La celebrazione per gli 80 anni del grande artista si è tenuta nel segno dei tempi. La paura del contagio ha portato un pubblico modesto alla Kulttuuritalo di Helsinki il 12 marzo scorso. Mai successo prima. Perché M.A. Numminen ha sempre raccolto folle di appassionati, negli spettacoli per grandi e per bambini nel corso di tutta una vita.
Mauri Antero Numminen nasce nel 1940 a Somero, una cittadina con meno di dieci mila anime nel sud-ovest del Paese, celebre per aver dato i natali anche a un suo grande sodale, il compositore di tango Unto Mononen. Giovanissimo si appassiona al jazz e alla musica classica e si esibisce a 14 anni con il gruppo “Viisi Vierasta Miesta”, con qualche apparizione alla batteria nell’orchestra di Mononen. Si trasferisce a Helsinki per gli studi e negli anni ‘60 fonda la “Orgiastic Nalle Puh Big Band”, in cui si cimenta nel canto, ma per cantare inventa un suo stile originale, una voce rotta, un falsetto da ubriaco, che è una caricatura di se stesso, e al tempo stesso di certi stentorei cantanti del passato. Bisogna immaginarsi un ubriaco serio, maledettamente serio.
Destare sconcerto sembra la sua missione, fin dall’inizio. Apparentemente bonario, pacioso, è capace di dire sorridendo le cose più strampalate, quelle che cinquant’anni prima pronunciavano alcune avanguardie prendendosi anche troppo sul serio.
All’inizio degli anni ’60 inventa un capolavoro del nonsense andando a strimpellare con la chitarra, sulle scale del Parlamento, una canzonaccia come Naiseni kanssa eduskuntatalon puistossa (“Con la mia bella ai giardini del parlamento”). Inutile dire che proprio per un testo del genere l’inadeguatezza di ogni traduzione rimanda all’originale. Tanto si capisce tutto, magari con l’aiuto di un rosso, o di un bianco!
Seduto con la mia bella ai giardini del Parlamento,
guardavamo i parlamentari che ci passavano davanti.
Quelli della destra sul lato destro del sentiero.
Mi dice la mia bella: “Dammi un bianco leggero”.
Lo faccio. E siamo in due ad assaggiarlo, a dire il vero.
Poi le dico: ora ti prendo. Lei non fa una piega.
Certo, in un posto pubblico, non più di tanto.
Seduti un’altra volta ai giardini del Parlamento
guardavamo i parlamentari che ci passavano davanti.
La sinistra usava il lato sinistro del sentiero.
Mi dice la mia bella: “Dammi un rosso leggero.”
Lo faccio. E siamo in due ad assaggiarlo, a dire il vero.
Poi le dico: ora ti prendo. Lei non fa una piega.
Certo, in un posto pubblico, non più di tanto.
Non più di tanto. Non più di tanto. Non più di tanto.
La gente comincia a divertirsi, anche quelli dal palato più fine, quando interpreta a modo suo alcuni lieder di Schubert, sempre con la sua voce gracchiante, e scatena uno scandalo al festival estivo di Jyväskylä nel 1966 con i testi delle canzoni tratte da una guida al sesso. Ma il repertorio dei suoi testi spazia dall’elenco telefonico al rutto: provate a sentire questi Eleitä kolmelle röyhtäilijälle (Gesticolazione per tre ruttatori).
Numminen, insieme con Pekka Gronow, fonda nel 1966 la casa discografica Eteenpäin! (“Avanti!”), che pubblica una serie di suoi pezzi. Più tardi, i suoi dischi verranno editi dalla celebre Love Records, fondata anch’essa nel 1966 da Christian Schwindt e specializzata in musica rock, jazz ed etnica.
Affascinato dalla sperimentazione musicale, si dà alla musica elettronica collaborando con il compositore Erkki Kurenniemi che costruì per lui una “macchina cantante”, usata insieme col Sähkökvartetti (quartetto elettronico).
Negli anni ’70 Numminen divenne popolarissimo tra i più piccoli con le sue canzoni del film del 1973 Herra Huu – Jestapa Jepulis, Penikat Sipuliks, dove interpretò anche il ruolo principale, e nella serie TV del 1977 Jänikset maailmankartalle, dove interpretava un grasso coniglietto. Chi può dimenticare la “Dichiarazione universale dei diritti dei conigli”?
Sempre per i bambini nasce il duo Gommi e Pommi, in cui Numminen è il coniglio Gommi e il fisarmonicista Pedro Hietanen il gatto Pommi. Il duo imperversa sulla TV nazionale per i decenni 1980-90, e poi all’interno della serie televisiva Kummeli.
Molto noto in Svezia, grazie alla sua passione per le lingue ha inciso canzoni in inglese, tedesco ed esperanto.
Grande successo ha avuto nel mondo tedesco, dove la sua natura stralunata ha trovato ispirazione per un capolavoro assoluto: il Tractatus Suite, musica scritta e cantata su testi del filosofo Ludwig Wittgenstein.
La settima asserzione principale del Tractatus, “Wovon man nicht sprechen kann, darüber muss man schweigen”, viene ripetuta più volte, roba da far girare la testa, a suo tempo, a tanti serissimi professionisti del Circolo di Vienna. Il video che vi propongo è un capolavoro in sé: sfondo nero, Numminen in frac, come pure il suo complice Pedro Hietanen al pianoforte, e poi sulla marcetta militare parte un coretto in cui entra quella vocina chioccia, che uscendo inopinatamente da quel testone leonino ti fissa come a domandarti “ma tu, l’hai mai letto Wittgenstein?”, mentre ad ogni battuta, sempre la stessa Wovon man nicht sprechen kann, darüber muss man schweigen, Pedro seduto al pianoforte, serissimo, gira lo spartito…
Perfetti alcuni post al video su YouTube. Uno dice dello sconcerto: “wow, I wasn’t expecting that voice”, ma memorabile questo: “I posted this video to British Wittgenstein Society’s FB and been kicked out by moderator Prof Constantine”. Missione compiuta, avrà detto l’autore.
Ma nel vortice dei generi trattati, fin dagli esordi è stato un campione del tango finlandese, anch’esso però giocato sul ribaltamento ironico e grottesco di quello tradizionale che è fondamentalmente cupo e nostalgico. Il lettore italiano può leggere una sua bella dichiarazione d’amore a questa musica, all’interno di una narrazione bizzarra e strampalata, nel delizioso libretto tradotto in italiano (da Delfina Sessa) col titolo Il tango è la mia passione. La storia inconcludente di Virtanen (un signor Rossi), un maniaco di tango che tutti i giorni balla ossessivamente solo tango. Come sempre però con Numminen prima o poi si impone un problema filosofico. E qui si tratta di Platone, o meglio dei princìpi che Virtanen adolescente ha attinto dal filosofo. Ispirato, ha deciso di rimanere vergine fino a 35 anni, età in cui, secondo Platone, l’uomo raggiunge la maturità sessuale. Il problema, non troppo platonico, si pone quando Virtanen si innamora prima di aver raggiunto i trentasei anni…
Maestro della dissacrazione, suoi bersagli preferiti sono i miti consacrati. Così si ritrova a cantare la “Furiosa notte di mezza estate di Babbo Natale”, e anche Joulupukki è sistemato. Così sempre con acido e garbo lavora sulle cover delle cover: provate a non divertirvi ascoltando questo Kotiharjun päällä del 1971: che riprende un classico del 1954 di Olavi Virta a sua volta adattamento di American Patrol di Glenn Miller… e così via cantando.
Impossibile fare confronti, come accade con la traduzione, anche qui non esistono equivalenti. Ma volendo pensare a un artista italiano eclettico, ricco di humor, che ama giocare e dissacrare le cose più serie, allora una vaga, molto vaga affinità con Elio delle Storie tese si può azzardare. Ma restando sempre consapevoli che il Baltico è un oceano.
Quando, in occasione del concerto alla Kulttuuritalo, gli hanno chiesto cosa abbia ancora in mente a 80 anni, ha risposto: “Sulla mia scrivania ho progetti per diversi film d’avanguardia. Forse il più agevole sarebbe quello intitolato 013. Che è il numero di codice assegnato all’acquavite Koskenkorva da Alko. Sarebbe un film d’avventura che si svolge a Turku. Tuttavia, ho curato il progetto del film per così tanto tempo che molti degli attori sono già morti. Se solo potessi avere un finanziamento! Ho fatto domanda per 30 anni, ma il Fondo nazionale del cinema mi ha sempre dato il pacco”.
Per chi volesse frugare nella sua sterminata discografia si può cercare su questo sito. Ne troverà per tutti i gusti. Ah, invecchiare e mantenere il senso dell’umorismo: ci riesce solo chi ha un vero talento.
Grazie, Mauri Antero!
(foto del titolo da radionostalgia.fi)