Figari e l’Ombelico Finlandia

All’Acquario Civico di Milano dal 25 maggio al 17 giugno una grande mostra fotografica intitolata “Istanti d’acqua” raccoglie gli scatti di un grande fotografo del paesaggio e della natura. Franco Figari, milanese, trova un meritato riconoscimento da parte della sua città. Nella bella mostra allestita presso l’Acquario Civico, si può ammirare il frutto di decenni di una ricerca sulle forme e le luci della realtà visiva, filtrate, tradotte, interpretate attraverso una studio paziente e intelligente nello spazio e nel tempo. Dall’Antartide alle Galapagos, così dice di se stesso Figari, ma sempre ruotando intorno ad “un ombelico che si chiama Finlandia“.

I titoli delle sette sezioni sono sette percorsi di ricerca, in cui l’acqua, osservata, spiata, si mostra nella sua natura proteiforme: solidificata nei ghiacci d’Islanda, furiosa nelle rapide finlandesi, vaporosa nelle sublimazioni di una notte d’estate sulla superficie di un lago. I titoli delle sezioni aiutano nell’avventura dei sentieri di questa ricerca:  Acqua cheta – Cieli d’acqua  – Genius Loci – Forme dell’acqua – Metamorfosi – Tutto scorre – Giochi in acqua.

Nel catalogo di presentazione, il sindaco di Milano Giuseppe Sala dice: “La rassegna ci parla del ruolo dell’acqua, elemento essenziale per la vita, con sette diverse prospettive legate alle sue metamorfosi tra cielo e terra, dallo stato solido allo stato gassoso.” E Filippo Del Corno Assessore alla Cultura, osserva: “Le fotografie catturano attimi della natura creatrice di stupore e meraviglia, in atmosfere a volte rarefatte, a volte in incantati paesaggi metafisici, quasi evocatrici di un altro pianeta: l’acqua diventa una materia scultorea, un’architettura che ingloba, una presenza eterea e magica.”

Acquario Civico di Milano

Viale Gadio, 2

25 maggio – 17 giugno 2018

Nicola Rainò
Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.