Partirà domani, a Turku, la sesta edizione del Food & Art Festival, importante appuntamento per appassionati di cibo ed arte, nato dall’intuizione di Pekka Terävä, noto chef finlandese, comproprietario del ristorante stellato OlO a Helsinki, il cui motto è “sapore di precisione”, ad indicare l’accuratezza e il rigore con cui ci si approccia alla cucina da quelle parti.
Olo non è l’unico ristorante dello chef Terävä: anche i ristoranti Emo, Garden by Olo e Nude (tutti a Helsinki) fanno parte dell’ OlO Group. La filosofia di Pekka, ben chiara in tutti i suoi ristoranti, si traduce in una cucina che non è schiava delle tendenze del momento, ma che affonda le radici nella tradizione per poi muoversi, di strato in strato, tra passato, presente e futuro.
Il festival, che originariamente nasceva dalla voglia dello chef di dimostrare agli amici cuochi internazionali che anche a un tavolo finlandese si può fare esperienza dell’eccellenza, è oggi molto di più: tre giorni di eventi fittissimi in cui l’alta cucina si accompagna e si fonde alla cultura e all’arte.
Quest’anno il Food&Art Festival si terrà alla Ruissalon Tapahtumatelaka, sulla bella isola di Ruissalo (quella che abbiamo visitato al Ruisrock, per intenderci), e sarà teatro di masterclass, degustazioni e meeting in cui interverranno grandi chef da tutto il Paese e non solo, confermando così, dal 5 all’8 settembre, Turku quale “capitale gastronomica della Finlandia”.
Che Turku sia città di buona cucina e di appassionati buongustai non è certo una novità, e se ne sono accorti, già qualche tempo fa, pure quelli del Gambero Rosso, che hanno dedicato alla città del Baltico e alla sua offerta culinaria, un accurato articolo che vale la pena di leggere se si ha in programma un viaggio nella più antica delle città finlandesi (la versione inglese dell’articolo, che a questo link viene proposto in italiano, parla addirittura di “new culinary Mecca”, a sottolineare la ricchezza della scena gastronomica cittadina).
E per quel che riguarda l’arte? Beh, anche qui il programma è sicuramente interessante e curioso. Nella storia dell’arte non sono certo mancati gli intrecci con il cibo (a partire dall’esempio classico di quel Giuseppe Arcimboldo, pittore rinascimentale, famoso per le “teste composte”, la serie di ritratti nati dall’assemblaggio su tela di generi alimentari quali frutta e verdura), ma tra gli artisti ospiti del festival di questa edizione ce n’è uno che sembra davvero aver spostato in alto l’asticella della sperimentazione: stiamo parlando di Koen Vanmechelen, “l’artista dei polli”.
Koen Vanmechelen è uno dei più discussi e interessanti artisti concettuali in circolazione, noto anche per le sue partecipazioni alla Biennale di Venezia, dalla quale ha lanciato, proprio quest’anno, il suo ambizioso progetto, Human Rights Pavilion, che andrà avanti fino a maggio del 2021 e che nasce dall’idea che l’arte possa essere “politica”, in prima linea nella battaglia per la difesa e diffusione dei diritti umani. Il progetto è itinerante e toccherà varie destinazioni tra le quali New York, Tokyo, Sydney, passando appunto da Turku proprio nell’ambito del Food & Festival.
L’artista belga è famoso per la sua riflessione sui benefici della diversità bioculturale, che si traduce in “arte genetica” e in una vera e propria fissazione per i polli: in pratica, i suoi lavori consistono nel creare, attraverso incroci di diverse specie, nuovi esemplari geneticamente unici. La singolarità sta nel fatto che i nuovi pennuti, oltre ad essere molto interessanti dal punto di vista estetico, siano dotati di un patrimonio genetico più ricco (“13 milioni di basi di dna, quasi il triplo di quelle presenti negli animali dei comuni allevamenti intensivi”), cosa che si traduce in animali più forti e resistenti alle malattie. Il “pollo globale” di Venmechelen vive anche 5 volte di più rispetto ad un normale pollo da allevamento intensivo. E il messaggio è chiaro: il tutto, alla faccia dei puristi della razza!
L’attenzione dell’artista per la biodiversità e la ricerca di un’armonia possibile tra uomo e ambiente, tra globale e locale, trova espressione massima in uno dei suoi progetti più ambiziosi: la creazione di una vera e propria cittadella dal nome Labiomista, luogo in cui dare cittadinanza alla propria visione del mondo e della natura; una Utopia realizzata, di ben 24 ettari e non lontana dalla città di Genk, in cui dare spazio alla società come pensata dal visionario belga; un posto, governato dalle leggi dello sviluppo sostenibile, in cui le creature dell’artista possano vivere e prosperare.
Per finire, si segnala che l’offerta artistica del festival sarà ben rappresentata anche dalla danza, grazie alla presenza di alcuni tra i più validi coreografi e ballerini del Paese, che accompagneranno le degustazioni e le mostre con le loro performance.
Piccola nota di colore: il programma, che qui trovate nella versione integrale, prevede, nella giornata di sabato, l’imperdibile gara di apertura delle ostriche, con ben 200€ di premio per chi, armato di pinze e pazienza, risulterà alla fine il più abile e veloce.
L’edizione di quest’anno, quindi, sembra promettere davvero bene: tra grandi chef, alta cucina e “polli artistici”, c’è solo da sperare che uno dei cuochi, magari perché non troppo avvezzo all’arte o perché distratto dalle evoluzioni dei ballerini, non ne faccia involontariamente spezzatino, cosa che, a pensarci bene, potrebbe risultare sintesi indovinata e rappresentativa dell’intero festival.