Stefania Federico e il laboratorio di business disruption a Turku

La Turku School of Economics ha avviato nel 2018 il Laboratory of Business Disruption, un laboratorio di ricerca dedicato all’innovazione come parte del Centre of Collaborative Research.

Oltre all’università, all’iniziativa hanno aderito molte aziende finlandesi e internazionali come la banca OPIBMAller Media e la multinazionale farmaceutica Bayer; infatti uno degli scopi è proprio quello di creare un ponte tra il mondo universitario e quello delle aziende, sostenendo e facendo crescere progetti di ricerca nel campo della business disruption che abbiano applicazioni concrete per le aziende.

“Alle aziende offriamo ad esempio lezioni, seminari e workshop privati. Ma uno dei nostri obiettivi è quello di formare ricercatori e studenti più flessibili e aperti” ci spiega Stefania Federico, project coordinator e anima pratica del laboratorio. “È proprio una delle cose che le aziende ci hanno richiesto. Anche se non siamo un ufficio di collocamento e non possiamo offrire uno sbocco diretto nelle aziende, vogliamo comunque facilitare il passaggio e la comunicazione tra queste due realtà così lontane tra loro ma che comunque hanno bisogno l’una dell’altra. Ed è proprio questo uno dei lati più affascinanti del mio lavoro.”

L’approccio del laboratorio è interdisciplinare, i ricercatori coinvolti non provengono solo dai campi economici, ma ci sono anche esperti in scienze dell’educazione, psicologia, scienze sociali e comunicazione.

In questo momento Stefania Federico si sta occupando soprattutto di progetti nel campo della realtà virtuale e aumentata, in particolare in queste tre aree tematiche: la realtà virtuale applicata alla leadership e management, usata nell’esperienza dell’apprendimento e come strumento per colmare le distanze culturali (oltre che fisiche).

E proprio in quest’ultimo ambito si colloca il progetto dell’apertura di “stanze virtuali” sia a Turku che in un’università in Namibia, per stabilire una connessione fra i due campus e creare uno spazio comune in cui professori e studenti potranno incontrarsi, fare e seguire lezioni. Il progetto dovrebbe essere attivato in autunno, e Stefania Federico è alla ricerca di altri atenei con cui iniziare una simile collaborazione ed espandere il progetto.

Tutti i progetti del laboratorio hanno sia un lato di ricerca che uno più orientato all’impresa. Prendendo di nuovo l’esempio delle stanze virtuali, non solo ci sono progetti di ricerca sulla telepresenza e l’e-learning, ma uno degli scopi è anche l’apertura di un business in Namibia partendo dalla Finlandia.

Tra le altre iniziative del laboratorio c’è l’esplorazione di come queste tecnologie possano aiutare le aziende e le facoltà nella comunicazione, provando a capire gli effetti sociali e le implicazioni per l’educazione che possono avere queste piattaforme. “Cosa può significare fare la pausa caffè in un ambiente virtuale completamente diverso da quello in cui si è fisicamente? Che effetto possono avere gli avatar in una situazione professionale, ad esempio nell’interazione tra un dirigente e i suoi sottoposti?”

Il lavoro del laboratorio interno all’università non si limita ai progetti di ricerca: coinvolge gli studenti con lezioni e moduli all’interno di corsi, e sta anche sperimentando  l’uso di nuove piattaforme per la comunicazione online tra le comunità all’interno degli atenei.

Il Laboratory of Business Disruption è in costante ricerca di aziende, startup specializzate, università e altri ricercatori, sia in Finlandia che all’estero, con cui iniziare progetti, partnership e collaborazioni.

Per maggiori informazioni si può visitare il sito http://disrupt.utu.fi/