Arto Paasilinna: “Mantra rei”

Rietas Rukousmylly

WSOY, 2007, pp. 248

Romanzo

Lauri Lonkonen, appena licenziato da un’agenzia immobiliare, si unisce al suo amico di lunga data Kalle Homanen, inventore strampalato; insieme cercano di vendere il brevetto di un dispositivo innovativo e universale che dovrebbe salvare l’umanità, facendo a meno anche delle divinità. L’aggeggio è una piccola ruota di preghiera meccanica, contenente le registrazioni dei testi sacri di diverse religioni, con la possibilità di scegliere la lingua giusta. Nel loro girovagare per il mondo, per promuovere il dispositivo, i nostri incontreranno dal Dalai Lama all’Uomo delle nevi, e visiteranno anche luoghi un po’ meno famosi, come  Havlíčkův Brod, dove Paasilinna fu ospite d’onore nel 2006 al Festival del libro locale, e dove promise di includere questa cittadina ceca (di soli 23.000 abitanti) nel suo nuovo romanzo, uscito poi nel 2007.

Furfanti ed esploratori sono da sempre personaggi presenti nelle storie di Paasilinna, che conosciamo soprattutto come esploratore di luoghi remoti della sua Finlandia. Qui il raggio d’azione si fa universale, arrivando fino alla lontana Asia, e l’incontro, oltre che con curiosi personaggi, avviene anche con religioni diverse.

In questo romanzo il protagonista principale della storia, la ruota delle preghiere di ispirazione buddista, è un cilindro intorno al quale sono avvolti rotoli con un numero indefinito di mantra. Farli girare attorno all’albero della vita, il nucleo centrale, equivale a pregare, e aiuta il credente sulla via della salvezza.

Pensando alla popolarità universale di Paasilinna, alle sue formule magiche che si ripetono (fin troppo) spesso nei suoi romanzi, e ne hanno decretato l’ascesa all’Olimpo degli scrittori,  viene da pensare che si tratti di una metafora del suo infinito girovagare fra tematiche e tipologie umane, un mangiastorie e affabulatore che riformula all’infinito i suoi mantra, ricrea il suo teatrino di spiriti bislacchi. Nei suoi testi, alto e basso, grande e piccolo spesso sono rovesciati e rimescolati, e frullati in una magica ruota danno vita a quel regno dell’indistinto, da cui scaturisce il sorriso, a volte il riso, dei suoi lettori più avvertiti. La democrazia delle amebe, l’unica forma di convivenza possibile.

Qui presentiamo l’incipit del romanzo. In cui vediamo Lauri Lonkonen precipitare da una solida posizione manageriale giù in basso, dalla piattaforma da bagno e dalla sua scala sociale, ritrovandosi da solo in mezzo al mare, aggrappato a uno scoglio. Un invito a solidarizzare fin dalla prima pagina col protagonista, prima di seguirlo nella scalata delle montagne più alte del mondo. Tipico destino di un’ameba, a partire dal brodo primordiale.

Mantra rei

Una strana boa, assente sulle carte nautiche, spuntava all’orizzonte del mare caliginoso dell’arcipelago. Una coppia di gabbiani curiosi e urlanti ci volteggiava attorno. Troppo bassa e tozza per essere una briccola, si stagliava nella secca come un barile tondeggiante. Uno sguardo più attento rivelò che si trattava di un essere umano, immerso fino alla vita in quell’acqua placida. A tratti dalla gola gli partiva una sorda invocazione di aiuto, che nessuno poteva raccogliere.

Il naufrago si chiamava Lauri Lonkonen ed era il responsabile per lo sviluppo di un’agenzia immobiliare. Indossava un vestito estivo grigio chiaro, infradiciato dalle onde, una cravatta di seta azzurra e una pochette dello stesso colore nel taschino. Era sulla quarantina, un tipo massiccio. Cercava di tenere lontani i gabbiani strepitanti, ma di tanto in tanto, sulla sua alta zazzera atterrava uno di quei volatili sfacciati per lisciarsi le piume, facendo anche i suoi bisogni proprio vicino all’orecchio del pover’uomo.

Foto Hugo Simberg

Lauri Lonkonen se ne stava lì in mezzo al mare, ancorato saldamente a uno scoglio affiorante. La roccia ricoperta di alghe era scivolosa, e per questo non si azzardava a fare nemmeno un passo, per non rischiare di finire tra i flutti; era ben consapevole che sarebbe stato un disastro. Si era ai primi di giugno, la sera era ancora luminosa, ma le condizioni erano tutt’altro che rassicuranti. A causa della nebbia, non si intravedeva nessuna delle isole, ancora meno la terraferma; non restava altro che aspettare che schiarisse. Allo stesso tempo, una preghiera implorante salì dal petto dell’uomo: che il mare rimanesse calmo, che non si alzassero le onde! Talvolta, di rado, sopraggiungeva da lontano un maroso silenzioso, ribagnando i suoi vestiti già zuppi fino al collo e le ascelle. Lauri pensò di essere ormai alla fine della sua esistenza, prossimo a morire per annegamento in alto mare e in piena solitudine. La presenza di quei gabbiani urlanti non migliorava di certo la situazione.

Ma lui non voleva arrendersi. Aveva una famiglia, una moglie abbastanza piacente e tre figli adolescenti. Non poteva mica abbandonarli da soli ai triboli di questo mondo. Fin dal matrimonio, si era preso cura della famiglia al meglio delle sue capacità. Era un brav’uomo, viveva a Espoo, nel quartiere di Olari, e gli piaceva occuparsi del giardinetto della sua casetta a schiera e dedicarsi ai tanti hobby che condivideva con la sua famiglia. Lauri non era un gran bevitore, anche se a un certo punto della sua carriera si era ritrovato a fare il giornalista. Ora si stava aprendo una nuova fase della sua vita, perché proprio il giorno precedente aveva smesso di essere il responsabile dello sviluppo dell’agenzia immobiliare. Ecco perché ora si stagliava con il suo vestito di rappresentanza bagnato nel freddo mare primaverile. In effetti, era quasi un miracolo che il suo cadavere non solcasse già la tranquilla superficie marina del Golfo di Finlandia, o che, in alternativa, la sua testa non fosse già  incagliata sul fondale, perché Lauri era caduto in mare qualche ora prima dalla piattaforma da bagno di uno yacht. Purtroppo nel mondo accadono spesso incidenti, grandi e piccoli, e non ci sarà mai modo di evitarli.

Lauri aveva partecipato ad una riunione di lavoro nel corso di un ritiro organizzato presso l’Hotel Casinò nella località marina di Hanko. Circa venti dipendenti dell’agenzia immobiliare Mondo Casa erano stati portati lì su un pullman turistico da Helsinki per andare a meditare sul futuro dell’azienda e sulle sfide da affrontare. C’erano stati molti discorsi sensati e riscontri entusiastici sul futuro dell’azienda. Lauri aveva presentato una relazione preparata con cura su una sua nuova visione che, se si fosse realizzata, avrebbe significato il passaggio della piccola agenzia ad una categoria superiore dell’implacabile mercato immobiliare. Il nocciolo della proposta di Lauri era questo: creare per ogni cliente una idea personale del suo modo di vivere, un’ideologia, in cui non si sarebbe più trattato soltanto di avere un tetto sopra la testa, quanto piuttosto uno stile di vita completamente nuovo: ciascuno avrebbe avuto un proprio nido, lo avrebbe arredato come meglio si addiceva ai gusti suoi e della sua famiglia, e poi ci avrebbe vissuto dentro, come se l’appartamento fosse qualcosa di simile al pigiama che ci si infila la sera. L’appartamento avrebbe rivelato il carattere del suo occupante nello stesso modo in cui le creazioni di moda ci dicono molto su chi le indossa, gioielli compresi.

Né i colleghi né gli altri responsabili dell’azienda compresero cosa ci fosse di innovativo nella relazione del responsabile per lo sviluppo. La gente finora non ha arredato gli appartamenti a proprio piacimento? In futuro, chi acquista un nuovo appartamento doveva dunque divenire il membro di una specie di setta, vivendo secondo i dettami del mondo della moda? E un simile modo di pensare, come poteva incrementare il valore degli immobili?

Lonkonen aveva tentato di spiegare che se il concetto di un’abitazione basata sulla moda avesse preso piede, la gente avrebbe iniziato a cambiare di tanto in tanto appartamento, il che naturalmente avrebbe aiutato a rilanciare il mercato immobiliare. Si potevano già osservare segni di uno sviluppo in tal senso, anche se non si intravedevano ancora dei convinti propugnatori di questa tendenza. In futuro, però, la gente avrebbe potuto effettivamente cambiare appartamento con la stessa frequenza con cui cambia i vestiti, o magari le automobili. Quando il veicolo inizia ad invecchiare, il modello passa di moda, la carrozzeria comincia a corrodersi e si finisce per ricorrere a riparazioni continue. Il proprietario dell’automobile va dal concessionario senza il minimo indugio e sostituisce il vecchio catorcio con un nuovo modello. Lo stesso sarebbe accaduto nel settore immobiliare. Riparare una vecchia catapecchia non sarebbe più à la page. Farlo costerebbe sempre di più, e il risultato non avrebbe risposto adeguatamente alle aspettative della moda. Sempre le stesse vecchie mura e la stessa planimetria alla fine stancano. Nel nuovo appartamento, invece, sarebbe stato possibile applicare quanto risultava più trendy, e allo stesso tempo, quindi, rimpinguare le casse dell’agenzia immobiliare. Lauri definì la sua visione una nuova Filosofia abitativa, ma promise di escogitare facilmente uno slogan più conciso e accattivante se gli fossero stati dati tempo e risorse a sufficienza per affinare la sua idea.

Ad ogni modo, la presentazione entusiasta non sembrò ispirare i suoi colleghi, e certamente non migliorò la posizione di Lauri in azienda.

Il secondo giorno della riunione, un banchiere svedese relazionò, in qualità di esperto esterno, sull’impiego di giovani professionisti in cerca di un avanzamento di carriera, cosa che si era rivelata un gran successo nel suo Paese. In diverse aziende svedesi, tutti i dipendenti con più di quaranta anni erano stati licenziati, indipendentemente dalla loro esperienza e dalla loro motivazione. Al loro posto erano stati invece assunti dei giovani, molti ventenni e ancor più dei trentenni. In questo modo, si poteva ovviare al problema dell’invecchiamento simultaneo di tutti i dipendenti. Effettivamente, i quarantenni stavano diventando, e di gran lena, sempre più vecchi. Presto avrebbero raggiunto l’età pensionabile, e cosa succederebbe al mondo degli affari se non ci fossero dei giovani già pronti?

La relazione fu accolta entusiasticamente sia dal management sia, soprattutto, dai giovani dipendenti di Mondo Casa. L’esperienza positiva della Svezia motivò anche la piccola azienda finlandese ad intraprendere quelle riforme. A prima sera, nel parco del Casinò, il direttore esecutivo della società, Ralf Soininen, suggerì informalmente a Lauri Lonkonen di iniziare a cercarsi un posto di lavoro diverso dall’agenzia immobiliare per andare in pensione. Lauri chiese se doveva considerarla come un annuncio di licenziamento, e il direttore ammise che le sue parole potevano essere interpretate in tal senso. Tuttavia, promise a Lauri, magnanimamente, un periodo di preavviso di sei mesi, a paga piena.

Foto Hugo Simberg

Lauri rifletté sulla propria età. Aveva davvero compiuto quarant’anni quell’inverno, ma non si sentiva ancora privo di forze e non aveva nemmeno mai pensato alla pensione prima di quel momento.

La sera, la riunione si concluse con una rigenerante escursione in mare. Mondo Casa aveva noleggiato uno yacht grande e veloce per trascorrere la serata nell’area protetta dell’arcipelago locale. Sottocoperta, lo chef si sbracciava per preparare una cena succulenta. Lo champagne venne servito su entrambi i ponti, e chi voleva poteva bere anche birra e vino. Sull’imbarcazione regnava un’atmosfera euforica e festosa: la riunione aveva fornito a tutti informazioni nuove e di grande interesse, lo spirito di squadra si era rafforzato, perlomeno tra i dipendenti più giovani, erano stati lanciati molti progetti per il futuro e, in generale, si registrarono molte sensazioni positive. Tuttavia, l’atmosfera felice non toccava tutti i dipendenti allo stesso modo. Lauri e un paio di dipendenti più anziani non si unirono alla gioia dei colleghi più giovani.

Lonkonen sorseggiò un bicchiere di champagne e poi, immerso in pensieri cupi, scese sul ponte di sotto, e da lì alla piattaforma da bagno. Chiuse la porta che portava alla sala e rimase seduto da solo appoggiandosi alla ringhiera. Si sentiva come un innocente costretto a scontare una punizione severa, peggiore della galera. Sarebbe rimasto disoccupato fino alla fine della sua vita? Si considerava un uomo ancora relativamente giovane.

Hugo Simberg, Kevätilta

Quella sera, al tramonto, il mare si avvolse di una nebbiolina di indicibile bellezza. Un gelido umidore investì la pedana metallica della piattaforma. Sul ponte di coperta la compagnia festeggiava a gran voce, e nella sala di comando qualcuno chiese al capitano quale fosse la velocità massima del natante e quanto tempo ci volesse per raggiungerla. Il direttore Soininen chiese al capitano di poter testare lui stesso per un momento la potenza dei motori. Il capitano accettò con riluttanza, ma lo mise in guardia da possibili movimenti bruschi, dato che il motore dell’imbarcazione sprigionava 400 cavalli di potenza.

Una volta ottenuto il permesso, Soininen si sedette al posto di comando e mise mano alla leva dell’acceleratore. La tirò con veemenza all’indietro e rimase di stucco quando lo yacht fece un balzo improvviso in avanti, con tutta la sua potenza. L’accelerazione fu così vigorosa e improvvisa che Lauri scivolò immediatamente dalla piattaforma bagnata finendo dritto in mare. L’imbarcazione sfrecciò via prima che lo sfortunato potesse risalire la scaletta. La compagnia plaudente non sentì il grido d’aiuto del collega che galleggiava tra le onde, in quanto nel frattempo tutti sul ponte di coperta facevano festa a gran voce inebriati dalla velocità. Il capitano riprese il controllo dello yacht, ormai troppo lontano da Lonkonen, che si dimenava tra i marosi. Presto il natante scomparve nella nebbia. Lauri rimase da solo a lottare con il mare, da solo, a due bracciate dalla morte.

L’infelice e disoccupato responsabile dello sviluppo nuotò in direzione nord-ovest dell’orizzonte rosso porpora. Il tramonto era di una indicibile bellezza. Sarebbe stata una feroce ironia del destino annegare in uno scenario marino di tale splendore. Davanti ai suoi occhi emerse l’immagine della moglie e dei figli, poi di qualche amico, e infine affiorò anche qualche pensiero religioso. Ora la situazione era talmente grave che senza l’aiuto di Dio probabilmente non si sarebbe risolta.

(Foto del titolo di Jorma Pouta / Lehtikuva. Per tutte le immagini riprodotte siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)