Václav Marek (1908-1994) è stato un rinomato etnografo, scrittore e traduttore ceco, celebre per i suoi rilevanti contributi alla documentazione e promozione delle tradizioni folcloristiche sámi (come già segnalato sulla Rondine). Marek si dedicò intensamente alla trascrizione di racconti popolari di trasmissione orale, che pur non brillando per valore letterario, costituiscono fondamentali testimonianze delle credenze e dei valori culturali autoctoni.
Il racconto che presentiamo, narrato da Gunhild Børgefjell (1868-1959) e trascritto da Václav Marek nel 1947, offre una prospettiva particolare sulle tradizioni sámi e, più ampiamente, sulle letterature nordiche riguardo la figura del diavolo. In questa narrazione, il diavolo non emerge come una figura esclusivamente malefica; al contrario, appare come un collaboratore delle istituzioni ecclesiastiche, coinvolto in contratti e negoziazioni. Tale interpretazione rivela una complessità morale che si distacca dal dualismo radicale tipico di altre correnti cristiane.
Nella cultura dei Sámi e nella letteratura nordica, il diavolo assume un ruolo poliedrico; sebbene mantenga tratti sinistri, può essere manipolato o ingannato a vantaggio umano. Questa visione non solo smitizza la sua figura, ma enfatizza l’idea che l’ingegno e la determinazione umana possano trionfare anche contro le forze più tenebrose.
La ricompensa del diavolo
In tempi remoti, Petter Dass predicava a Copenaghen, e si narra che il diavolo fosse incaricato di accompagnarlo. Era suo dovere attenderlo presso la chiesa e, terminata la messa, riaccompagnarlo da Copenaghen ad Alsthaugen. In cambio, il diavolo avrebbe potuto portare con sé tutti coloro che si fossero assopiti durante il sermone del pastore.
Giunti a Copenaghen, Petter Dass si affrettò a raggiungere la chiesa e iniziò a predicare. Nel frattempo, il diavolo si mise a registrare i nomi di quelli che cedevano al sonno, annotandoli su una pelle di vitello fresca. Mentre il pastore proclamava la parola di Dio, il diavolo scriveva assiduamente. Tuttavia, il sermone pareva non avere mai fine. Man mano, le donne anziane cominciarono a cedere al sonno, seguite a breve da quelle più giovani, mentre il diavolo continuava le sue annotazioni.
Ma il sermone sembrava interminabile. Col passare del tempo, la pelle del vitello iniziò a rivelarsi troppo piccola per contenere tutti i nomi. Si mormorava persino che fosse solo pelle di capra. Non posso affermarlo con certezza. Quando la pelle si riempì completamente, il diavolo tentò di allungarla tanto che iniziò a lacerarsi, fino a strapparsi completamente, rendendo illeggibili i nomi riportati. Così, il diavolo fu costretto a ricondurre il parroco a nord, senza poter reclamare alcuna ricompensa.
Racconto di Gunhild Børgefjell (1868-1959), trascritto da Václav Marek nel 1947.
(Immagine del titolo: Ritratto del 1684 del pastore luterano Petter Pettersen Dass nella chiesa di Melhus – Norvegia)