Anche per questo Natale mi aspetto che tutto si ripeta, come in passato. Come sempre, la gente si scambierà i soliti regalini, infornerà il pane, farà fermentare la birra, pulirà la casa da cima a fondo, impacchetterà i doni o andrà a fare compere. Le faccende natalizie saranno sbrigate come al solito: portare dentro casa l’albero, accendere le candeline, cantare e suonare, mentre i bambini gioiranno per i pacchetti ricevuti, dal momento che avranno ciò che desideravano e anche il più piccolo regalo sarà sufficiente a renderli felici.
Forse anche gli adulti si lasceranno coinvolgere per un momento, dimenticando il resto.
Ma quando le candele si saranno spente e i piccoli saranno andati a letto sognando altri Natali, quando il cavalluccio di legno che ora stringono nella mano sarà invece uno stallone sellato che li aspetta davanti alle scale, gli adulti resteranno svegli ancora per un po’, a guardare le candele ormai spente dell’albero, chiedendosi per chi fosse quella gioia che poco prima vi aleggiava tutt’intorno. E quando guarderemo dalla finestra, gli alberi del bosco al di là della staccionata sembreranno protendere le chiome per chiedere al loro simile qui dentro casa: “Che ci fai lì, perché hai lasciato la terra gelida e la foresta ghiacciata, e ti sei fatto addobbare con quei fronzoli argentati e dei lustrini d’oro finto?” “L’ho fatto per i bambini”, risponderà l’albero di Natale.
E lo stesso facciamo anche noi, per dare loro la sensazione che tutto sia come dovrebbe essere, ora come sempre.
Ma non l’abbiamo fatto certo per noi, perché non è stata la nostra festa, per quanto ci sforzassimo di immaginarla come tale, lasciandoci coinvolgere. Questo Natale per noi non è stato più gioioso e luminoso dei precedenti. Non è stato in grado di cancellare quei ricordi degli altri natali che ci hanno segnato la mente, né di alleviare le ferite che vi hanno impresso, o di sanare il dolore per le nostre famiglie distrutte, per gli amici perduti, le battaglie dolorose. Possiamo nasconderlo ai piccoli, ma non a noi stessi.
Il Natale non ha risvegliato in noi le solite emozioni natalizie, ma soltanto dei pensieri più seri del solito. Pensieri che ci accompagnano ogni giorno da anni, ma che in una simile circostanza diventano ancora più pressanti.
Non abbiamo potuto fare a meno di pensare a ciò che abbiamo visto: i giorni, che continuano ad essere bui, e le notti, ancora lunghe, ma con qualche sprazzo di luna, che illumina il nostro cammino con il pallore dei suoi riverberi. Anche se sappiamo che le giornate hanno appena superato il solstizio e cominciano ad allungarsi, non ce ne accorgiamo ancora. L’estate è ormai solo un ricordo distante, lontano dal gelo e dalle tormente di neve.
Ilmarinen, il mitico fabbro, innalzò il sole e la luna da lui forgiati oltre la cima dell’abete, dal momento che il vero sole e la vera luna erano stati rinchiusi da Louhi, la regina di Pohjola, in una grotta del Nord. “Ma che diamine hai combinato?”, disse il vecchio saggio Väinämöinen, e ben presto anche l’abile fabbro si accorse che l’oro della sua luna non riscaldava e l’argento del suo sole non brillava. Erano come ornamenti su un albero di Natale.
Unendo le forze, però, i due fratelli riuscirono a far spuntare il sole. Un giorno, Louhi in colomba si cambiò, dalla roccia spuntò selene, da un gran sasso sorse il giorno.
Varrà anche per noi? La nostra unica e comune fede sarà abbastanza forte da svelare i tesori celati nella roccia? O anche noi, come i nostri figli, dovremo dire addio all’oro della nostra immaginazione e all’argento delle nostre fantasie?
(Juhani Aho, da Lastuja: neljäs kokoelma. WSOY, 1899. Traduzione italiana di Antonio Parente e Nicola Rainò)
Juhani Aho
Al secolo Johannes Brofeldt (Lapinlahti 1861 – Helsinki 1921), è un maestro della letteratura finlandese, tra i primi a tracciarne più vasti confini mettendo in scena, tra realismo, naturalismo e un’indagine psicologica ancora sconosciuta alla narrativa dell’epoca, un immaginario drammatico e viscerale che ha influenzato praticamente l’intera produzione letteraria successiva. “Il primo autentico artista e letterato moderno di lingua finlandese”, scriveva Gummerus, e l’interesse recente per la sua opera sembra confermarlo.
Tra le sue opere, citiamo per il lettore italiano il romanzo Juha (1911) e Panu (1897) pubblicati in edizione italiana dalla casa editrice Vocifuoriscena nel 2016, e un altro racconto natalizio tradotto qualche anno fa qui sulla Rondine.
(La Rondine 2022)
(Le foto del tykky nella Lapponia finlandese sono di Franco Figàri)