Helle

In Finlandia l’attesa della calura estiva, l’ “ondata di helle” (helleaalto) è un evento collettivo annunciato da vere e proprie rockstar della meteorologia come Pekka Pouta (italianizzato “Pietro Cielsereno”) che, contorcendosi davanti a morbide isoterme e sinuose isobare, declama con incontenibile tripudio l’arrivo dei primi venti gradi a metà luglio o scoppia in un riso irrefrenabile mentre spiega che, a maggio inoltrato, nella parte meridionale del paese la temperatura potrebbe scalare la vetta dei dieci gradi.

In Italia la canicola è sancita da una precisa scadenza calendariale (il periodo in cui il sole ha oltrepassato le costellazioni del Cane maggiore e minore) e il clima torrido è legato a un fenomeno fisico dagli esiti drammatici per l’agricoltura: per la helle finlandese ci sarebbe una soglia termometrica non troppo ufficiale di 25 gradi ma, di fatto, si suole far corrispondere tale fase estiva con l’estrazione dagli armadi degli agognati “abiti da helle” (hellevaatteet), indumenti leggeri e variopinti per sentirsi come a Panarea anche sotto una nevicata di fine aprile.

Recita un vecchio adagio “se c’è helle già di Pentecoste, con San Paolo (25 gennaio!) il gel non farà soste” (helle helluntaina tietää pakkasta paavalina), che dice tutto della effimera natura di helle di fronte al pakkanen, sentito come un destino. Come cantavano i Papu ja pojat nel 1983: Helle – saa ihmiset epävireeseen… Pakkanen – siitä suomalaiset tykkää. È il gelo, signori miei, l’amore vero dei finlandesi. (m.g.)


Il vocabolario minimo finlandese è un avviamento semiserio ai misteri del mondo finlandese attraverso il suo strumento più raffinato: la lingua.