Che cosa succede veramente in Bielorussia? Nostra intervista ad Alisa, una testimone da Minsk

Alisa, 28 anni, lavora nel settore della tecnologia dell’informazione, e ha lasciato a Minsk la famiglia d’origine, gente di condizione modesta. Arrivata in Finlandia, ha voluto rilasciarci questa sua testimonianza di quanto ha visto e vissuto di persona in Bielorussia, anche perché non molto si sa di quanto accade in quel Paese, così ci ha detto, e molto viene taciuto.

“Non siamo l’opposizione, siamo la maggioranza”, ha detto Pavel Latushko, ex direttore del famoso Teatro Kupalauski di Minsk, ex diplomatico ed ex ministro della Cultura, membro del Comitato di coordinamento avviato da Svialtana Tikhanovskaya in per organizzare un trasferimento pacifico del potere in Bielorussia. (Nei giorni scorsi con altri attori e del teatro ha pubblicato un video sui fatti in corso)

Alisa, come passa le sue giornate, sapendo quel che sta accadendo nel suo Paese?

La mia mattinata di oggi (20 agosto) è iniziata con la notizia che la casa di Pavel è stata imbrattata di vernice rossa e lui stesso ha ricevuto minacce di morte se si ostinava a non lasciare il paese – uno schema che continua a ripetersi in Bielorussia da 26 anni per chiunque osi schierarsi a favore della democrazia. Mi ha colpito il fatto che siamo così abituati a questo schema che non solo non siamo sorpresi, ma ci aspettiamo che accada.

Da dieci giorni, cominciano così le mie giornate, e da allora noi bielorussi non possiamo lavorare e non possiamo dormire. E non perché stiamo lavorando da casa in quarantena o perché abbiamo l’ansia causata dalla pandemia. Ma perché leggiamo di persone bielorusse ferite, picchiate e torturate a morte dagli agenti delle forze speciali, come questo video documenta.

Abbiamo letto di un ragazzo di 16 anni in coma perché lo picchiavano e gli schiacciavano gli occhi. Abbiamo letto di una ragazza con una clavicola rotta, ovaie danneggiate e segni di violenza sessuale. Abbiamo letto di uomini di 34 anni che camminavano con le braccia alzate verso le forze armate e colpiti a morte al petto. Circa 80 persone che dormono in celle per 4, annegano nel sangue e hanno dovuto prendere una scopa per raccogliere i denti dal pavimento. Leggiamo perché non possiamo astenerci dal leggere e dal sapere e gridiamo per non sentirci incapaci di aiutare la nostra gente.

Gente che non ha rotto nessun finestrino o distrutto nessuna macchina in 10 giorni di proteste pacifiche. Persone, che si tolgono le scarpe quando salgono sulle panchine durante le manifestazioni (vedi l’immagine qui sotto) e raccolgono la spazzatura dopo le proteste di massa ogni sera. Gente, che esce e canta davanti alla Filarmonica nel centro di Minsk invece di lanciare bottiglie molotov.


Come siete arrivati a questa situazione?

Sarò breve quanto alle ragioni che hanno portato alla crisi attuale. La mia risposta alla domanda “perché è successo qualcosa che non è mai accaduto per 26 anni” si basa su due ragioni principali:
La prima ragione, è l’assoluta mancanza di protezione del governo di fronte alla pandemia di coronavirus, e alla reazione oltraggiosa del governo e del presidente di fronte alla morte di persone causata dal virus.
È risaputo che la Bielorussia era l’unico paese in Europa che non ha chiuso i confini e non ha raccomandato o applicato alcuna misura di quarantena. Ai medici non è stata fornita la protezione necessaria. Come al solito, persone del paese con uno stipendio medio di 500 euro si sono aiutate da sole e hanno organizzato un enorme movimento di volontari per produrre maschere, schermi di protezione, ecc. E consegnarli agli ospedali. I bielorussi hanno raccolto fondi per aiutare i medici, anche quelli che sono stati licenziati dopo aver rilasciato dichiarazioni pubbliche sulla situazione. I medici hanno vinto questa guerra solo grazie al proprio coraggio, lavorando con turni senza sosta e grazie all’aiuto dei volontari. Non sapendo che tra alcuni mesi sarebbero stati in prima linea in un’altra guerra: contro il loro stesso Paese.
Non è stata solo la mancanza di azioni del governo a provocare la reazione della gente. È stata la sconcertante menzogna sulle statistiche dei contagiati da COVID e sulle statistiche sui decessi (la Svezia, con la stessa popolazione di circa 10 milioni, ha dichiarato 5802 morti per coronavirus, la Bielorussia slo 622 morti).

Esistono numerose prove di minacce ai medici che dichiaravano la realtà vera dei fatti.  Per non parlare di Alexander Lukashenko che ha deriso pubblicamente le vittime dicendo, ad esempio, che non c’era da meravigliarsi che le persone obese muoiano a causa del virus: avrebbero dovuto rimanere a casa.
La gente si è stancata di queste menzogne: ha visto  amici e parenti contrarre il virus e morire, ha sentito storie vere da parte dei medici. Un’altra bugia era semplicemente insopportabile.

Una seconda ragione per cui siamo arrivati a questa situazione richiede una motivazione più complessa. In questa fase siamo tutti più o meno dominati dal cinismo, quindi posso dire apertamente che in Bielorussia abbiamo visto prendere il sopravvento una generazione che non ha sofferto la sconfitta. Una generazione che era troppo giovane negli anni ’90 per ricordare la violenza. È la prima generazione che ha avuto accesso ai viaggi di massa e al lavoro in ambito internazionale. Persone sicure che se scendevano in piazza per sostenere la loro opinione in modo pacifico non sarebbe potuto succedere niente di male.

Penso poi anche che ci siamo resi conto che potremmo non avere un’altra possibilità. In qualche modo, abbiamo sentito che 26 anni di dittatura erano davvero troppi. Ci siamo resi conto che durante 20 anni della nostra amata “stabilità”, la valuta nazionale bielorussa si è deprezzata in maniera esponenziale, con esiti devastanti. In qualche modo, in questi giorni ognuno di noi ha deciso che era importante essere dalla parte del Paese.

Cosa è successo durante la campagna elettorale?

Le autorità hanno fatto tutto il possibile per irritare la popolazione e politicizzare quanti non erano mai stati interessati alla cosa pubblica. Tre candidati dell’opposizione hanno annunciato la loro partecipazione alla campagna, e la gente si è precipitata a lasciare le proprie firme per appoggiare quelle candidature: quelle firme sono state distrutte. Poi la gente è andata massicciamente a registrarsi nei comitati elettorali: ma gli è stato negato questo diritto e le commissioni sono state invece costituite con dipendenti statali vicini al governo. Si è tentato allora di farsi registrare come osservatori indipendenti, ma anche chi è riuscito a ottenere l’autorizzazione non è stato fatto entrare nei seggi elettorali, i più attivi sono stati subito arrestati. Ogni giorno sono state segnalate circa 2000 violazioni in ogni seggio elettorale, e  le autorità non si sono nemmeno curate di nasconderle. Ma nell’era dei social media, dove tutto viene fotografato, filmato e condiviso istantaneamente nel web, i cittadini si sono semplicemente infuriati.

Foto euronews.com

Il giorno delle elezioni e nei due giorni seguenti, la connessione Internet è stata del tutto interrotta nel paese, per mandare un messaggio a volte funzionava solo la connessione VPN. Cosa fai, se non puoi lavorare o leggere le notizie? L’unica cosa da fare è uscire per strada.

Secondo me, se anche Lukashenko avesse dichiarato di ottenere il 60% dei voti, non cambierebbe nulla. Tutti erano già stanchi dopo la campagna più illegale seguita alla battaglia persa contro il virus. Lo stesso va detto per i lavoratori che hanno scioperato per la prima volta nella storia. Hanno visto i loro amici morire di coronavirus, hanno visto i loro insegnanti falsificare i risultati delle elezioni e poi hanno visto i loro bambini uccisi e feriti per le strade. Non potevano più aspettare.

Per quanto riguarda i risultati elettorali: la piattaforma “Golos” (“voce” in russo) è stata creata dal movimento dei volontari consentendo il calcolo alternativo dei sondaggi, inviando le foto dei bollettini tramite Telegram. Oggi, il 20 agosto, la piattaforma ha diffuso i risultati: il 95,44% di 1 065 510 persone che hanno inviato i loro bollettini ha votato per Sviatlana Tikhanovskaya.

Ulteriori calcoli mostrano che l’80,1% dei voti di Lukashenko è stato del tutto falsificato. E aumentano ogni giorno le confessioni dei membri delle commissioni elettorali a proposito dei brogli.

Molti in occidente fanno un parallelo col caso precedente dell’Ucraina. Che ci vede di simile e di diverso?

Vediamo solo i fatti:
– La Bielorussia non è divisa in due parti, una filo-russa e una di simpatie europee. Nessuno chiede né il sostegno russo, né alcun altro aiuto esterno. Allo stesso modo, non ci sono movimenti anti-russi. Il popolo bielorusso è unito solo nella lotta contro  il suo dittatore.
– Siamo una popolazione pacifica anche nel rispondere alle provocazioni e alla brutale violenza. Niente armi, niente risse, niente assalti da parte dei protestanti. Nessun gruppo militare sta conducendo proteste, e nessuno in realtà guida le proteste.
– I manifestanti non esprimono opinioni sulla politica internazionale. Tutte le loro richieste sono di fermare la violenza e la dittatura all’interno del paese.
– I bielorussi hanno rapporti amichevoli con la Russia, ma il 70% della popolazione secondo gli ultimi sondaggi vuole conseervare lo stato attuale delle relazioni, senza una più stretta integrazione.
– È chiaro che l’attuale regime ha perso ogni sostegno. Non è pensabile che la Russia venga ad “aiutare” ad affrontare nuovamente gli stessi scioperi e proteste in tutto il paese.

(Foto Sergei GAPON / AFP)

Come si è organizzata la popolazione bielorussa?

Il fenomeno che non è stato menzionato nei media internazionali è la capacità delle persone di aiutarsi a vicenda. In 10 giorni sono state lanciate le seguenti iniziative:

– Fondi per le vittime della repressione e le loro famiglie (1,5 milioni di dollari raccolti fino ad oggi)
– Piattaforme per aiutare le persone che si sono dimesse dalle forze dell’ordine, dai gruppi militari e dalla polizia per trovarsi un nuovo lavoro.
– Iniziative per raccogliere fondi per i lavoratori che protestano, affinché i loro figli possano andare a scuola.
– Imprenditori di successo si offrono personalmente di sostenere quanti nella polizia e nell’esercito si rifiutano di commetere violenze sulla popolazione.
– Piattaforme per aiutare le persone torturate a documentare e curare le loro ferite (la maggior parte delle organizzazioni statali si rifiuta di farlo).
– Aziende offrono servizi legali gratuiti, cibo gratuito, istruzione gratuita, assistenza medica gratuita.

Ad oggi, 250 imprese si sono unite per aiutare i lavoratori in sciopero e sono già state ricevute 100 richieste dai comitati di sciopero.
Organizzazioni mediche e paramediche hanno volontariamente caricato le loro auto di bende e medicinali, organizzando ambulanze volontarie (perché quelle vere sono state dirottate dalle forze speciali. Questi medici hanno messo in gioco la loro vita perché le forze speciali gli danno la caccia negli appartamenti, usando loro violenza e picchiandoli con commenti tipo “ti insegneremo noi chi devi  aiutare”.

Quando le autorità hanno deciso di non chiudere il traffico automobilistico a Minsk il 18 agosto, quando 200.000 protestanti stavano invadendo le strade, i bielorussi si sono organizzati a turno per regolare il traffico.

Centinaia di volontari hanno trascorso le notti alle porte del centro di detenzione di Okrestina, per aiutare le persone ferite e sotto shock appena venivano rilasciate a tornare a casa. I bielorussi hanno organizzato squadre di ricerca per cercare le persone scomparse perché ai parenti non sono state fornite informazioni sul luogo in cui si trovavano i detenuti.

La gente ha fatto tutto questo senza aiuti. Senza leader, senza soldi, senza connessione su Internet. Verrebbe da dire, se non fosse paradossale, che i bielorussi siano così organizzati da non aver bisogno di alcun presidente.

Che cosa ci si può attendere per il futuro prossimo?

Tutte le proteste e gli scioperi sono combattuti con brutalità. Il direttore di un museo, che si è apertamente rifiutato di firmare un  protocollo elettorale falsificato, è stato trovato morto. Le persone che guidano i comitati di sciopero e gli stabilimenti e le fabbriche continuano ad essere rapite anche dalle loro case. I lavoratori della TV nazionale bielorussa che hanno scioperato per la prima volta nella storia chiedendo di mostrare la protesta e le vittime della violenza in TV, sono stati sostituiti da giornalisti portati dalla Russia che vengono pagati 5 volte di più dei bielorussi e allegramente danno notizie sugli allevamenti bovini e sui festival musicali.
Come diceva uno dei miei più cari amici, “i dittatori lasciano il potere solo quando vanno in tribunale o muoiono”. Come si vede da queste misure, non pare che gli importi più dell’economia o della vita delle persone.

Allo stesso tempo, ancora 10 giorni fa non potevamo nemmeno immaginare 200 000 persone che sarebbero scese nelle strade di Minsk per protestare. Non potevamo nemmeno pensare che gli operai della fabbrica gridassero “Vattene” in faccia a Lukashenko. Non potevamo immaginare che tutte le città, paesi, villaggi si unissero alle proteste. Non mi sarei mai aspettata che il 100% dei miei amici, davvero tutti, pubblicassero storie con i video delle proteste.

Potremmo ragionare molto su come potrebbe finire la situazione ma non credo che si possano fare previsioni chiare. Come ha scritto Viktar Martsinovich, scrittore bielorusso di successo in un suo post su Facebook, “se qualcuno ti dice quanto è facile prevedere lo sviluppo di una crisi politica, sputagli in faccia. Nessuno di noi potrebbe immaginare centinaia di donne che si uniscono in una “catena” per protestare contro la violenza il giorno successivo dopo una vera guerra nelle strade”. E dopo che le stesse donne sono state oggetto di violenze brutali.

Il pensiero che ancora non riesco a togliermi dalla mente è probabilmente abbastanza ingenuo: perché tutto questo continua ad accadere alla nazione bielorussa? Perché dopo la seconda guerra mondiale in cui un bielorusso su tre ha dato la sua vita per proteggere l’umanità e il 90% di Minsk è stato distrutta, stiamo subendo un campo di concentramento proprio nel centro della città? Continuo a chiedermi perché il destino del mio Paese sia così brutale. Perché le squadre delle forze speciali hanno picchiato un giovane accusandolo di essere “una spia polacca”  (lo stesso motivo per cui suo nonno è stato ucciso nel 1941). Perché i responsabili del centro di detenzione disegnano numeri sui corpi delle persone dicendo che d’ora in poi non non hai un nome, solo un numero? Ci sono stati diversi testimoni che hanno confermato l’uso forzato della metanfetamina tra le squadre nello stesso modo in cui veniva usata dai nazisti per provocare i soldati ad essere più violenti.

Non ho eccessive speranze che trionfino la libertà, la democrazia o la giustizia. Ma spero ancora che tutto ciò che accade in Bielorussia in questo momento possa muovere lo stesso sostegno internazionale che ha ricevuto, per esempio, una antica cattedrale europea in fiamme.

Il coro filarmonico bielorusso è venuto davanti alla più grande fabbrica di trattori a Minsk per cantare sotto la pioggia a sostegno dei lavoratori di questo gigante industriale in sciopero, il 19 agosto.

Mi auguro che tutti gli europei democratici si uniscano non solo idealmente a questo coro, che non restino indifferenti.

(Per le immagini utilizzate, siamo pronti a rispettare le richieste dei diritti relativi, se richiesti)

Nicola Rainò
Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.