artito da San Diego, in California, il tour lungo 80 tappe tra Nord America, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Nord Africa, Europa è arrivato a Helsinki, al Tavastia-Klubi, storico tempio del rock, organizzato da Live Nation. La sera di venerdì 8 settembre la partecipazione entusiasta del pubblico conferma il successo anche commerciale del “Black Cat World Tour 2017” , dal titolo del suo ultimo album ‘Black Cat’.
Cinque concerti in cinque giorni a maggio all’Arena di Verona, un record per questo artista straordinariamente longevo (ha 62 anni), che anche a Helsinki avrebbe meritato una platea più ampia di quella del Tavastia, strapieno al limite della claustrofobia. Una sede più accogliente, come nella sua precedente apparizione in Finlandia, alla Kulttuuritalo 3 maggio 1999, che succedeva a un’altra sua comparsa, sempre applauditissima, nel 1991 in un tour col chitarrista Eric Clapton.
Il “Joe Cocker italiano”, così lo presenta qui la stampa, accompagnato da una band in cui spiccano due figure storiche come Polo Jones al basso e la violinista americana Andrea Whitt, si esibisce in uno show che è contemporaneamente molto italiano ma per nulla folkloristico. I brani nuovi di Black Cat, come ”Turn The World Down”, si ascoltano nella prima parte, poi un po’ alla volta, snocciolati con sapienza, i suoi classici, da “Per colpa di chi” a “Senza una donna”, che scatenano l’entusiasmo del pubblico, prevalentemente femminile. Una bionda cinquantenne in preda a delirio spirituale, quando le accade di staccare la bocca dalla bottiglia, fischia con la potenza di una locomotiva a vapore.
Un entusiamo attribuibile certo alla qualità musicale del concerto, i brani sembra quasi di ascoltarli registrati, precisi, puntuali e densi di sfumature sonore, nonostante le dimensioni limitate della sala. Ma ovviamente gran parte del successo è attribuibile alla straordinaria capacità comunicativa di Zucchero Fornaciari. Canta, ammicca, indica, chiama il suo pubblico, soprattutto quello femminile, quando sorride quel suo faccione padano sembra una luna piena occhieggiante, alternando ai picchi della vocalità sussurri e gorgoglii che arrivano alla pancia di chi lo ascolta. Quando si siede su una poltroncina, intonando brani più intimi, sembra quasi prendere il pubblico per mano, da grandissimo ruffiano. Una signora ci crede fino in fondo, si toglie dal collo una collana d’oro con una croce e gliela porge, lui se la mette al collo, poi continua a spolverare sul pubblico nuvole di amore eterno, come grana sulle tagliatelle.
Poi quando ammicca alla sua passione per le “aringhe”, “anche finlandesi” aggiunge con una sonora risata, allora è la parte maschile del pubblico, tanti italiani, a scatenarsi.
Un monumento dell’italianità, il Partigiano Reggiano. Come il formaggio della sua terra. Una di quelle cose che migliorano invecchiando, che si amano spesso senza sapere perché. Piace e basta. Come il cacio sui maccheroni. Si finisce con un tripudio di bandiere tricolori, sembra di essere allo stadio, invocazioni di bis, Dzukkero, Dzukkero…” “Love is all around”.