Waltari segreto. Rivelazioni personali e percezione letteraria

Un ‘lato taciuto’ del grande scrittore svelato da materiale d’archivio

Nell’intricata relazione tra la vita personale di uno scrittore e la sua opera, i confini spesso si sfumano, sfidando l’idea tradizionale che la letteratura debba esistere separata dal suo creatore. La scoperta di corrispondenze personali, diari e bozze inedite non solo arricchisce la nostra comprensione delle opere di un autore, ma può anche portare a riformulare completamente il loro significato letterario e storico, spingendo studiosi e lettori a riconsiderare le figure storico-letterarie che hanno plasmato la nostra percezione culturale. Talvolta, queste rivelazioni private hanno profondamente influenzato il nostro approccio ai testi canonici.

Simone de Beauvoir, icona della filosofia femminista, ha lasciato una serie di lettere e diari inediti che svelano complessi dettagli delle sue relazioni, in particolare con Jean-Paul Sartre e alcune sue giovani studentesse. Queste intime rivelazioni hanno spinto molti critici a una rigida rivalutazione delle sue posizioni femministe. Ricercatori come Bianca Lamblin, Nelson Algren e Nathalie Sorokine hanno analizzato questi documenti, che complicano e approfondiscono la nostra comprensione del suo quadro filosofico ed etico. In particolare, è emerso che Beauvoir mantenne relazioni sessuali con tre ex-studentesse, sollevando interrogativi sul possibile uso di tali relazioni per facilitare gli incontri di Sartre con le stesse donne.

Analogamente, recenti scoperte relative al materiale d’archivio dello scrittore finlandese Mika Waltari hanno innescato un dibattito stimolando una potenziale ridefinizione della sua eredità e una rianalisi delle sue opere precedenti, arricchendo le interpretazioni della sua attività letteraria attraverso la lente di questo suo “lato taciuto”, come scrive Venla Rossi sulla rivista “Teema” dell’Helsingin Sanomat (06/2024), interamente dedicata al grande scrittore. 

Waltari nel 1951 con Lassi Nummi e Sillanpää (wikipedia)

Il ritrovamento di questo nuovo materiale d’archivio su Waltari è avvenuto quasi per caso: mentre la giornalista stava raccogliendo materiale di ricerca per un articolo sull’ottantesimo anniversario della pubblicazione dell’opera waltariana più famosa, Sinuhe l’Egiziano, si è imbattuta nel materiale che era diventato da poco liberamente consultabile, depositato da Leena Ilmari (Helena Kangas) nel 2004, con il permesso di consultazione a partire dal 2024. Oltre a un’opera inedita, è stata proprio la corrispondenza tra la Ilmari e Waltari a suscitare maggior scalpore. Da queste lettere, si evince, ad esempio, che Sinuhe fu scritto “nel bel mezzo di una grande tempesta emotiva”, come riporta Esa Lilja nella presentazione del numero monotematico della suddetta rivista.        

Questa “incursione postuma” nella sua vita privata, permette di approfondire quindi anche la comprensione di alcuni motivi tortuosamente introspettivi ed esistenziali che ritroviamo nel suo più famoso romanzo storico, arricchendo la critica accademica e culturale del suo contributo alla letteratura.

Omettendo le accuse di violenza e pornografia che hanno dominato i titoli sensazionalistici di alcuni giornali, possiamo sottolineare due fattori cruciali da tenere in considerazione quando si analizza materiale d’archivio: le implicazioni etiche e quelle storiche.

Considerare il contesto storico in cui uno scrittore ha lavorato, riconoscendo che la sua opera è stata influenzata dalle norme, dalle credenze e dai limiti del tempo in cui ha vissuto è naturalmente una parte cruciale dell’analisi storico-letteraria. In sostanza, però, non si tratta di giudicare il passato secondo gli standard odierni, ma di impegnarsi in un dialogo che colleghi il contesto storico alla critica moderna. Questo approccio ci consente di apprezzare il valore letterario di un’opera pur analizzando criticamente gli aspetti problematici che potevano essere normalizzati al momento della sua creazione.

In quest’ottica, le opere di Waltari sono state ritenute problematiche ben prima della scoperta di nuovi materiali archivistici. Ad esempio, in un articolo di Viola Parente-Čapková pubblicato sulla Rondine si legge:  

Dal punto di vista attuale, difficilmente possiamo descrivere questi testi se non come razzisti, o, per usare la nota caratterizzazione di Edward Said, “imbevuti dello spirito dell’orientalismo”, anche se ogni analisi, naturalmente, deve tener conto del contesto nel quale tali testi originarono negli anni Venti. L’identificazione dei rappresentanti delle “razze scure” col barbarismo e l’animalismo, compreso il confronto diretto con gli animali, la proiezione delle caratteristiche che inorridiscono e affascinano un giovane rappresentante della “razza bianca”: tutto ciò è riscontrabile nelle prime opere di Waltari, e sono questi i punti più controversi per un lettore contemporaneo. Ingenua e impropria può apparire ai nostri giorni anche la celebrazione del “moderno paesaggio contemporaneo”, rappresentato dalla grande città, e dal trasporto automobilistico, dall’automobile come simbolo o emblema della vita moderna.

Alcune poesie di Waltari si presentano quasi come una sfida per il lettore; oggigiorno non possiamo interpretare questi testi se non come un commento ironico, sarcasticamente mordace di ciò che la civiltà e il ‘progresso’, rappresentati dalla razza bianca, e specificamente dall’ ‘uomo bianco’, hanno finito per perpetrare.

Da un punto di vista etico, il ritrovamento di materiale waltariano inedito, richiede una distinzione tra la sua ricezione sui giornali e, ad esempio, sulla stessa rivista Teema. Mentre i primi hanno pubblicato titoli che accusavano lo scrittore di pornografia e violenza, la rivista ha affrontato il problema etico con maggiore urgenza. A pag. 53, ad esempio, in relazione al lavoro di scelta del materiale, per la quale la Ilmari si è valsa dell’aiuto di Ritva Haavikko, studiosa che già negli anni 1980 si era specializzata su Waltari, leggiamo: “La Ilmari donò il materiale alla SKS…. la restrizione fu imposta perché non voleva più essere coinvolta in alcuna controversia pubblica… Ma una cosa è certa… hanno [la Ilmari e la Haavikko] taciuto per anni sul contenuto del dossier, ma all’epoca tennero il materiale in un luogo sicuro. Lo hanno organizzato. Lo hanno donato all’archivio. Non erano obbligate a farlo. Leena Ilmari avrebbe potuto disfarsi dei documenti. Ma ha fatto in modo che un giorno tutti li scoprissero.”

Mika e Marjatta Waltari nel 1971 (wikipedia)

Le reazioni a questi documenti sono state diverse. Juha Salo, Presidente della Società Mika Waltari, ha commentato: “Fondamentalmente, non sappiamo cosa sia successo.” Aggiungendo anche: “Si tratta di una sorta di corrispondenza terapeutica da parte di Waltari.” Questo potrebbe riflettere un approccio minimalista, comune in questi casi: di fronte a prove concrete che mettono in discussione l’immagine idealizzata di una personalità, in questo caso culturale, che ammiriamo, la mente spesso si incanala in un processo noto come dissonanza cognitiva. Per risolvere questa discrepanza, tendiamo a reinterpretare o scartare selettivamente le informazioni scomode per preservare una percezione positiva. In sostanza, anziché negare l’evidenza, ricostruiamo attivamente la nostra narrazione per proteggere la nostra ammirazione consolidata, insistendo sul fatto che “No, in realtà era sola una sorta di terapia, pura fantasia.”

Altri hanno visto nei documenti una conferma delle loro perplessità verso Waltari, specialmente nel contesto finlandese; non dimentichiamo che sebbene Waltari sia celebrato a livello internazionale per la sua capacità di tessere narrazioni avvincenti in ambientazioni storiche dettagliate, le peculiarità della cultura letteraria e dell’identità nazionale finlandese possono aver contribuito a una ricezione più contenuta dei suoi lavori in patria.

Nonostante alcuni lettori possano sentirsi traditi o fuorviati riguardo al vero carattere o alle convinzioni dell’autore, molti sostengono che l’opera di un artista dovrebbe essere valutata indipendentemente dalla vita personale del suo creatore. La qualità e l’impatto del suo contributo letterario non dovrebbero essere necessariamente sminuiti dalle sue azioni private.

Indipendentemente dalla posizione assunta, è innegabile che Mika Waltari continui a stimolare discussioni ancora oggi.

Immagine del titolo ripresa da una caricatura di Waltari realizzata da V. Kunnas nel 1928 (wikipedia)

Antonio Parente
Nato nel 1964, traduce testi letterari, prevalentemente poesia, dal finlandese, dal ceco e dall'inglese. Vincitore del premio nazionale per la traduzione letteraria del 2004 conferito dal Ministro della Cultura Finlandese.