“Balla Sanna, balla come sai…”

Come ti trasformo una leader politica in una menade scatenata

Un noto anchorman della rete La7, durante un collegamento dedicato all’ingresso della Finlandia nella Nato, mi diceva che, non fosse stato per questo evento così speciale, mai gli sarebbe venuto in mente di collegarsi con la Finlandia. Quel bravo giornalista si sbagliava. Non solo perché trascurava l’importanza strategica della Finlandia (non da ora) nelle questioni est-ovest, ma perché aveva trascurato il fenomeno Sanna Marin.

Sulla sua stessa rete un’altra celebre e boccoluta anchorwoman domandava cosa ne pensassero i finlandesi, quei fortunati, di avere una prima ministra “così bella, proprio bella: diciamocelo, una bella fi..”. (La coda finale, poco elegante, venne censurata nella clip poi mandata in onda sul sito della rete.)

Sanna Marin, come ho avuto modo di scrivere, sarebbe una leader “normale” in un Paese che cerca di restare normale. Nella Finlandia dove tutti sono ufficialmente uguali e non esistono apparentemente problemi di genere, nemmeno nella lingua, se una donna si permette di andare a ballare e divertirsi, come gli uomini fanno da sempre, anche qui può diventare un caso.

E le parole che raccontano l’evento sono scelte non a caso per darne un’immagine precisa.

Sanna Marin è costretta dai rumors a fare una conferenza stampa, per giustificare, nel suo severo  completino  bianco e nero da impiegata dello stato, la natura della sua serata, la privatezza dell’evento, il diritto di decidere del suo tempo libero come le pare:

“Quei video sono privati e sono stati filmati in un luogo privato, sono dispiaciuta che siano diventati pubblici. Non ho fatto altro che passare una serata con le mie amiche“. (Lei dice “kavereiden kanssa ilta”, una serata con gli amici (una forma neutra), ma anche qui i sottotitoli italiani introducono, per garbo e discrezione, il genere femminile: “amiche”):
Salvo poi sparare ad alzo zero, il giorno dopo, per un secondo video in cui lei balla, in pose “intime”, con uno “sconosciuto.”

Sanna Marin ha dovuto precisare, rispondendo a domande specifiche, di aver fatto uso di alcool ma non di droghe, e di non sapere a cosa si faccia riferimento quando in un filmato si sente parlare di “banda della farina”. 

I giornalisti d’assalto, che anche in Finlandia sanno il fatto loro, si pongono la domanda  inquietante, se in uno dei video privati si cantasse di “Jauho jengi” (la banda della farina) o di “Jallu jengi” (la banda della sgnapa).

Certo non gli è parso vero, ai moralisti nostrani del Papeete, di sbandierare il vessillo della “libertà” per fare mostra di apertura mentale: “E’ una roba da matti. La premier finlandese è politicamente lontana da me, però è stata eletta dai suoi cittadini, è una bella donna, nella sua vita privata ha diritto di passare del tempo con gli amici e perfino di ballare”. Così il segretario della Lega, Matteo Salvini, che memore delle sue danze in spiaggia approfitta per fare una equivalenza abbastanza dubbia con chi ballava e faceva propaganda su una “pubblica spiaggia” dove tutti hanno il diritto di riprenderti e far circolare le immagini.

Ma nella coda c’è il veleno, se no che moralista sarebbe?  “Se invece c’è anche lontanamente un’ipotesi legata alle droghe, sapete come la penso: combatto e combatterò con ogni mia energia la droga sempre e comunque”.

Così Sanna Marin ha dovuto sottoporsi, per difendere la sua onorabilità, anche ad un test anti-droga.

Mi permetto qualche osservazione. La presenza, in tutti i commenti della stampa italiana, di due espressioni che accompagnano la Marin: “Bella donna” e “scatenata”.

Nelle immagini apparse a commento dei video la Marin e le sue “amiche” sono presentate un po’ come delle menadi, “donne “in furore”, “invasate”, figure che nella Grecia antica sono usate dagli artisti per rappresentare un bel corpo femminile, e metterne in evidenza “la plastica bellezza con gli atteggiamenti più svariati e i movimenti più agitati” (Treccani).

La trasformazione operata sui media di Sanna Marin in una menade scatenata nasconde un’immagine più profonda e più famigliare al pubblico italiano: l’eccitazione che sale quando sono le donne a ballare, perché si immagina che lo facciano per Qualcuno che le guarda. Magari per qualche anziano, o vecchio  col sedere flaccido (testimonianza di una nota igienista dentale) che le belle donne le fanno ballare, magari in qualche serata elegante, per il proprio piacere.

Lo scandalo è che questa volta la “bella donna” non ballasse per far piacere a Qualcuno, nemmeno al proprio marito, ma solo per se stessa e per i “suoi amici”.

Il vero scandalo è che abbia preteso di divertirsi da sola, di rovesciare il capo all’indietro e abbracciare uno sconosciuto per se stessa. Senza immaginare di concedersi al più potente Qualcuno del nostro tempo, il sistema dei social e dei media che di questo vive.

Come non può piacere, Sanna Marin, anche quando protesta davanti alle telecamere il suo diritto di restare giovane, di esercitare il suo fascino sugli altri (e non solo tra le mura domestiche). Sappiamo tutti quanto aiuti a rafforzare la propria personalità, a sentirsi meno soli.

Certo lo è stata, sola, questa donna, reggendo per più di due anni un Paese in pandemia, sei mesi di guerra di logoramento col vicino russo, col problema delle fonti energetiche nelle case e nelle industrie.

Così ha tutta la mia più sincera simpatia questa donna di quasi quarant’anni che grida “I’m still a person”. Ma sembra di capire dal suo tono di voce che non sarà più così.

Un noto vocalist finlandese, Toni Wirtanen, in un tweet si domanda chi sia così cretino da mandare in giro quei video, e si chiede anche come si possa frequentare “gente di m….” che ti fa quel genere di servizio. E invoca, lui, un rockettaro dello stesso genere degli amici al ballo, qualcosa che suona come “law and order”: “Joku luottamus ja roti nyt!”

Capito Sanna? Le elezioni si avvicinano anche per te, e come in Italia chi ha difeso la salute pubblica imponendo i vaccini, chi ha sfidato a viso aperto il nemico sul confine orientale, si è fatto tanti nemici.

I social e i media, sostenuti da tanti campioni delle “libertà”, non vedono l’ora di farti sparire.  Per questo fa rabbia vederti difendere dai moralisti del Papeete, da quelli che “libertà” nella vita l’hanno gridato solo contro i vaccini, o da quelli col culo flaccido che in nome della propria libertà le donne le fanno ballare.

(Per le foto utilizzate siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

Nicola Rainò
Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.