“Notte d’inverno” di Eino Leino

Presentiamo il terzo di una serie di testi che sono stati creati nell’ambito del progetto di traduzione che ha avuto inizio all’università di Firenze nel 2019, sponsorizzato dal FILI. La scelta dei testi, per i quali era prevista la pubblicazione, è stata limitata a quelle opere non più coperte dai diritti, nella fattispecie a tre autori finlandesi, Juhani Aho e Teuvo Pakkala per la prosa, ed Eino Leino per la poesia. Le tre opere sono accumunate dal tema dell’inverno.

Per quel che riguarda il processo traduttivo, le prime versioni sono state commentate da Lena Dal Pozzo, docente di lingua finlandese all’Università di Firenze. Le seconde da Antonio Parente, mentre sulle versioni finali è intervenuta Elena Entradi, editor del progetto.

Pubblichiamo qui la versione finale senza ulteriori interventi redazionali sul testo.

Foto Veera Ahva

Notte d’inverno

Il mare del nord incombe dal largo,

morte emanano gli strati di nevi,

si tingono i cieli d’un torvo bluastro

lucente fulge il regno di Louhi,

trema la vasta distesa del mare,

ulula il lupo, trangugia l’alce;

cala il giorno l’aurea bilancia

e leva ferrea, fredda la notte.

È in quella notte l’indomita forza:

schiumata di brina la rapida strilla.

Dalla collina l’abete l’osserva

e su in alto la stella scintilla.

Cavalcano le onde d’acqua gelate

e gelate vogano le morette,

ma il cigno quando giunge la quiete

ghiacciato ozia ove l’ondare s’abbatte.

“L’essere umano sta a meraviglia,

ancora più che un volatile al gelo,

sulle rive della cara Finlandia

ad allietarsi del proprio pensiero.

L’afa del giorno non brucia affatto,

brilla la notte lunare di morte,

sul cuore si posa un algido manto,

la nebbia servile la spate batte”

Di gennaio giù precipita il canto,

il bosco e la terra muti, in ascolto.

“L’inverno rende l’affanno lento,

quel dissennato affannarsi indarno.

Lascia che il tempo raffreddi il fervore,

libri di morte stian sopra la lama,

le oscure malìe che siano nel cuore

e la neve azzurra faccia da bara.

Scorre corrente il corso della vita

va di ghiaccio in ghiaccio, gela e rigela.

Sbietta l’uomo di fatica in fatica,

strilla la rapida e chi crea, crea.

Sgorga dal ghiaccio una bolla dorata,

dalla notte erompe in men che un istante;

d’eroiche gesta resta l’orma schiumata

ed un’ode del cammino delle onde.”

Il pianto del cigno, dal ghiaccio giunto,

la riva le lugubri spume batte.

Rigida è la natura del canto,

truce d’inverno la stellata notte.

Il cacciatore incomincia a tremare,

si sveglia, poi cerca una direzione,

sussulta, scia, verso il focolare

e va a nascondersi nel caldo androne.    

(Trad. it. di Maria Isabella Rinaldi)

    

Ritrattto di A. Gallen Kallela (1917)

Talvi-yö

dalla raccolta “Talvi-yö”, Otava 1905

Uhkaa pohjan ääret aavat,
hohkaa hanget kuolemaa,
taivaat oudon siinnon saavat,
Louhen linnat loimottaa,
vankuu merenselkä laaka,
ulvoo hukka, hirvi syö;
painui päivän kultavaaka,
nousee raudan, roudan yö.

Yks on yössä vapaa valta:
pauhaa koski kuurapää.
Katsoo kuusi kukkulalta,
tähti päällä kimmeltää.
Hyppii hyiset vetten hyrskyt,
hyiset sotkat soutelee,
mutta missä taukoo tyrskyt,
jäinen joutsen joutelee.

”Hyv’ on hyyssä linnun olla,
ihanampi ihmisen,
armas Suomen suvannolla
ailakoida aatosten.
Eipä polta päivän helle,
paistaa kuolon kuudan-yö,
vaipat vilppaat sydämelle
utupiian pirta lyö.”

Vierii virsi tammikuinen,
kuulee mykkä metsä, maa.
”Turhaan riennät tuiretuinen,
rientos talvi taltuttaa,
antaa aika jäätä järkeen,
loihdut synkät sydämeen,
kuolon kirjat miekan kärkeen,
haudan hankeen siniseen.

Jäästä jäähän, hyystä hyyhyn
vyöryy elon virran vuo,
syöksyy miesi syystä syyhyn,
koski pauhaa, luoja luo,
pursuu puhki jäästä, yöstä
hetken kupla kultainen;
vaahto vaan jää urhon työstä,
laulu tiestä laineiden.”

Joikuu joutsen jäästä saatu,
rantaan kuohut kolkot lyö.
Ankara on laulun laatu,
tuima talven tähti-yö.
Värjyy metsän pyyntimiesi,
herää, säikkyy henkeään,
hiihtää, minne viittoo liesi,
piilee pirttiin lämpimään.’

(Foto del titolo: "Foresta di ghiaccio" di Franco Figàri)