Macbettu a Tampere: un’opera lapidaria

A Tampere, al Festival del teatro 2018, è arrivata la Sardegna, con la sua lingua, i suoi colori, la sua musica, le sue maschere. Nei giorni 8 e 9 agosto è andato in scena Macbettu, una lettura del capolavoro shakespeariano in lingua sarda, fatta da Alessandro Serra, opera di straordinario valore, come riconosciuto dal pubblico italiano e internazionale. Prodotta da Sardegna Teatro in collaborazione con Teatropersona, dopo una fortunata tournée in teatri italiani ed esteri, e dopo Tampere, continuerà sui palcoscenici di Ginevra, Sarajevo, Pavia, Potenza, Tibilisi, Lille, Montpellier, Belfort, Belluno e Trieste. Uno spettacolo di rara bellezza e intensità, qui ce lo ricorderemo a lungo.

Il dramma shakespeariano è trasportato in una Sardegna arcaica e senza tempo.  “Macbettu restituisce la natura profonda del testo shakespeariano”, ha detto il regista, che oltre all’ideazione dell’opera ha curato anche scene, costumi e luci. Nella più pura tradizione shakespeariana, il dramma  è interpretato da soli uomini: Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino.

“Abbiamo lavorato sulle analogie, sulla natura arcaica dei carnevali barbaricini, sui segni iconici, sugli archetipi, sui codici culturali, andando oltre la maschera e il folklore, quasi con un’operazione di ‘espianto di aura’”, commenta il regista.

Come è noto,  il Macbeth di William Shakespeare universalizza il male nella sua ascesa e nel suo declino, per raccontare di un nobile servitore del suo re che il desiderio di potere, instillatogli dalla consorte, acceca e rovina. Dalle brughiere selvagge della Scozia il Macbettu di Serra viene trasferito in un’oscura terra sarda, petrosa, nera. Legni duri e sassi sono la materia di cui sembrano fatti anche gli umani, cui le maschere forniscono l’aspetto di presenze oniriche spaventose. E qui entra in gioco la Sardegna. La lingua stessa è dura come i sassi e i legni, e di quella natura sono i Mamuthones, figure di un lontano passato pagano prestati ai personaggi della vicenda; resa straordinariamente astratta dal regista che, operando in sottrazione, ha distillato il dramma fino a ridurlo a secche emissioni foniche in cui le parole, letteralmente, sono sassi. Di pietra anche la musica, con le “pietre sonore” di Pinuccio Sciola.

La conoscenza del dramma shakespeariano aiuta a seguire il filo di una vicenda che però non rispetta il plot del dramma originario. Non c’è una storia che si dipani, quello cui assistiamo è un rituale, che ha più l’andamento di un “mistero”, dal ritmo cadenzato come quello di una processione.

Un caso di “contaminazione reciproca”, commenta il regista, senza però il rischio di una semplificazione a fini rappresentativi. Il risultato finale è come lo  “svelamento di un tragico archetipo”, presente sia nei personaggi del dramma che nelle perturbanti maschere sarde, e “forse anche in noi spettatori”.

Gli attori, tutti straordinari, si impegnano per farci scendere nelle radici del male, in quel mondo interiore delle viscere e dei precordi in cui oscuri ritmi arcaici dettano i movimenti, come le danze del sabba delle streghe, che si abbandonano a buffe pantomime proprio quando si sta immaginando di assistere a una tragedia. Il sibilo sinistro e martellante come un urlo soffocato che esce dalle viscere della terra dell’inizio dello spettacolo ci rimanda a quell’esplosione iniziale che è alle origini della vita e che per Shakespeare, e per Serra, non conosce la mediazione di alcun Eden.

Un distillato del dramma nella sua più profonda essenza, elementare come il gioco del bianco e del nero, nella sua capacità di trasmettere agli spettatori sentimenti pre-razionali, mi ha riportato alla mente la felicità di certe opere dell’Odin Teatret.

M A C B E T T U

di Alessandro Serra tratto dal Macbeth di William Shakespeare

con Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino.

traduzione in sardo e consulenza linguistica Giovanni Carroni
collaborazione ai movimenti di scena  Chiara Michelini
musiche: pietre sonore Pinuccio Sciola
composizioni pietre sonore: Marcellino Garau
regia, scene, luci, costumi Alessandro Serra

produzione | Sardegna Teatro e compagnia Teatropersona

La Rondine – 29.8.2018

Nicola Rainò
Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.