I finlandesi e il calcio: un amore mai davvero consumato. Più volte sbocciato, sempre rimandato, al prossimo fenomeno, alla prossima generazione, senza un seguito significativo.
Così dopo il lampo di genio di uno Jari Litmanen, e il tuono sordo di Sami Hyypiä, ci si deve accontentare di recente dei più modesti esiti di un Teemu Pukki, ma senza mai trovare un conforto di pubblico, e di risultati, paragonabili a quelli dell’ice-hockey, il gioco per eccellenza del Paese.
Ciò porta a esacerbare più del solito la rivalità coi cugini svedesi, che invece aringhe e pallone li hanno masticati da quel dì: ve lo ricordate, nel Milan, il vecchio GRE-NO-Li? Erano gli anni ’50 del secolo scorso, e nella squadra italiana, come nella nazionale svedese, facevano faville Gunnar Gren, Gunnar Nordahl e Nils Liedholm. L’ultimo, poi, avrebbe avuto una grande carriera da allenatore, in Italia, portando al successo squadre come Milan e Roma.
Si vedano gli sforzi compiuti sulla Rondine di mettere su un “undici di sempre”, il sukupolvien unelma, il sogno lungo generazioni, ai tempi della qualificazione della Finlandia al Campionato Europeo del 2020 , massimo risultato raggiunto nella storia calcistica del Paese nordico.
Si pensi, sempre per un impietoso confronto, che già nel 1958, al Råsundastadion, la Svezia contendeva al Brasile di Pelè la finale della Coppa del Mondo.
Dunque in Finlandia la passione per il calcio è legata a pochi individui, e la loro fama in patria è legata ai successi conseguiti in campionati esteri. In questo senso restano pressoché unici Jari Litmanen e Sami Hyypiä, gli unici a imporsi tra Ajax e Barcellona (il primo) e il Liverpool (il secondo).
Questi i veri incendi. Poi ci sono i fuochi fatui, figli di una fiammata improvvisa, come il dottor Mika Aaltonen. Aaltonen è il primo finlandese in una squadra italiana: l’Inter lo acquistò nel 1988 dopo un Inter-TPS di Coppa Uefa, in cui Aaltonen fece un gol incredibile a San Siro. Giocò poco e niente, subito scaricato al Bologna, prima di finire in Germania dove chiuse una carriera poco gloriosa. Si sarebbe dato con maggiore successo agli studi accademici.
Altra fiammella mai davvero avvampata è Lauri Dalla Valle, un giovanetto che nel primo decennio del nuovo millennio si mette in luce a Joensuu, dove è nato da madre finlandese e padre italiano. Il padre, Loreno, è un imprenditore famoso, il “re dei porcini”, un veneto già nella guardia di Finanza che scopre le enormi potenzialità dei funghi della Finlandia centrale e letteralmente insegna al Paese che lo ospita che i porcini sono buoni anche per gli esseri umani, mettendo in piedi una vera industria della raccolta e della conservazione. La Dalla Valle OY.
Il figlio maschio, Lauri, nato a Kontiolahti nel 1991, mostra sin da piccolo buone doti di attaccante nello JIPPOO, tanto da destare l’attenzione di vari scout di grandi club europei. E finisce per trovare un contratto nel 2005 nelle giovanili di una nota squadra italiana. Indovinate quale. Ma ovvio, sempre l’Inter, società benemerita che, come sanno bene in Italia, per i fuochi fatui ha una vera vocazione.
In una intervista per la Rondine di pochi anni dopo il padre, Loreno Dalla Valle, mi confidò che la carriera nelle giovanili della squadra meneghina incontrò subito una serie di ostacoli, perché due richieste del figliolo non erano state soddisfatte. Il giovane chiedeva di avere un alloggio “tra i boschi e con vista su uno specchio d’acqua” e, soprattutto, pretendeva di “continuare gli studi”!
Nel ricordo di papà Loreno si mescolavano risate e lacrime nella descrizione della “scuola” del ritiro delle giovanili dell’Inter in cui c’era un certo Mario Balotelli, per il quale, a sentir Loreno, durante le ore di lezione c’era solo un argomento che destava la sua attenzione: il tiro con le freccette.
Il successivo passaggio al Liverpool non gli impedì di perdersi, tra i boschi e una serie di campionati minori, tra Inghilterra, Norvegia, Belgio e Serbia, senza mai eccellere. (Come insegna l’ex compagno di studi, il più noto Supermario, ci sono tanti modi per perdersi).
Un’altra promessa del gol, di tre anni più giovane di Dalla Valle, è appena arrivata in Italia, a Venezia, nel 2022, proveniente dal Bayern Leverkusen. Si tratta di Joel Julius Ilmari Pohjanpalo (Helsinki, 1994). Balzato all’onore delle cronache in Italia e Finlandia per aver segnato quattro gol in una partita vinta dal Venezia (serie B) contro il Modena. Nella squadra lagunare ha ritrovato un compatriota, il portiere finlandese Jesse Joronen.
A parte l’exploit della goleada Pohjanpalo arriva sulle pagine dei giornali sportivi per un gesto che non è strettamente sportivo, per il fatto di aver brindato con un bicchiere di birra alla fine di un’altra partita vittoriosa, contro la Spal.
Ma ad eccitare le fantasie dei cronisti italiani c’è anche una scelta di vita del finlandese, anche questa lo lega al figlio dei funghi: la voglia di vedere l’acqua. Perché invece di alloggiare sulla terraferma, come i suoi colleghi, ha deciso di stare con la famiglia a Venezia, “nel sestiere di San Polo, dove passa le giornate ammirando paesaggi in famiglia. All’aria aperta. Una decisione non proprio comoda e che lo costringe ogni giorno al viaggio per raggiungere il centro di allenamento a Mestre, dove vivono i colleghi. Motivo semplice: ‘Nessuna città può reggere il confronto con Venezia, e io me la godo’” (Gazzetta dello Sport).
Altro aspetto che turba i nostri cronisti (e ricorda sempre il caso Dalla Valle) è anche in Pohjanpalo una certa passione per la scrittura. Niente di allarmante, non avremo un altro “libro” nelle vetrine delle librerie italiane, niente “Memorie dal sotoportego”. Semplicemente il vezzo del cannoniere di annotare i suoi gol, fin qui 17. Tutti visti, rivisti e appuntati. Prima sul diario, poi sul pc, su “un file Excel” (sempre la “Gazzetta”, non a caso il quotidiano più letto dagli italiani).
Vedete cosa bisogna inventarsi per accendere un fuocherello, quando a mancare è la legna. La domanda che ci facciamo tutti, al momento, è inevitabilmente questa: sarà un grande incendio, o un altro fuoco fatuo? Spento nelle acque della laguna o, più prosaicamente, in un boccale di birra.
Auguriamo che così non sia a Pohjanpalo, giovane che anche nel nome sembrerebbe accendere un diverso destino.
(Per le foto utilizzate, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)