“Coda dell’inverno”. Signora mia, una volta c’erano le stagioni. In Finlandia, dove in effetti ce n’è praticamente una sola, con qualche divagazione, vige una sorta di inerzia del clima, per cui la stagione dominante, talvi, si limita a concedere alle altre poco più di una timida comparsa. Altrove è l’estate, potente prima donna, ad avere la sua damigella, quella detta di san Martino, e le sue ottobrate. In terra di Suomi invece la stagione regina talvi si oppone con titanica energia all’avvento della primavera (kevät). Che le prova tutte, e tenta persino di travestirsi da kevättalvi, “primo vere”, sforzandosi di liberarsi dalla vischiosità invernale, ma quando meschina si illude di essersi finalmente svincolata e sta per prendere l’aire, ecco il colpo di coda che ne punisce l’esuberanza. Tak! Il takatalvi. Letteralmente “retro-inverno”, meglio traducibile come “coda dell’inverno”, con improvvisi ritorni di neve o grandine che, nella storia del Paese, si ricordano abbondanti anche a giugno.
Potenza fonetica e semantica di quel prefisso, taka-, che come “retro” compare in senso spaziale in composti tipo takahuone o takapiha, con una sfumatura morale in taka-ajatus (“retropensiero”), più prosaicamente come “didietro” nel takapuoli e nella sua versione al forno takapaisti (“culaccio”), infine come “colpo di coda”, castigo, adesso v’ho fregati, con cui il takatalvi si prende la rivincita sulle orde di giovinastri già in braghette e canottiera ai primi raggi del sole di maggio, come le serpi alla muta dopo il letargo.
Proprio in quest’ultimo senso morale l’espressione compare nel titolo del romanzo di Juhani Aho Kevät ja takatalvi nel 1906, a indicare sogni di Risveglio personale e morale destinati a naufragare.
La potenza del taka-, raddoppiata e triplicata, trova una sua grandiosa espressione sonora nel brano Takatalvi dei Mokoma, che nella pagina YouTube si merita l’insuperabile chiosa di un post memorabile, definitivo come un haiku: “Tänään 25.4. Lunta satoi aamulla. Yksi sana: takatalvi. Perkele.” (m.g. – n.r.)