Francesco, medico italiano in Finlandia all’epoca del coronavirus

Francesco Filippone è un giovane medico italiano che ha deciso di specializzarsi in Finlandia. Il trentenne di Vigevano ci ha parlato della sua esperienza, delle differenze tra Italia e Finlandia, e di come gli ospedali finlandesi stanno affrontando l’epidemia.

Iniziamo parlando di scelte, perché medicina?
Arrivo da una famiglia di medici, mio nonno era medico, mio padre è anestesista, e anche altri parenti sono nel campo. Non è stata una scelta imposta, però sono stato “marinato” in questo ambiente fin da piccolo. Mi ricordo che da bambino andavo in ospedale a trovare mio padre, a portargli la cena, e l’interesse è nato col tempo.

E la scelta della Finlandia da dove è nata?
Già durante l’università a Novara sapevo di voler fare un’esperienza all’estero. Volevo vedere cosa ci fosse fuori, anche perché le condizioni per i medici in Italia sono tra le peggiori in Europa. Poi la scelta della Finlandia è stata un po’ per caso: nel 2011 ho fatto un interrail in solitaria, sono capitato qui e mi è piaciuto.
Per prima cosa mi ha colpito il silenzio, non quello nella foresta ma in città. Poi Il modo di fare della gente, vedere che le cose qui funzionano, mi ha stimolato a indagare su come fosse la condizione dei medici. Sono poi tornato molte volte e queste visite hanno cementato la mia decisione, ho visto che la differenza di condizione lavorativa con l’Italia è abissale. 

Puoi fare qualche esempio?
Gli stipendi. In Italia un medico specializzando guadagna circa 1500€ netti al mese; qui non solo lo stipendio base è molto più alto (circa 4000€ lordi, secondo le statistiche del Lääkäriliitto), ma la grande differenza è che in Italia lo specializzando non ha un contratto diretto con l’ospedale ma riceve una borsa di studio dall’università. Il che vuol dire che straordinari, notturni, ecc. non vengono retribuiti. Mentre qui sei un dipendente dell’ospedale, le condizioni di lavoro sono migliori, e oltre a pagare gli straordinari e i turni notturni, l’azienda ospedaliera ti sponsorizza la formazione, le conferenze. Anche la mia famiglia ha potuto constatare la differenza, e sono molto contenti di sapermi in un posto dove la situazione è molto migliore rispetto a casa.

Qui hai anche molte più opportunità di fare esperienza e carriera da giovane, vieni “mandato in battaglia” subito dopo la laurea e c’è un’ottima rete di senior che supportano. Rispetto all’Italia accumuli più esperienza, diventi competitivo prima, questo permette di realizzarsi più velocemente e quando arrivi a un certo punto della carriera non hai più bisogno di lavorare così tanto, hai più tempo per famiglia e hobby, così si crea spazio per i giovani. Mi sembra un sistema equilibrato.

E il trasferimento in Finlandia?
È stato un progetto lungo, soprattutto per la lingua. Per l’abilitazione infatti è richiesto da Valvira il livello B1 in tutte le 4 aree (comprensione ed espressione orale, comprensione ed espressione scritta), e per fare la specializzazione dal 2019 è necessario almeno un B2.

Così nel 2011 ho iniziato a studiare finlandese, e ho persino fatto un corso in Portogallo durante un Erasmus. Quando sono andato a chiedere all’ambasciata finlandese a Lisbona per dei corsi di lingua devono aver creduto che mi fossi perso. 

Poi nel 2014, appena prima della laurea, ho fatto un tirocinio a Kotka dove mi sono trovato molto bene, sono tornato in Italia per finire gli studi e fare l’abilitazione a Pavia. E a Kotka devo aver fatto una buona impressione, perché il primario mi aveva invitato a tornare dopo la laurea. Così mi sono trasferito definitivamente nel 2015, e ho lavorato come anestesista all’ospedale di Kotka per circa un anno. Dopo sono andato a Lappeenranta, dove all’ospedale centrale ho lavorato in medicina interna sia in reparto che in pronto soccorso.
Infine sono arrivato a Helsinki, dove ho iniziato all’ospedale di Malmi in un reparto di geriatria. Poi ho fatto un’esperienza al terveyskeskus (i centri comunali di assistenza medica, per più dettagli vedere il nostro articolo sul sistema sanitario), che qui Finlandia è obbligatoria per tutti i medici. Il minimo è 9 mesi, ma ne ho fatti qualcuno in più perché volevo avere una buona preparazione in medicina di base. Ora invece lavoro al pronto soccorso di Haartman Sairaala e come anestesista a HUS, e a breve inizierò nell’ospedale universitario HYKS.

Francesco Filippone in sala operatoria

Qual è stata la tua esperienza di vita in Finlandia in città diverse?
L’esperienze sia a Kotka che a Lappeenranta sono state professionalmente molto belle, ma povere dal punto di vista sociale. La vita è piuttosto tranquilla anche in città relativamente grandi come Kotka e Lappeenranta.

Personalmente preferisco un ambiente più internazionale come Helsinki.
Ovviamente dell’Italia mi mancano tante cose, magari molto banali, come fare una passeggiata in un centro storico, andare a prendere un caffè al banco, certi aspetti sociali come la cultura dell’aperitivo. La Finlandia a volte può essere chiusa e poco flessibile.

Hai incontrato problemi di razzismo?
No. Più che altro interesse e curiosità, ma generalmente positivi. Si penserebbe che magari in un posto più piccolo c’è più chiusura mentale, invece no. Poi in genere l’ambiente lavorativo è piuttosto internazionale, e sono sempre stato accolto bene.

Sul piano professionale, quali sono le differenze?
A livello specialistico non esistono grandi differenze. Quelle più grosse sono nella medicina di base e in un approccio verso il paziente che è in genere meno empatico, che credo sia però un tratto culturale e non venga insegnato.
Anche i pazienti sono meno espansivi, nel bene e nel male, però ho notato che apprezzano anche il mio approccio che è magari più empatico di quello cui sono abituati. 

In Finlandia poi nel contesto della medicina generale, non esiste il concetto di medico di famiglia, in Italia siamo abituati ad andare in uno studio, ad avere un contatto diretto con il medico. E non ci sono nemmeno le visite a domicilio.
Qui i terveyskeskus sono poliambulatori, nei quali spesso si può trovare anche un laboratorio analisi integrato. Il contatto è prima mediato dagli infermieri e qualora il proprio curante non sia disponibile,  il medico viene assegnato a secondo della disponibilità del momento, non si può scegliere.
Da quello che ho visto qui si va forse meno dallo specialista perché i medici del terveyskeskus si occupano di una gamma più ampia di tematiche, sempre però in consultazione con gli specialisti. Capisco che questo possa creare frustrazione nei pazienti, perché è magari più rassicurante vedere direttamente uno specialista. Ma credo sia un sistema efficiente, e l’accesso agli esami base come esami del sangue, radiografie ed ecografie è piuttosto veloce.

Anche se per formazione e interesse sono un medico dell’area critica, lavorare in un terveyskeskus è stata un’esperienza positiva, mi ha dato la possibilità di seguire i pazienti durante un arco di tempo di più lungo, trattare  patologie croniche, che in sala operatoria vengono trattate con un approcio differente.

Cosa fai nel tempo libero?
Da giovane ho giocato molto a basket, anche a un buon livello. Poi c’è stata una pausa durante gli anni di università, ma l’anno scorso insieme a un collega finlandese abbiamo fondato una squadra nella società sportiva Sykki, e ora abbiamo un bel gruppo anche con tanti ragazzi italiani e stranieri in generale. Siamo riusciti a creare un ambiente internazionale e di questo siamo molto contenti. La squadra si chiama Sykki di Mare.

Come lo vedi il tuo futuro? La Finlandia è solo una tappa?
No, la mia vita lavorativa me la immagino qui. Ormai mi sono abituato al sistema finlandese, credo sarebbe molto faticoso tornare in un ambiente lavorativo italiano.
L’Italia e in particolar modo la mia terra, però, restano come sogno per la pensione, magari comprare un rustico sulle colline dell’Oltrepò Pavese, una zona di cui sono da sempre innamorato.

Non possiamo non chiederti del coronavirus. Come vedi la situazione finlandese e quella in Italia? 
(n.b.: l’intervista è stata fatta prima del decreto del 7 marzo che ha isolato gran parte del Nord Italia)

Come professionista penso che questo virus non sia da prendere sottogamba. Il Covid-19 fa parte della famiglia degli altri coronavirus come la SARS e la MERS, ma rispetto a questi sembra avere una mortalità decisamente più bassa, la MERS era oltre il 30%, per il Covid-19 si calcola intorno al 2% e potrebbe addirittura essere più bassa perchè molti casi avendo un decorso asintomatico non vengono diagnosticati. Il problema è relativo perché per la maggior parte delle persone, nella maggior parte dei casi visti finora, i sintomi sono leggeri, chi è davvero a rischio sono gli anziani e chi ha altre patologie. 

Le raccomandazioni di lavare bene le mani, evitare luoghi affollati, ecc. mi sembrano adeguate e sono piccole restrizioni che adesso è necessario mettere in atto per se stessi, ma soprattutto per responsabilità civica verso chi è più debole. In nord Italia si sta vivendo una situazione in cui gli ospedali sono quasi al collasso, questo comporta la difficoltà di accesso alle cure ospedaliere in caso di reale bisogno, indipendentemente dal Covid-19. Per questo motivo ognuno deve fare la sua parte nel contere il contagio.

Essendoci stati ancora pochi casi in Finlandia è ancora facile isolare le persone direttamente esposte e lasciare la libertà di movimento al resto della popolazione. In Italia c’è stato un aumento esponenziale dei casi che ha richiesto misure più drastiche. In più la crisi in Italia è esacerbata da anni di tagli alla sanità e strutture spesso fatiscenti. Però in entrambi i Paesi le soluzioni prese mi sembrano ragionevoli

Come privato cittadino credo che la stampa italiana sia stata eccessivamente allarmista. L’attenzione è dovuta perché il problema è serio, ma gli allarmismi hanno conseguenze concrete come le scene di saccheggio dei supermercati viste un paio di settimane fa.

Qui la situazione è ancora molto contenuta, c’è la fortuna che la Finlandia è un Paese relativamente periferico, con flussi e una popolazione minori rispetto all’Italia. Ci saranno nuovi casi, ma credo che almeno qui si riuscirà a contenere la situazione. Soprattutto non c’è alcun motivo di panico, basta un po’ di buon senso a seguire le raccomandazioni e regole base dell’igiene.

In ogni caso negli ospedali ci si sta preparando, ci sono già in atto procedure ben definite e il personale è preparato a diversi scenari. 

Francesco Filippone ha pubblicato su Facebook le informazioni principali sul coronavirus per gli italiani in Finlandia https://www.facebook.com/f106639/posts/10222290762718824

Andrea Magni
Laurea in lingue orientali e un passato in editoria, ha venduto l'anima al digital marketing dopo essersi trasferito in Finlandia nel 2003. Ama scrivere e cucinare, ma non scrivere di cucina.