Abbiamo incontrato il dottor Tenca, specialista che opera in un grande ospedale pubblico di Helsinki. Un’occasione per fare il punto soprattutto sullo stato dell’assistenza medica in Finlandia, un settore messo a dura prova durante la pandemia. L’incontro è stato utile anche per conoscere un italiano arrivato di recente e dunque in grado di raccontare tramite la sua esperienza il processo attuale di integrazione nel Paese nordico.
Raccontaci qualcosa di te: origini, studi, specializzazione.
Ho 41 anni e sono nato Milano, nonostante le mie origini siano siciliane da parte materna e cremonesi da quella paterna. Mi sono laureato in Medicina e Chirurgia e successivamente specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva all’Università degli Studi di Milano. Inoltre, ho conseguito due dottorati di ricerca, uno in Gastroenterologia, sempre presso all’Università degli Studi di Milano e l’altro in Scienze Mediche all’Università di Helsinki.
Come sei arrivato a Helsinki? E che ruolo hai adesso in HUS (la rete ospedaliera della regione di Helsinki)?
A Helsinki sono arrivato per caso. Durante il dottorato di ricerca, avevo intenzione di trascorrere un periodo di formazione all’estero per specializzarmi in due tecniche endoscopiche, applicate al sistema bilio-pancreatico (la colangio-pancreatografia retrograda endoscopica o ERCP e l’ecoendoscopia o EUS). Flavio, un mio amico e collega, tornando da un congresso, mi raccontò di aver incontrato il primario del Servizio di Endoscopia dell’Ospedale Universitario di Helsinki a Meilahti. Era interessato ad insegnarmi entrambe le tecniche. Decisi di contattarlo e, dopo un anno, mi recai a Meilahti per un’esperienza della durata di un anno e mezzo. Fu una collaborazione proficua sia sul paino clinico che scientifico. Ritornai a Milano, ma poco tempo dopo, ricevetti una proposta di lavoro da Meilahti. Decisi di lasciare tutto alle spalle e tornare. Ottenni il secondo dottorato finlandese e ora lavoro come gastroenterologo, epatologo ed endoscopista a Meilahti. Continuo a portare avanti anche la ricerca in ambito endoscopico, attività che mi ha consentito di ottenere il titolo di professore aggiunto (dosentti) in gastroenterologia.
Quali le principali difficoltà di inserimento e ambientamento?
All’inizio, la principale difficoltà è stata la lingua. Avevo iniziato a studiare la lingua finlandese a Milano, presso il Club Finlandia. Successivamente, ho frequentato i corsi intensivi per stranieri all´Università di Helsinki. Tuttavia, nonostante lo studio intenso, la lingua è arrivata gradatamente nel tempo con la pratica e la dedizione. Un conto è ottenere le certificazioni di conoscenza della lingua, un altro è l’applicazione quotidiana sul campo. La difficoltà linguistica ha avuto anche una notevole ripercussione nel rapporto con i colleghi, con i quali la comunicazione era limitata a pochi argomenti. Fortunatamente, il tempo ha sanato anche questa lacuna.
Che idea ti sei fatto del sistema sanitario finlandese? Come funziona il settore clinico? Come valuti la diagnostica? Pregi e difetti principali.
Il Sistema Sanitario Finlandese è organizzato in modo equo e solidale come quello italiano. Tuttavia, vi sono evidenti differenze strutturali. La prima riguarda la figura del medico di base (terveyskeskuslääkäri), che opera in strutture dedicate (terveyskeskus) per la medicina territoriale. Il medico di base gioca un ruolo fondamentale nella diagnosi, nella terapia e nella sorveglianza delle patologie più comuni nella popolazione (ad es, ipertensione, diabete…), limitando un afflusso non controllato verso il Pronto Soccorso o lo specialista. In Finlandia però il medico di base non equivale al nostro “medico di famiglia”, perchè il paziente non può sceglierlo direttamente. In Italia il medico di famiglia, nonostante le criticità, è una figura ancora importante, il cui ruolo andrebbe valorizzato e implementato. Una seconda differenza è la ferrea suddivisione tra ospedali (es. universitari o yliopistollinen, centrali o keskussairaala, di zona, aluesairaala…) nelle competenze e nelle prestazioni diagnostico-terapeutiche, concentrando le risorse e alzando il livello dei servizi. Questo modello ha una notevole ripercussione sulla mobilità del paziente a livello sia intra- che inter-regionale, limitando i “viaggi della speranza” e la dispersione di risorse. Infine, la presenza della sanità privata è molto forte in Finlandia (si veda la nostra intervista a un altro medico italiano), ma questo rispecchia una situazione comune in tutta l’Europa.
Come vedi il rapporto tra medico e pazienti?
In Finlandia, il rapporto medico-paziente è molto “professionale” e “cordiale”. Un aspetto positivo è la fiducia che i pazienti ripongono ancora nel Sistema Sanitario Nazionale, nei medici e negli infermieri. Nel caso di un contenzioso, il paziente può scrivere al Primario del reparto o al Direttore dell’ospedale per i casi meno gravi oppure direttamente all’Ordine dei Medici (Valvira) per le questioni più importanti. Non esiste la responsabilità penale del medico in Finlandia, unicità giuridica presente solo in Italia, in Polonia e in Messico. Inoltre, il medico, che lavora nel pubblico, non necessita di sottoscrivere un’assicurazione per la responsabilità civile. Il rapporto-medico paziente risulta così più bilanciato e rilassato, limitando notevolmente il ricorrere alla “medicina difensiva”, che rappresenta un gravissimo problema per il Servizio Sanitario Nazionale italiano e per le casse dello Stato.
Il personale lo ritieni adeguato? Numericamente e professionalmente? Si lamentano carenze: come si sta provvedendo?
Il personale amministrativo, tecnico, infermieristico e medico è molto preparato e organizzato in modo da mantenere alta l’efficienza e l’efficacia del servizio. La carenza del personale medico-infermieristico è un problema noto nelle città e nei paesi più piccoli, a causa della migrazione della popolazione verso la capitale o le città più grandi. Questo problema, tuttavia, sta emergendo anche a Helsinki. Le motivazioni sollevate riguardano gli stipendi non adeguati al costo della vita e ai turni di lavoro, in alcuni casi, molto intensi. Il personale infermieristico ha appena concluso uno sciopero, che si è protratto per molti giorni. Le soluzioni sul tavolo sono molte, ma la questione rimane aperta.
Cosa sapevi della Finlandia prima di venirci? (storia, cultura…) Quali parole finlandesi ti erano già note? (sauna…)
Prima del mio trasferimento, non sapevo nulla della Finlandia. L’ho sempre percepita come una nazione lontana e misteriosa. Mia sorella Cristina era ed è tuttora innamorata della Finlandia. È stata lei che mi ha introdotto alla cultura, agli usi e costumi, alle tradizioni di questo paese. Le parole finlandesi che ricordavo meglio erano quelle internazionali: taksi, insinööri, pappi, kirkko, auto… e poi certamente quelle legate al mio lavoro: lääkäri, sairaala, hoitaja, potilas…
La tua vita quotidiana in Finlandia: lavoro, casa, e…
La mia vita si divide quotidianamente tra lavoro e famiglia. Mia moglie, Julia, lavora anche lei come gastroenterologa a Malmi ed è molto impegnata. Siamo genitori di una bellissima figlia di 3 anni, Beatrice, che ci tiene impegnati nel tempo libero. Alcune cene e serate sono allietate dalla presenza di amici italiani e stranieri, anche loro con figli piccoli. La ricerca scientifica e le lezioni occupano molte delle mie sere e dei miei fine settimana. La natura finlandese mi aiutano comunque a tenermi in moto. Cammino molto lungo il mare o nella foresta al rientro dal lavoro o dopo cena.
Cosa apprezzi di più del modo di vivere qui, e cosa ti crea maggiori problemi?
La natura è strepitosa in Finlandia. Helsinki si affaccia sul mare da un lato ed è circondata dalla foresta dall’altro, ma allo stesso tempo offre tutti i servizi di una grande capitale europea. Adoro camminare nella foresta e contemplare dei meravigliosi tramonti d’estate e dei magici paesaggi innevati d’inverno. Frequentemente, ho avuto modo di incontrare uccelli rarissimi e animali selvatici. Un altro aspetto che apprezzo della Finlandia e la bassa densità della popolazione. Le strade, i mezzi di trasporto e i luoghi pubblici non sono mai affollati. In Finlandia c’è ancora la possibilità di trovare luoghi dove stare in solitudine ed in silenzio e coltivare quella interiorità, che purtroppo annega nel caos delle grandi città. Quello che mi crea più problemi in Finlandia? È la forte identità nazionale dei finlandesi. Devo accettare commenti negativi e critiche sull’Italia e gli italiani, ma non posso osare commentare negativamente nulla della società finlandese. Siamo considerati ospiti. Il dialogo si costruisce sulle differenze e il confronto. Altrimenti, è un monologo nel deserto.
Una cosa che da qui presteresti all’Italia, e una da lì alla Finlandia.
In Finlandia porterei la creatività e l’intraprendenza italiane, qualità che ci aiutano a cadere sempre in piedi anche nelle situazioni più avverse. In Italia porterei il rigore e l’orgoglio nazionale finlandesi, che ci aiuterebbero a mettere un po’ di ordine e a portare più rispetto per la “cosa pubblica”.