaturale di cinguettii strampalati!
Ogni sorta di uccelli, da ogni parte del mondo:
La Cicogna bianca
Il Mignattaio
La spatola
Il fenicottero
Il gheppio
Il falco
Lo smeriglio
Il lodolaio
La pavoncella
Il frullino
Il gabbiano corallino
Il mignattino piombato
Il barbagianni
Il picchio verde
Il cormorano
Il tarabuso
Il tarabusino
Come lo spaventoso gracidio dell’adultera di Babilonia!
Come può il nostro coraggioso uccello-madre nidificare in santa pace in questa accozzaglia di lingue e culture? Come può covare tranquillo in una tale confusione e baraonda mentre queste creature alate alloctone gracchiano, gridano, stridono, pigolano coprendo il cinguettio familiare, classico e limpido del passero italiano? E che fine farà il passero minuto all’infuriare dell’influenza aviaria portata nel nostro Paese dai volatili stranieri? Non ci sarebbe più alcuna speranza per i nostri passeri…
Ora qualcuno probabilmente dirà che bisogna essere tolleranti e accogliere ogni specie. Che la diversità è arricchimento. Riflettete, dico io. Vogliamo forse dare ospitalità qui da noi persino a qualche maledetto pinguino imperatore, lasciando che diffonda le sue nauseanti usanze artiche e chissà quali malattie? Lasciare che riempia le nostre spiagge con le sue colonie lamentose? O che si nutra del pesce del nostro mare, intorbidendolo con le sue deiezioni? Immaginate: milioni di imponenti pinguini imperatori senza scrupoli sulle spiagge, nei campi, nei boschi…
Quanti pinguini imperatori ci stanno sotto le ali di un passero italiano? Quanti?
E vi chiedo ancora: un passero italiano può mai defecare sulla statua di Vittorio Emanuele II? O nella fontana di Trevi? Sono altri i volatili, con le loro pulci e parassiti vari, che vi si bagnano e vi compiono dissolutezze. Nella fattispecie, gli uccelli migratori.
Cari amici, guardatevi intorno: è questa l’Italia che abbiamo costruito per il passero italiano? Il nostro uccello nazionale davvero merita tutto questo? Mi sembra già di vedere gli avvoltoi volteggiare su questo mondezzaio che prima potevamo chiamare l’Impero del passero italiano.
La nostra misura inizia ad essere colma! O meglio, la misura del passero inizia ad essere colma. Nel nostro amato Paese non c’è semplicemente spazio per un tale disordine innaturale! È tempo di agire, di riscattare le nostre terre e restituirle al nostro valoroso uccello nazionale! In virtù di ciò, chiediamo quanto segue:
Tutti gli uccelli migratori che arrivano in Italia dovranno imparare ad imitare il canto del passero italiano. Per stabilirsi in Italia, ogni uccello dovrà cantare come un passero nostrano. Ciò significa che chi non supera l’esame di passero non vedrà riconosciuto il suo diritto alla nidificazione sul territorio dello Stato italiano.
Proponiamo quanto segue: ogni uccello migratorio in arrivo nel nostro Paese verrà detenuto al confine e schedato, per poi essere sottoposto all’esame canoro di passero italiano. Chi lo supera sarà libero di continuare il viaggio verso il sito di nidificazione prescelto, mentre quelli bocciati saranno rinchiusi in speciali centri di addestramento al canto, in modo da imparare il verso del passero italiano. Una volta capaci di padroneggiarlo, potranno continuare il loro viaggio, altrimenti saranno solo autorizzati a tornare a casa loro.
Certo, siamo pronti ad accogliere quei volatili sfortunati costretti a mercanteggiare la propria vita per sfuggire alle condizioni intollerabili dei loro paesi di origine. Poverini… Ma anche loro devono rispettare la nostra cultura e i nostri costumi, e soprattutto imparare il canto del nostro uccello nazionale. Altrimenti tornino pure da dove sono venuti. E prima lo fanno, meglio è!
Abbiamo redatto una proposta di iniziativa popolare che potete firmare qui sul posto. Una volta raggiunto un numero sufficiente di firmatari, sottoporremo questa iniziativa civica agli organi legislativi competenti. Vi ringrazio!
Il passero italiano prima di tutto!
L’Italia appartiene al passero italiano!
Un solo uccello, un solo canto, una sola identità!