Quel ramo del lago di Lugano: don Armando e la perpetua finlandese

Cronaca ticinese di violenza e abbandono

Certe notizie sono inevitabilmente evocative. Quando un italiano sente parlare di Canton Ticino, di laghi e di monti, inevitabilmente affiorano memorie di vacanze. Ma se di mezzo c’è un prete, e una perpetua, come evitare di ricadere in un luogo (comune) manzoniano?

La notizia, stavolta, viene appena di là dalle Alpi, da Lugano, e la leggiamo su un popolare quotidiano finlandese, Ilta Sanomat (Helsingin Sanomat e YLE.fi, più abbottonati, è il caso di dire, gli dedicano un trafiletto discreto).

La notizia è di quelle che stimolano qualche prurito curioso. C’è di mezzo un prete cattolico di 80 anni, sospettato di aver tenuto in stato di prigionia una donna finlandese di anni 48. In aggiunta non si tratta di un curato di campagna qualsiasi, ma di un professore emerito, che ha insegnato teologia a Friburgo ed è stato Rettore della Facoltà di Teologia di Lugano.

La donna è stata trovata venerdì della scorsa settimana quando la polizia ha perquisito l’appartamento, ed è ora in un luogo sicuro sotto la protezione delle autorità cantonali.
La procuratrice Pamela Pedretti ha subito ordinato l’arresto dell’anziano sacerdote con le ipotesi di reato di “sequestro di persona, coazione e lesioni semplici per condotta omissiva”. Il prelato è stato tenuto in stato di fermo per qualche giorno, prima di essere rilasciato. Secondo la legge, non è più necessario tenerlo in custodia, anche a causa dell’ età avanzata.

Secondo i media locali, come Blick, il sacerdote avrebbe conosciuto la donna attraverso corsi di teologia online. La finlandese (di cui non è rivelato il nome) sarebbe quindi andata a lavorare per il sacerdote in qualità di domestica. Era arrivata a Lugano 12 anni fa, quando il prete si era trasferito nel suo attuale appartamento, accanto alla Cattedrale di San Lorenzo, un locale di proprietà della Diocesi di Lugano.

Secondo il periodico “Il Caffè”, la donna usciva raramente di casa. Rare volte era stata vista prendere parte a qualche messa cattolica. Della donna in città non sapeva nulla nessuno. A quanti avevano chiesto informazioni sulla donna, il prelato aveva risposto che si trattava di una cugina in visita.

Foto TI-Press, da laregione.ch

Anche l’uso dei “cugini” di copertura non richiama un altro topos manzoniano? E a una simile risonanza si deve probabilmente il nome attribuito al prelato dalla rivista “Blick”, “Don Armando”, mentre invece, come si è appurato dopo, il suo vero nome è Azzolino Chiappini, residente al numero 2 di via Borghetto.

Figuriamoci se in una storia di donabbondi e perpetue poteva mancare il sacrista. Intervistato, ha dichiarato: “Don ‘Armando’ usciva di casa ogni mattina alle sette. Prima andava alla cattedrale per la messa, poi si spostava in macchina fino alla sua sede accademica”. Al pover’uomo non era mai venuto in mente che il prete potesse tenere in ostaggio una donna nella sua abitazione
“Non riesco nemmeno a immaginarlo. Don ‘Armando’ è solo un vecchietto minuto e magrolino”…

Poi, qualche settimana fa, succede qualcosa. Il sacerdote si rifiuta di far entrare nell’appartamento dei tecnici della locale compagnia elettrica, che dovevano rinnovare i suoi impianti. E mal gliene incolse. Perché alla fine, per sacri motivi di elvetica sicurezza, la compagnia elettrica interrompe l’erogazione del servizio all’appartamento e avvisa le autorità.

La polizia è arrivata venerdì per perquisire l’appartamento, scoprendo che l’anziano prete soffrirebbe di acquisto compulsivo online e di disposofobia, il disturbo di accumulo. In effetti gli inquirenti si sono ritrovati di fronte a una miriade di scatole e, in fondo, in uno spazio angusto, il passaggio che portava alla camera in cui era stata segregata la donna.

Azzolino Chiappini sarebbe un accumulatore seriale di pacchi, di merce ordinata (pare) su Zalando. Cataste di indumenti e scarpe nuove, in confezioni mai aperte. A vedere la desolata scena dell’appartamento, prima che la polizia disponesse i sigilli, è stato lo stesso vescovo di Lugano, Valerio Lazzeri, accompagnato all’interno dagli inquirenti. 
Le indagini vanno avanti, a quanto riferiscono i media locali, e cercano di fare luce su una situazione che non si presenta di facile interpretazione. Se è evidente che esiste una vittima, poco chiare sono le circostanze in cui questa storia di violenza è maturata in un arco di tempo così lungo.

(Per le immagini riprodotte, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

Nicola Rainò
Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.