Ritorna la “sote”, la famigerata riforma del sistema sociale e sanitario

Il nuovo governo alle prese con il nodo pubblico-privato che aveva fatto cadere l'esecutivo di Juha Sipilä

Il 5 giugno scorso il ministro della famiglia Krista Kiuru ha presentato una riforma del sistema sociosanitario tra le più ambiziose della storia del Paese. L’annuncio è passato un po’ in sordina, non solo perché il coronavirus continua a dominare il ciclo mediatico, ma anche perché la cosiddetta sote uudistus (contrazione di sosiaali- ja terveydenhuollon uudistus, “riforma sociale e sanitaria”) è un progetto che ogni governo discute dal 2006. Sarà di certo una prova importante per il governo Marin, che questa settimana compie un anno esatto e si è trovato a “festeggiare” con una crisi che ha portato alle dimissioni del ministro delle finanze Katri Kulmuni, soprattutto perché la sote è la riforma che ha portato il governo Sipilä alle dimissioni anticipate.

Il pensiero di base della riforma rimane lo stesso: istituire delle nuove entità amministrative a livello regionale che centralizzano le responsabilità della gestione dei servizi sociosanitari, rilevandole dai comuni e risolvendo la frammentazione e la disuguaglianza dei servizi, che è uno dei problemi maggiori del sistema sanitario finlandese.

Il nodo gordiano della riforma del governo di centrodestra di Sipilä era la cosiddetta valinnanvapaus, la “libertà di scelta”, che da molti era vista come lo smantellamento e la privatizzazione della sanità pubblica. In questa versione della riforma la valinnavapaus è scomparsa e il ruolo del privato è decisamente ridimensionato. La responsabilità principale ricade sempre sul settore pubblico, anche se le regioni potranno comunque continuare ad acquistare servizi dal privato. Non è però escluso che alcuni contratti esistenti, in cui ad esempio la gestione di interi ospedali pubblici è data ai privati, non saranno più validi con la nuova riforma. 

L’altra grossa differenza è il numero di regioni, che passano da 18 a 21, con l’Uusimaa (la regione più popolosa con 1,5 milioni di abitanti) divisa in 5 distretti indipendenti in cui Helsinki è autonoma.

La vecchia e la nuova suddivisone delle regione, grafica YLE

Una questione non ancora risolta è la suddivisione del Savo orientale. La precedente riforma vedeva Savonlinna e Mikkeli nella stessa regione del Savo meridionale, ma la proposta aveva creato malcontento, con molti comuni interessati (soprattutto Savonlinna) che vorrebbero essere inclusi nel Savo settentrionale. Una soluzione verrà discussa solo più avanti nella riforma.

Dopo che a inizio anno sono state condotte le discussioni a livello locale, i prossimi passi concreti sono la presentazione in parlamento, entro la fine dell’anno, delle proposte su come strutturare la tassazione regionale e semplificare il finanziamento del sistema sociosanitario. 

Secondo la tempistica presentata le elezioni dei consigli regionali avverrebbero al più presto nel 2022, e nel 2023 la riforma entrerebbe in vigore a tutti gli effetti. 

Ma il ministro Kiuru ha sottolineato che la tempistica attuale dipende molto dal parlamento e dall’equivalente finlandese della Corte costituzionale. 

Sarà anche da vedere la posizione del Keskusta al momento delle votazioni: la precedente riforma è stata architettata sotto la sua egida, il partito è in caduta libera nei sondaggi e sta attraversando una grossa crisi di identità, e le recenti dimissioni di Katri Kulmuni, che è anche leader del partito, hanno sottolineato come sia l’anello più debole nella coalizione di governo.

Andrea Magni
Laurea in lingue orientali e un passato in editoria, ha venduto l'anima al digital marketing dopo essersi trasferito in Finlandia nel 2003. Ama scrivere e cucinare, ma non scrivere di cucina.